di Santo Scalia
Giuseppe Sciuto Russo, universalmente noto come Sciuti, fu un pittore significativo nel panorama della pittura siciliana dell’Ottocento. Sue opere si trovano alla Galleria d’Arte Moderna e alla Pinacoteca di Villa Zito di Palermo, suo è il sipario storico del Teatro Massimo Bellini di Catania.
Nato a Zafferana Etnea nel febbraio del 1834, all’età di soli 18 anni fu spettatore di una delle più importanti eruzioni etnee dell’800. Alcuni possedimenti della sua stessa famiglia furono danneggiati dalle colate laviche.
Già nel 1851 Sciuti aveva presentato al Comune una richiesta di sussidio al fine di portare avanti i suoi studi in materia di pittura. Nel 1854 completò la realizzazione di un quadro sull’eruzione; l’anno successivo il Decurionato comunale decise l’acquisto del dipinto ad olio, per 45 ducati, oltre a «3 ducati e 45 grani» per la cornice, deliberando una «gratificazione» allo Sciuti «per un dimostrante la eruzione dell’Etna del 1852 per uso della Casa Comunale». E nel Palazzo Comunale il quadro – di 76 centimetri per 102,5 – fu conservato per più di un secolo.
Più volte, da giovane, mi ero riproposto di andare ad ammirarlo. Poi, il 19 ottobre del 1984, un terremoto rese inagibile lo stabile e il quadro non fu più visibile al pubblico.
Quando, dopo che il 30 maggio 2009 – alla presenza delle autorità comunali, del Presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e dell’Arcivescovo Metropolita di Catania Monsignor Salvatore Gristina – l’edificio fu riaperto alla pubblica fruizione mi recai a Zafferana e chiesi di poter ammirare il famoso quadro. Fui subito indirizzato al primo piano dello stabile, alla sala Giuseppe Sciuti, e portato dinanzi a un grande dipinto raffigurante sì un’eruzione, ma non quella del 1852!
Con mia grande sorpresa il dipinto presente nel palazzo comunale – nonostante ciò che allora riportassero sia il sito web del Comune, sia Wikipedia, sia il sito dell’Associazione Giuseppe Sciuti e tantissimi altri – non era il quadro che cercavo. L’eruzione nel dipinto, osservando bene la scena, era relativa al 1792, anno in cui il paese era stato minacciato da un’altra invasione lavica.
Come successivamente confermato dallo stesso sindaco di Zafferana nonché dal Direttore del Museo Regionale Interdisciplinare di Catania, il quadro nel frattempo era stato acquistato dalla Regione Siciliana «esercitando il diritto di prelazione»; quindi restaurato e affidato, dal 2010, al Polo Museale di Catania.
Ed è lì che finalmente ho avuto modo di vederlo, nello studio del direttore.
Come descritto nella monografia sul pittore ad opera di Maurizio Calvesi e Antonella Corsi (Ilisso, 1989), «[…] l’artista preferì un’ambientazione notturna. Scurissimo il colore, su cui lampeggiano guizzi di fuoco tra nuvole grigie di fumo.»
Gli Autori aggiungono: «Le figure sono molto sommarie, quasi stilizzate, l’atmosfera è statica […] tuttavia non manca la ricerca di effetti coloristici di contrasto che rimandano ad un brano di delicata poesia, nel novilunio abbagliante, dietro l’intricarsi dei rami.»
E qui perdoniamo il lapsus astronomico, in quanto nel quadro è evidentemente raffigurato un plenilunio e non certamente un novilunio!
Oggi il quadro è offerto alla visione del pubblico in una delle sale della Casa-Museo Giovanni Verga a Catania, al numero 8 di via Sant’Anna.
Dietro mio input molti siti internet hanno aggiornato le informazioni relative al luogo dove si trova il quadro. Qualora nelle vostre ricerche doveste ancora trovare l’indicazione che indica il quadro “Eruzione dell’Etna del 1852” di Giuseppe Sciuti tuttora presente presso il Municipio di Zafferana Etnea, ricordate che quello che trovereste non è il quadro dello Sciuti, ma un dipinto di autore anonimo che, ribadisco, è relativo all’eruzione del 1792.
Giuseppe Sciuti nel 1862 lasciò la Sicilia per trasferirsi a Roma dove morì il 13 marzo del 1911.
Con il titolo: il quadro di Giuseppe Sciuti
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