di Valerio Capsoni
Sono Valerio Capsoni, ideatore e fondatore del progetto Salitomani dell’Etna. La mia decisione di dare vita a questa realtà risale al febbraio 2012, dopo aver conosciuto il compianto Michele Scarponi in allenamento sul nostro vulcano. Da allora tanta strada è stata percorsa, all’insegna del cicloturismo evoluto che è ciò che contraddistingue alla base l’idea che ci accomuna.
La nostra maglia è il simbolo che ci distingue. Elencare tutto ciò che è stato fatto indossandola è impossibile, ma tenterò. Migliaia di scalate sull’Etna, centinaia e centinaia di tappe alla scoperta del nostro magnifico territorio, in lungo e in largo per la Sicilia, alla continua scoperta ed esplorazione di nuove mete. Questi sono i nostri tratti distintivi più conosciuti, ma c’è tanto altro.
Mi viene in mente, ultima in ordine di tempo, l’impresa dell’Everesting Etna, durante la quale sono stati superati ben più degli 8848 metri di dislivello dell’Everest su una salita del vulcano, percorrendola su e giù otto volte. Un’impresa corale, che ha visto il nostro Sebastiano Ballarò portare il suo limite ancora una volta un po’ più in là, accompagnato fra i tanti da Alfio Mannino, colui che negli anni ha disegnato la nostra maglia fino a farla diventare quel modello di eleganza che è adesso.
Tanti amici, tanti appassionati che indossano la divisa con orgoglio, in Sicilia e soprattutto fuori. Penso a Gaetano Virzì, bolzanino ma siciliano d’origine, che dall’Alto Adige ci manda sempre immagini bellissime. Altro amante delle montagne alpine e delle Dolomiti in particolare è Andrea Patanè, con il quale ho avuto il piacere quest’anno di partecipare alla Maratona delle Dolomiti, ospitati dal Team Alì di Ragusa.
Il capitolo granfondistico annovera al suo interno eventi tra i più importanti in Europa. Siamo stati presenti alla Oetztaler Radmarathon, con il sottoscritto e Alfio Mannino, alla Stelvio Santini e alla Nove Colli con Giancarlo Puleo. Dal canto mio, ho portato la maglia dei Salitomani in giro sull’arco alpino dalla Francia alla Slovenia, passando per la Svizzera e l’Austria, in vetta alle cime mitiche del ciclismo, in alcune occasioni in compagnia di altri Salitomani partiti con me verso le Alpi. Resta memorabile la scalata del 2018 delle Tre Cime di Lavaredo, con ben 20 siciliani alla conquista di una delle salite più dure d’Europa, oppure il mio addio al celibato con la scalata allo Zoncolan e al Crostis, o ancora la Settimana Dolomitica del 2013, con una spedizione nutrita dalla Sicilia fino alle Dolomiti.
Fuori dall’Europa la nostra maglia è stata presente sulle strade di Stati Uniti e Australia. Qui in Sicilia abbiamo toccato tutte le montagne e tutte le province, con una Ragusa-Palermo che costituisce ad oggi il mio personale record di percorrenza tagliando l’isola da parte a parte.
Dopo sette anni il nostro è un gruppo ben cementato, con uno “zoccolo duro” al quale col tempo si sono accostati molti simpatizzanti che hanno sposato la nostra idea di ciclismo. Elencarli tutti è difficile e ho paura di dimenticarne qualcuno, ma ci provo. Oltre ai citati Alfio Mannino, Giancarlo Puleo, Sebastiano Ballarò, Gaetano Virzì e Andrea Patanè cito qui gli altri componenti storici del Salitomani, vale a dire Angelo Azzaro, Rosario Nuncibello e Federico Gemma. Accanto a questi ricordo Alfredo Lo Faro, Attilio Floresta, Antonino Coco, Giuseppe Labriola, Alessandro Messina, Luca Bonaccorso, Michele Castro, Claudio Di Stefano, Giuseppe Costanzo, Oscar Mangione, Giuseppe La Rocca, Stefano Palmucci, Marco Mazzanti, Giacomo Bersani, Giovanni Lotà, Agatino Giustolisi, Claudio Giannazzo, Alessandro Smurra, Donato De Maio, Santo Petralia, Marco Indelicato, Vincenzo Salafia, Antonio Di Prima e poi la componente ragusana dei Salitomani, capeggiata da Gianni Licitra, che vede tanti amici del Team Alì in ingresso anche con la nostra maglia.
Certamente sto dimenticando tanti di loro, ma il mio era un modo per ringraziarli comunque uno ad uno per aver portato avanti nel tempo un’idea di ciclismo legato al divertimento, alla fatica, certo, ma sempre col sorriso, aspettandosi in cima alla salita pensando già alla torta che andremo a gustare a 80 chilometri da casa e altrettanti da coprire al ritorno, al termine di una settimana di lavoro e la bicicletta da usare come valvola di sfogo. Tanta è la voglia di pedalare che la testa sopperisce all’allenamento che per forza di cose è quello che è. L’importante è stare bene insieme e condividere una giornata di sport all’aria aperta facendo una cosa bellissima e che nel mio caso garantisce una continuità al tempo che passa.
Per inciso, nel gruppo ci sono tanti ragazzi fra i 50 e i 60 anni che hanno l’entusiasmo del primo colpo di pedale. Anzi, più pedalano e più si entusiasmano. Se è vero che lo sport mantiene giovani, l’augurio è di non scendere mai di sella, vivendo naturalmente il ciclismo nei giusti limiti. In questi tempi in cui si parla sempre di crisi, di mobilità sostenibile, di soluzioni alternative, il ritorno alla bici è di gran moda.
E’ vero, qui nel meridione non è ancora radicato come mezzo di trasporto, la mentalità porta i più a utilizzare l’auto, contrariamente a quanto accade in molte cittadine del centro e del settentrione d’Italia. Detto questo, noi la pratichiamo come sport, inteso nel suo senso più ludico, andando alla scoperta del territorio siciliano in sella, macinando decine di migliaia di chilometri all’anno e ritagliandoci il nostro spazio tra la famiglia e il lavoro. Molti di noi hanno percorso strade per la prima volta in bici senza averle mai toccate con l’auto, hanno visitato paesini in bici senza esserci mai stati prima, hanno raggiunto montagne, hanno visto laghi, fiumi e tutto ciò che c’è in questa splendida isola, condividendolo con amici animati dalla stessa passione. Questo è il lato più bello dell’andare in bici, il lato più bello del nostro cicloturismo evoluto.
Nella fotogallery, immagini e momenti speciali per conoscere meglio i Salitomani dell’Etna
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