di Gaetano Perricone
La notizia è di quelle che fanno incazzare assai, legittimamente, il popolo degli escursionisti e dei fruitori dell’Etna e che lascia francamente quanto mai perplesso anche uno come me, che su questa e altre questioni che riguardano la fruizione e la sicurezza sulla Muntagna ha sempre fatto esercitazioni di equilibrio e buonsenso. Una nuova ordinanza, emessa quasi contemporaneamente dai sindaci dei comuni di Belpasso e Ragalna, con i poteri conferiti loro dalla legge, in considerazione dell’attuale “stato di rischio del vulcano”, abbassa sensibilmente, di alcune centinaia di metri, la quota limite per l’accesso alla zona sommitale del Vulcano.
Identico, nel testo delle due ordinanze comunali (la n.46 del 3 aprile per Belpasso, la n.9 del 31 marzo per Ragalna), il divieto:
“E’ consentito l’accesso libero al vulcano Etna fino alla quota di m. 2.100;
E’ assolutamente vietato superare quota 2.200 al fine di accedere ai crateri sommitali dell’Etna e alla zona alto-montana interessata da colate laviche;
Tutti i fruitori – visitatori che intendono raggiungere i crateri oltre i 2.100 e fino ai 2.200 dovranno essere accompagnati da personale in possesso dei necessari requisiti professionali e abilitati, ai sensi di legge, quali “ Guide dell’Etna”.
Decisioni fotocopia nei due comuni del versante sud dell’Etna, dunque, in considerazione del fatto “che le quote sommitali del vulcano sono sempre meta di visitatori e di escursionisti” – per fortuna, mi viene spontaneo aggiungere – e che pertanto viene ravvisata “l’opportunità di proporre l’interdizione ai fruitori – visitatori delle quote sommitali dell’Etna ai fini della salvaguardia ed a tutela della pubblica e privata incolumità a persone o cose”.
Linguaggio burocratico a parte, dai contenuti si evince se non qualche preoccupazione, certamente una decisa “messa di mani avanti” per prevenire possibili rischi, soprattutto dopo l’incidente delle scorse settimane. A questo punto, per ampliare le informazioni che abbiamo a disposizione e per cercare di capirci di più, pubblichiamo integralmente l’ultimo, freschissimo comunicato stampa appena emesso (ore 16,31 del 4 aprile 2017) dall‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Ossevatorio Etneo:
Comunicato Etna, Aggiornamento n. 41: “Prosegue l’attività effusiva della bocca posta alla base del Nuovo Cratere di Sud Est (NCSE) ad una quota di circa 3010 metri sul livello del mare (slm). Il flusso lavico aggira ad occidente i coni dell’eruzione 2002-2003, sviluppandosi verso sud Ovest e si ingrotta a 2800 metri, ricomparendo in superficie più a valle. A cause delle avverse condizioni metereologiche, oggi non è stato possibile definire la quota del fronte lavico attivo, che si attestava a quota 2300 metri s.l.m nella giornata dell’1/4/2017, come indicato nel comunicato n.38. Per quanto riguarda il tremore vulcanico e gli eventi infrasonici, non si registrano variazioni significative”.
In sostanza, da un paio di giorni i vulcanologi dell’INGV non hanno avuto la possibilità di stabilire la posizione del fronte lavico più avanzato, a causa del maltempo. Può darsi che a Belpasso e Ragalna siano arrivate informazioni aggiornate sulla posizione più avanzata e quindi sulla eventuale pericolosità della colata, spingendo i sindaci a emettere le ultime ordinanze. Non lo sappiamo e non avanziamo alcuna ipotesi.
Mentre continuiamo a vedere in giro video e foto di un’eruzione meravigliosa, con una Muntagna che riesce ancora una volta ad emozionarci, restiamo in attesa di informazioni ufficiali dell’INGV e di qualche esternazione dei suoi bravissimi vulcanologi, che ci facciano comprendere con assoluta chiarezza il perché di questa nuova, sempre più limitativa interdizione della fruizione dell’Etna nel versante sud. Non avendone competenza non entriamo ovviamente nel merito, ma non possiamo fare a meno di una considerazione: sembra quasi che più la Muntagna Patrimonio dell’Umanità è irresistibilmente bella e attraente, più ammalia e colpisce l’immaginario collettivo con il suo straordinario lavoro di Vulcano “Icona” – come l’ha definito l’Unesco – , più deve essere tenuta lontana dagli sguardi appassionati di chi la ama, più deve essere inavvicinabile per il suo popolo o per gran parte di esso. Per chi non ha i soldi per avvicinarsi ….
Mi fermo qui. Ma voglio concludere con le parole amare e appassionate, emblematiche e condivisibili, postate oggi su Facebook da un giovane, caro amico, Antonio De Luca, talmente innamorato del Vulcano da essere ribattezzato Tony Etna.
“Oggi l’ennesima notizia di un divieto. Un altro impedimento per noi appassionati di poter vivere serenamente e liberamente l’Etna. Un pugno che affonda nel costato di chi non fa altro che sognare un Etna per tutti, dove non siano i soldi a permettere di avvicinarsi a un vulcano, ma la consapevolezza dei rischi. Dove a tutti possa essere permesso di vivere l’emozione di poter assistere a una manifestazione eruttiva da vicino o anche soltanto una passeggiata in alta quota, senza l’obbligo di affidarsi a una guida. Mi sono sempre chiesto come possa essere stata concepita all’epoca, ed essere tutt’ora accettabile, la spartizione di un vulcano a fette tra i vari comuni, come se fosse una torta. Dove attraversando un limite, per altro assolutamente invisibile, si possa essere soggetti a diverse regole e limiti. Adesso me lo chiedo ancora di più. Fin quando la burocrazia ottusa e la cattiva gestione del territorio, avranno il diritto di decidere chi, come e quando potrà vivere una cosa bella e pura come l’Etna, questo luogo non potrà mai essere come lo vogliamo”.
Le meravigliose foto dell’eruzione in corso sono del mio … “vulcanico” amico Vincenzo Greco, la più giovane Guida Vulcanologica d’Italia. Ci lasciano stupefatti … La magia dell’Etna !!!
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