di Klaus Dorschfeldt 

Avevo sedici anni nel 2002, non avevo ancora la patente e l’unica maniera per poter salire sull’Etna era convincere mio padre ad andarci. Mediamente riuscivo a salire sulla Muntagna almeno – non esagero – 2 volte l’anno….purtroppo, e si andava sempre nello stesso punto, Etna Sud, Rifugio Sapienza. Facevo il giro del piazzale in cerca di qualche videocassetta nuova, ma erano sempre le stesse cose, le avevo tutte.

Dopo il classico giro in montagna (perché di giro si trattava a suo tempo), convinco mio padre in una domenica d’agosto, ad andare a Piano Provenzana. La stazione Etna Nord non era un luogo che frequentavo spesso, soprattutto per la distanza e se sarò andato massimo tre volte è già tanto. Era il 21 agosto del 2002 quando in una bellissima giornata estiva, mi girai tutta quella zona, il piazzale, le strutture, le dagale di alberi che erano poco a monte del pozzo. Ritornai a casa con un bellissimo ricordo di quei luoghi.

Due mesi dopo però tutto ciò che avevo visto venne completamente cancellato; se per me è stato, già da allora, complicato andare sull’Etna, pensate vedere un eruzione. Per me seguire l’eruzione significava seguire le dirette tv e aggiornarmi, non ho mai avuto il privilegio di poter assistere a un evento simile di presenza. Quando vidi le immagini in diretta di quel fronte che alle dodici tagliava la strada, non capivo bene cosa fosse accaduto; le immagini mostravano una sola bocca eruttiva e tutto sembrava nella “norma” etnea. Il problema, me ne resi conto solo dopo, fu che quella frattura attiva fu preceduta da almeno altre venti bocche eruttive e per me era assolutamente incredibile e inimmaginabile una frattura eruttiva così lunga e con tutti questi punti di fuoriuscita.

Questo particolare evento mi ha sempre affascinato e proprio sull’onda emotiva di questo ricordo ho sviluppato in meno di due settimane questa animazione, rappresentante appunto lo sviluppo della frattura del 2002 e la distruzione e successiva ricostruzione del polo turistico di Etna Nord. Il video non rappresenta fedelmente al 100% gli orari, le condizioni di luce, inoltre alcune formazioni morfologiche attorno l’area della frattura sono volutamente assenti, anche per dare maggiore risalto allo sviluppo della frattura stessa. A parte questo però, trovo sia un buon mezzo didattico per far rendere conto di come si sviluppò la frattura e soprattutto come venne cancellato il vecchio Piano Provenzana.

Questo racconto non può finire senza una personale impressione. Un evento eruttivo del genere ha tolto davvero tanto a chi ha amato quel territorio, a chi ha lavorato e lavora a Piano Provenzana; Etna Nord, a distanza di quasi 20 anni non si è mai del tutto ripreso, anzi, nei giorni festivi, quando mi capita di salire, è quasi sempre deserto. E’ abbastanza triste vedere un luogo come questo, praticamente abbandonato a se stesso, però trovo che ci sia un’altra faccia in questa medaglia; il vulcano ha tolto tanto, però (vi assicuro) ha dato tantissimo.

I luoghi che sono nati a livello vulcanologico sono unici e meravigliosi. Forme, colori, panorami, tutto accorpato sopra Piano Provenzana e a mezz’ora di cammino (quindi anche di facile accesso). Puoi vedere colate che hanno tagliato il bosco, alberi che sono stati toccati ma sono ancora vivi. Io credo che sia uno dei pochi luoghi in cui puoi meravigliarti assolutamente di tutto e anche se programmi una veloce escursione, finirai sempre col rimanere per un giorno intero ad ammirare ogni singolo dettaglio che solo nel versante nord, dopo l’eruzione 2002, puoi trovare.

®KdEtna/EtnaDraw – Klaus Dorschfeldt – [email protected]

Klaus Dorshfeldt

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