SANTO AGHIOS

di Santo Scalia

Centodieci anni fa, il 29 aprile del 1908, alle prime luci dell’alba, in concomitanza a delle scosse sismiche avvertite a Santa Venerina e a Linguaglossa, sull’Etna nella Valle del Bove si apriva una bocca che cominciava ad emettere una consistente colonna di ceneri. Lo stesso professore Annibale Riccò, allora direttore dell’Osservatorio Etneo, dichiarava alla stampa di non poter ancora confermare se la bocca eruttiva si fosse aperta sul fondo o sul lato della Valle.

Alle 14,30 il professore Riccò poteva essere più preciso: «Stamani vi fu una eruzione di fumo denso dal cratere centrale dell’Etna. Alle ore 5,30 si cominciò a registrare un terremoto locale che raggiunse il suo massimo alle ore 6,22 e si notò l’eruzione di una grande massa di fumo oscuro dalla Valle del Bove a Trifoglietto [l’area sud occidentale della valle]». Continuavano intanto le piogge di cenere lungo il versante orientale del vulcano.

Quando l’emissione di cenere lo permise si poté notare che non una, ma una serie di bocche si erano aperte sulla parete occidentale della Valle del Bove, proprio sotto alla località detta Belvedere, presso la cosiddetta Serra Giannicola Grande; una frattura, con andamento radiale, si era propagata da circa quota 2800 m. fino ai 2275 circa, e da essa una colata di lava si dirigeva verso la Serra del Salifizio [il rilievo che chiude a sud la Valle].

L’eruzione si esaurì, senza apportare danni alle attività antropiche, il 5 maggio (durò solo una settimana). La colata di lava raggiunse una lunghezza di 4250 m., rimanendo confinata all’area dell’alta Valle del Bove.

Con il titolo: una cartolina postale colorata raffigura il teatro eruttivo del 1908 (Collezione personale). Nella gallery, nell’ordine: 1)una cartolina postale dell’epoca (collezione personale), che riproduce una foto del fondo fotografico del Prof. Gaetano Ponte (Archivio Fotografico Toscano); 2) l’eruzione vista da Taormina (collezione personale); 3) un particolare dalla Carta Topografica M.ETNA SUD dell’I.G.M. (edizione del 1932); 4), 5) e 6) articoli sui giornali dell’epoca, da “La Stampa” e “The Australian Star”. Sempre molto grati, non finiremo di ripeterlo, a Santo Scalia, “contributor” competente, preziosissimo e generoso per Il Vulcanico.

 

 

 

 

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