di Rosario Catania 

Anche nel 2021 il teatro Etna tiene alzato il sipario, regalando immagini mozzafiato e sensazioni uniche agli spettatori di tutto il mondo. Grazie alle immagini registrate dagli appassionati che vivono alle pendici del vulcano Patrimonio dell’umanità e alle telecamere ormai presenti in maniera stabile su tutti i versanti, è  stato possibile godere di scenari unici, sia di giorno che di notte.

Notti spesso insonni a causa dei forti boati emessi dalle bocche sommitali, che hanno causato una certa ansia tra gli abitanti pedemontani, spesso amplificati e resi maestosi in particolari condizioni metereologiche. Ma ci sono state anche fontane di lava altre fino ad 1 chilometro, colonne di cenere e lapilli proiettati a chilometri di distanza, con la ricaduta di lapilli anche di grosse dimensioni nell’area circostante il  vulcano, mentre la polvere più leggera è andata in sospensione raggiungendo i 12 chilometri di altezza e viaggiando per migliaia di chilometri. I satelliti, che sono la sentinella per eccellenza dei vulcani, hanno fotografato questa nube vulcanica, quindi un mix di polvere sottilissima e gas, fin sopra i cieli della Cina.

Tornando alle forti esplosioni, dunque ai temuti boati, grazie alla letteratura che gli scienziati ci hanno fornito possiamo dire che si tratta di grosse bolle di gas, contenute nel magma che risale velocemente dalle profondità attraversando l’edificio vulcanico, magma che in questo caso non ha il tempo necessario per rilasciare questi gas, e che per tale motivo arriva alla luce del Sole trascinando qualsiasi cosa incontra dentro il condotto di risalita e generando forti esplosioni, caratterizzando di fatto questi episodi così energetici che osserviamo come parossismi. Ma le esplosioni producono onde d’urto,  e queste si propagano nel mezzo, in questo caso aria, producendo una forte e repentina variazione di pressione, temperatura e densità dell’aria ed alcune volte vengono amplificate, sia dalle condizioni metereologiche (presenza di nubi dense), sia dalla morfologia stessa del vulcano (esempio l’estesa Valle del Bove), innescando anche vibrazioni di tutto ciò che investono (vetri, muri, strutture in genere) e venendo percepite anche dalle persone.

Dalla fisica sappiamo che non tutti i suoni possono essere percepiti dall’orecchio umano e in particolare, per convenzione, si considerano non percepibili i suoni con frequenze minori di 20Hz, detti infrasuoni, e quelli con frequenze superiori a 20000 Herz, detti ultrasuoni. A produrre infrasuoni sono tutte le vibrazioni meccaniche di bassa frequenza come i forni, alcune macchine con parti rotanti, i motori diesel, i compressori, i ventilatori, le vibrazioni del terreno quando passano pesanti autocarri, le onde longitudinali dei terremoti. Benché gli infrasuoni non possano essere uditi, essi, specie se si accompagnano ad onde di elevata intensità sonora, sono percepibili attraverso lo scheletro, come chiunque ha sperimentato per esempio ponendosi in prossimità di un grosso diffusore in un concerto, o in una discoteca, e percependo “nel petto” anziché nelle orecchie le vibrazioni corrispondenti ai bassi ritmici.

Quindi, quando l‘Etna produce boati, a questi seguono onde d’urto, che si propagano e ci raggiungono ovunque ci troviamo perché capaci di attraversare qualsiasi struttura che non sia opportunamente schermata, quindi insonorizzata. Dunque un vulcano che colpisce sia lo sguardo, attraverso esplosioni (fontane, colate, colonne di cenere), sia l’udito (boati, esplosioni, pioggia di lapilli), sia strutturalmente facendo vibrare il nostro stesso scheletro!

Nelle immagini l’audiogramma di un boato e il suo spettro (con il titolo), ottenuti con un software di elaborazione, scaricabile gratuitamente dal web (Audacity). Nel primo video la sequenza, dai recenti parossismi, di tre manifestazioni della voce del vulcano: boati, fontane e ricaduta lapilli; nel secondo, di qualche anno fa, il “respiro” del magma alle bocche sommitali.

Rosario Catania

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