di Vincenzo Greco
Mi piace vedere l’Etna come un vulcano “educatore”, che ti abitua a vedere determinate attività eruttive, per poi spingerti a comprendere che non é soltanto quello il suo stile. Una delle cose più incredibili è che l’Etna ci mostra caratteri differenti, al di fuori delle unità geocronologiche, possiamo dire alla scala dei tempi “umani”: è un aspetto più unico che raro. Nell’arco della storia recente il vulcano ha spesso prodotto eruzioni sub – terminali caratterizzate da attività effusive prolungate nel tempo (attività persistente), associate anche ad attività esplosive di bassa energia.
Volendo partire dagli anni 50 esattamente dal 16 aprile del 1957, il Cratere di Nord Est è stato sede di attività eruttive associate ad emissioni di colate di lava, da molteplici fratture, poste alla base del cono piroclastico; tali colate si diffondevano nei pressi di Piano delle Concazze e nell’alta Valle del Leone, a più riprese, fino al 6 dicembre del 1958. Andando avanti negli anni, altre eruzioni sub-terminali interessarono l’Etna, partendo dal 6 aprile 1960 seguirono anni di attività “persistente” dal cratere di Nord Est, intervallata dai parossismi del Cratere Centrale, il più importante quello del 17 luglio del ’60. Il 1962 vede colate da marzo ad aprile e per tutto l’intero anno del 1963 le emissioni laviche sono continuate fino al gennaio del 1964, quando i fronti più avanzati delle colate si attestarono nei pressi di Monte Pizzillo e Monte Nero delle Concazze. Stesso quadro dal 1966 in poi: esattamente dal 16 gennaio inizia una nuova fase eruttiva con la produzione di colate di lava con la produzione di attività di spattering caratterizzata dal lancio di brandelli e scorie incandescenti che ammassandosi andavano costruendo un piccolo cono di scorie saldate chiamato, hornitos.
Ma andiamo ancora più avanti nella scala del tempo “umano”, prendendo in considerazione eruzioni laterali effusive decisamente diverse, energeticamente e volumetricamente più importanti, per la messa in posto di fratture associate emissioni di colate di lava, quella del 28 marzo 1983 con ben 131 giorni di attività eruttiva, arrivando poi a quella che oserei chiamare la madre delle attività effusive recenti iniziata il 14 dicembre 1991 e durata472 giorni. Tornando ai sommitali, dopo le impressionanti emissioni di volumi di basalti emessi dalle attività sub-terminali del Cratere di sud Est tra il 1999 e il 2000 e il successivo grande frastuono delle eruzioni del 17 luglio 2001 e del 27 ottobre 2002, arriva l’eruzione silenziosa, da alcuni chiamata passiva.
Cominciata in maniera simile se non quasi identica a quella attuale il 7 settembre del 2004 da una frattura posta alla base del Cratere di Sud Est, iniziò l’emissione di un magma estremamente degassato, che portò allo sviluppo di un campo lavico, costituito dalla sovrapposizione di diverse colate di lava. Il 31 ottobre del 2004 il fianco SE del Cratere di Sud Est collassa, dando vita ad una depressione; stessa cosa avviene la notte tra il 16 e 17 novembre sul fianco orientale. Questa eruzione ebbe una durata di 183 giorni silenziosi, quasi assente l’attività esplosiva se non associata ad attività di spattering.
Si arriva così alle attività sub-terminali del Cratere di Sud Est del 2006 (tutto molto simile alle attività del Nord Est degli anni 50 e 60). A partire dal 15 luglio, ebbe inizio l’emissione di colate di lava, a più riprese, associate alla costruzione di piccoli hornitos e collassi del Cratere di Sud Est che diedero origine a piccoli flussi piroclastici, vero problema a mio avviso connesso a tali attività spesso considerate in qualche modo “placide”. Ecco così interrotta la fase effusiva, dalla più appariscente delle fontane di lava prodotte dal Sud Est, il 4 settembre 2007 durata ben 12 ore, attività culminata con l’eruzione del 13 maggio 2008, esplosiva specie durante la sua prima fase, un evento questo entrato quasi nel dimenticatoio, comunque durato ben 419 giorni.
Arrivano le fontane di lava che tutti noi conosciamo bene a partire dal 12/13 gennaio 2011 dal Cratere di Sud Est e proseguono fino al 14 dicembre 2013. Poi l’Etna, durante le fasi di attività esplosiva persistente al Cratere di Sud Est iniziata il 22 gennaio, mostra nuovamente il suo lato più pericoloso: mentre persisteva l’emissione di una colata scarsamente alimentata alla base nord orientale del cono, la mattina dell’11 febbraio si innesca un flusso piroclastico associato all’apertura di una nuova bocca effusiva, che in un solo minuto percorre l’intera parete occidentale della Valle del Bove per 4 km, nella zona del distacco prima che avvenisse era presente una piccola depressione vulcanica. Questo evento portò al divieto di accesso all’interno della Valle del Bove da parte della Prefettura di Catania il 14 febbraio 2014. Nonostante ciò l’Etna mostra nuovamente colate a partire dal 5 luglio, da una frattura costituita da piccoli hornitos e dalla costruzione poi di un cono di scorie alla base nord orientale del Cratere di Nord Est grazie all’apporto di un magma più ricco in gas. Dopodiché basta, solo attività per lo più parossistiche, che hanno permesso di dimenticarci che il carattere dell’Etna è stato e sarà anche questo in futuro.
Ho voluto presentare una cronologia storica per definire una certa corrispondenza e ciclicità degli eventi, che non sono poi così diversi tra loro, visto che l’Etna per fortuna ci permette di farlo. Tutto questo per sottolineare che non si possono fare pronostici, ma si può affermare che la chiave di lettura del presente é il passato, che va custodito, specialmente da noi fruitori, appassionati e professionisti della montagna: la natura che ci circonda é un entità enorme che va attenzionata nel dettaglio al fine di acquisire più consapevolezza e sicurezza. Tutti nella vita osiamo, ma non dobbiamo dimenticare che si tratta di un vulcano attivo, che ha un suo carattere ed il principale è quello che l’Etna non segue la scala dei tempi geologici, sa e può cambiare le regole del gioco in qualsiasi momento; custodiamone dunque bene la memoria e approcciamoci sempre in punta di piedi senza esagerare.
Concludo dicendo che l’attuale evento sub-terminale e ancora in corso, iniziato il 27 novembre 2022 alla base nord orientale del Cratere di Sud Est, si lega bene ad eventi eruttivi prodotti dal nostro vulcano nel recente passato – in questo articolo abbiamo i tasselli comparativi da non sottovalutare – e inoltre tra il 31 dicembre e l’1 gennaio 2023, poco sopra la frattura in attività, si é prodotta una piccola depressione vulcanica da tenere certamente in considerazione. Considerati i diversi fattori di rischio, consiglio di evitare l’avvicinamento, di chiedere sempre un parere a persone esperte e qualificate ed evitare di avventurarsi se non si conosce il territorio, a maggior ragione nel periodo invernale che richiede anche l’esperienza dell’utilizzo di attrezzature per la progressione su superfici o pendii ghiacciati.
Nel video: immagini dell’attività eruttiva dell’Etna iniziata il 27 novembre 2022 alla base nord orientale del Cratere di Sud Est, con la formazione di un campo lavico costituito da flussi sovrapposti, emessi da diverse bocche effusive, canali di scorrimento, argini di deflusso e spettacolari ingrottamenti lavici. Nel corso dell’evento gli hornitos a monte della frattura che presentavano attività di spattering a dicembre del 2022 sono stati smantellati dal flusso lavico ingrottato, che ha fuso le pareti del tunnel interno provocandone il collasso.
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