FONTE: https://ingvvulcani.com/
di Boris Behncke, Massimo Cantarero, Danilo Cavallaro, Emanuela De Beni, Gaetana Ganci, Marco Neri, Mario Paratore, Cristina Proietti
Dall’8 febbraio 2025 è in corso sull’Etna un’eruzione subterminale prevalentemente effusiva alimentata da bocche situate a quota 3050 m s.l.m, allineate lungo una fessura eruttiva alla base meridionale del cratere sommitale Bocca Nuova. L’eruzione è stata accompagnata episodicamente anche da attività stromboliana di modesta intensità e, il 24 e il 28 febbraio, da due limitati trabocchi lavici al Cratere di Sud-Est. La colata lavica emessa da questa fessura si è propagata in direzione sud-ovest ricoprendo principalmente aree desertiche e solo marginalmente un piccolo bosco tra 1900 e 1800 m s.l.m. Sebbene l’evento eruttivo non abbia minacciato aree antropizzate, ha comunque interrotto un breve tratto della “pista Altomontana” all’interno del Parco dell’Etna. La pista Altomontana si sviluppa ad una quota media di 1750 m s.l.m e circumnaviga l’area sommitale dell’Etna dal fianco Sud a quello Nord-est. La colata, attraversando aree densamente innevate, ha prodotto frequenti esplosioni dovute all’interazione lava-neve. L’eruzione ha, inoltre, rappresentato una straordinaria attrazione turistica richiamando migliaia di persone ai fronti lavici in avanzamento.
Nel seguito descriveremo l’eruzione, focalizzando l’attenzione sulla cronologia degli eventi nel contesto della più recente attività eruttiva del vulcano.
Attività eruttiva precedente
Nell’estate del 2024, l’Etna ha offerto uno straordinario spettacolo naturale, con una fase di attività stromboliana ed emissione di colate laviche dal cratere sommitale Voragine, che hanno formato spettacolari cascate tuffandosi nell’adiacente cratere Bocca Nuova. Nelle settimane seguenti, tra luglio ed agosto, l’intensità dell’attività alla Voragine è aumentata fino a ha produrre sei episodi parossistici con alte fontane di lava, trabocchi lavici e colonne eruttive cariche di materiale piroclastico, che è stato distribuito dai venti nei settori orientale, sud-orientale e meridionale del vulcano. Dopo l’ultimo di questi parossismi è seguita una fase di minore attività esplosiva al Cratere di Nord-Est. Infine, il 10 novembre 2024 è avvenuto un episodio di intensa attività esplosiva in zona Bocca Nuova – Voragine, che ha prodotto una colata lunga meno di 400 m propagatasi in direzione sudovest; tale evento è stato praticamente invisibile anche per le telecamere di sorveglianza dell’INGV-OE a causa delle cattive condizioni meteo.
Da allora, l’Etna è rimasta in uno stato di equilibrio, che è durato fino ai primi giorni di febbraio 2025. Infatti, tutti i segnali registrati dalle reti strumentali di monitoraggio – attività sismica, deformazioni del suolo, emissioni di gas, dati termici e altri – indicavano che il vulcano era in una fase di relativa quiete.
Tuttavia a partire dal 5 febbraio sono state osservate alcune deboli emissioni di cenere scura da un punto sul fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est (punto rosso di Figura 1), in corrispondenza della sommità del vecchio cono che si era accresciuto tra la fine degli anni 70 e il 2007. Contemporaneamente, l’ampiezza del tremore vulcanico ha cominciato a mostrare fluttuazioni e un trend di progressivo incremento. La mattina del 7 febbraio sono avvenute alcune piccole esplosioni stromboliane dall’alto fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est. L’arrivo di una perturbazione meteo ha impedito di monitorare l’evoluzione dell’attività fino al pomeriggio dell’8 febbraio.

L’eruzione di febbraio 2025
Quando al tramonto dell’8 febbraio le nuvole si sono diradate, le telecamere di sorveglianza poste sulla Montagnola, sull’alto versante meridionale dell’Etna, hanno permesso di osservare un bagliore nella zona conosciuta come “Cratere del Piano” (Figura 2a). Si tratta di un ampio pianoro alla base meridionale dei crateri sommitali, ad una quota tra 2950 e 3100 m. Là, proprio alla base del ripido pendio meridionale del cratere Bocca Nuova, si era aperta una fessura con alcune bocche effusive dalle quali usciva una colata di lava diretta verso sud-ovest (Figura 2b).

Figura 2 – (a) Bagliori (frecce gialle) visibili nelle prime immagini della telecamera di sorveglianza sulla Montagnola dopo il ritiro delle nuvole, la sera dell’8 febbraio 2025. (b) Una lingua di lava si espande dalle bocche eruttive verso l’alto versante sud-occidentale dell’Etna (foto di Francesco Ciancitto, INGV-OE). BN = Bocca Nuova, VOR = Voragine, SEC = Cratere di Sud-Est.
Durante i giorni successivi la colata si è rapidamente espansa sul ripido versante sud-occidentale dell’Etna, formando un unico flusso largo poche decine di metri, per poi riversarsi nella vallata tra la fessura eruttiva del 1610 a est (conosciuta per la grotta di scorrimento denominata “Grotta degli Archi”) e l’antico cono del Monte Pecoraro a ovest (Figura 3). Nel frattempo si è anche osservato, un progressivo aumento dell’attività esplosiva sul lato nord-occidentale del Cratere di Sud-Est, dove erano attive almeno due bocche che producevano nubi di cenere, bombe e blocchi, scuri di giorno e incandescenti al buio (Figura 4a). Da queste bocche, un sistema di fratture e fessure si estendeva verso nord-ovest, tagliando l’orlo sud-orientale del cratere Bocca Nuova, curvando poi verso sud-ovest fino a raggiungere l’estremità della fessura dove era in corso l’emissione di lava (Figura 3; Figura 4b). Nella sella posta tra i crateri Bocca Nuova e Sud-Est, ovvero lungo il sistema di fratture sopra descritto, una piccola bocca stava inoltre producendo attività stromboliana.


L’emissione di cenere dalle bocche esplosive sul Cratere di Sud-Est è aumentata il 14 febbraio e ancora una volta il 16, producendo leggere ricadute di cenere sui settori sud ed est dell’Etna. Il 17 febbraio l’emissione di cenere è diminuita, ma è aumentata l’attività stromboliana prodotta da una delle bocche poste sull’alto fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est e da quella che è conosciuta come la “bocca della sella”, nella parte occidentale della sommità del cratere (Figura 5). Tale attività è continuata con fluttuazioni fino al pomeriggio del 19 febbraio.

Negli stessi giorni il flusso lavico si è progressivamente allungato verso sud-ovest, raggiungendo e tagliando la pista forestale altomontana nel pomeriggio del 16 febbraio e bruciando alcuni pini prima di arrestarsi il giorno successivo (Figura 6). Un nuovo braccio lavico, accostatosi sul lato nord-occidentale di quello precedente, ha coperto un’altra sezione della pista e distrutto un piccolo pioppeto nonché parte di un boschetto di pini nel mattino del 19 febbraio. Anche più a monte si stavano formando diverse piccole ramificazioni parallele al flusso principale.

Nel pomeriggio del 19 febbraio, l’ampiezza del tremore vulcanico ha subito un brusco calo, che è continuato nella notte, portandolo su un livello medio basso, simile a quello precedente all’inizio dell’eruzione. Nel mattino del 20 febbraio un debolissimo flusso lavico era ancora presente alle bocche effusive, mentre i fronti lavici erano fermi e la colata in progressivo raffreddamento.
Dopo due giorni di ridotta o assente attività effusiva, nel pomeriggio del 22 febbraio si è osservata una ripresa dell’emissione di lava, accompagnata da un lento incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico. Il giorno successivo è anche ricominciata l’attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, dove tre bocche sul fianco nord-occidentale stavano producendo esplosioni stromboliane. Il 24 si è attivata anche la “bocca della sella” del Cratere di Sud-Est, uno dei due principali centri eruttivi di questo cratere, con esplosioni stromboliane ed emissione di una piccola colata di lava verso l’alto fianco meridionale del cratere. Inoltre, una delle quattro bocche aveva formato un cratere di forma ellittica con asse maggiore di circa 100 m (Figura 7). Nel frattempo la lava aveva formato nuovi bracci nella parte alta della colata dell’8-20 febbraio, raggiungendo una quota minima di 2480 m s.l.m. Nel mattino del 25 febbraio, l’attività ha subito un brusco calo, e l’ampiezza del tremore vulcanico è diminuita, attestandosi su un livello basso. Ancora una volta, nella serata del 27 febbraio, ha ripreso l’attività stromboliana alla “bocca della sella” del Cratere di Sud-Est. Il 28 febbraio si è osservato un nuovo trabocco lavico dalla “bocca della sella”, che ha fatto lo stesso percorso di quello del 24, sull’alto fianco meridionale del CSE. L’attività effusiva sotto la Bocca Nuova ha generato molteplici rami lavici, che si sono espansi sull’alto versante sud-occidentale, allargando la parte alta del campo lavico in formazione dall’8 febbraio. L’attività esplosiva alla “bocca della sella” è progressivamente diminuita nella serata del 28 febbraio e si è arrestata nella notte. Il 2 marzo è stato osservato un debole flusso lavico attivo alla fessura effusiva sotto la Bocca Nuova.

Commenti recenti