di Gaetano Perricone
Mi piace molto scrivere di calcio, i miei amici – soprattutto quelli … più datati – lo sanno bene. L’ho fatto per un po’ di anni, una fetta significativa e sicuramente gratificante della mia carriera. Nell’ambito del meraviglioso e indimenticabile periodo trascorso nella redazione del glorioso giornale L’Ora di Palermo, sono stato un giornalista sportivo popolare e, lo dico con orgoglio e un pizzico di nostalgia, anche piuttosto seguito e apprezzato.
Ecco perché, quando ieri sera ho saputo che il presidente rosanero Zamparini ha finalmente deciso di esonerare l’inconcludente allenatore De Zerbi e di chiamare sulla panchina, anzi al capezzale di un Palermo ultimo nella classifica di serie A e pure eliminato in modo mortificante dalla Coppa Italia dallo Spezia, squadra di serie B, un personaggio come Eugenio Corini, il Vulcanico non ha resistito alla tentazione di scrivere qualcosa.
Premesso che del volubile e lunatico patron rosanero – lo “spregevole friulano”, come lo definiscono con evidente … disistima molti miei cari amici e colleghi palermitani ed è una definizione che per la verità mi suona quanto mai simpatica – ci si può fidare molto meno che poco, debbo dire innanzitutto che Zamparini ha fatto benissimo a mandare via De Zerbi e che condivido totalmente le motivazioni ufficiali dell’esonero. Lunedì ho sentito con le mie orecchie le parole dell’ormai ex allenatore, più confuso che persuaso, durante un’intervista televisiva: “La partita con lo Spezia è importante perché c’è la possibilità di assaporare di nuovo il gusto della vittoria dopo tante sconfitte”, ha dichiarato sostanzialmente. Come dire: sotto il profilo psicologico, vincere è sempre e comunque una bella spinta, che dà nuove motivazioni a una squadra particolarmente scarsa e seppellita da una lunga sequenza di (giuste) sconfitte, che ne hanno evidenziato tutti i limiti. Ragionamento e parole che non fanno una grinza, se seguite dall’ovvia decisione di schierare la formazione migliore per centrare l’obiettivo. E invece De Zerbi ha incredibilmente lasciato fuori giocatori importanti, tra i pochi che il Palermo ha a disposizione. Così il suo destino si è compiuto: la squadra ha fallito anche in Coppa contro un’avversaria di categoria inferiore e il presidente l’ha mandato via, dicendo che, con le sue scelte, De Zerbi “ha voluto” essere cacciato. Io credo che, nella sua instabilità e scarsa affidabilità e comunque nella sua ricerca di alibi per le sue enormi colpe di non avere costruito un Palermo competitivo per la Serie A, Zamparini abbia ragione. Probabilmente l’ancora poco esperto De Zerbi, pressoché certo di una nuova sconfitta del Palermo nella prossima partita di campionato sul campo della Fiorentina e certamente schiacciato dalle fortissime pressioni dell’ambiente, ha in qualche modo, non so se consapevolmente o meno, “agevolato” le decisione del presidente.
Chiusa la (lunga, ma come ho detto mi diverto ancora molto a scrivere di queste cose) parentesi sull’ex, passo a qualche considerazione sul nuovo allenatore. Sono fra quelli ai quali la scelta di Eugenio Corini, detto “il genio” per assonanza con il suo nome ma anche per le sue eccellenti capacità di regista e di geniale ideatore di azioni importanti quando giocava, piace. Anche se, come ho scritto poco tempo fa quando la panchina di De Zerbi già vacillava, mi sarebbe piaciuto di più il mio vecchio amico Sdenko Zeman, che però, con Zamparini, credo costituisca quella coppia che con magnifico detto palermitano si definisce “pani ruru e cuteddu ca’ nun tagghia”, pane duro e coltello che non taglia …
La scelta di Corini, innanzitutto, mi piace perché, come ha ben scritto oggi il mio amico Guido Monastra su Stadionews24.it, Eugenio è uno di noi. Ha preso per mano il Palermo una dozzina di anni fa, lo ha accompagnato alla promozione in Serie A dando un contributo determinante in campo con i suoi piedi e con i suo cervello, è stato lo splendido regista della grande squadra di Zamparini, accanto a giocatori che si chiamavano Zaccardo, Barzagli, Grosso, Toni, Zauli e altri … Uno squadrone, che fece sognare noi appassionati. Non l’ho conosciuto, ma mi ha dato l’impressione – confermata dai miei colleghi e amici giornalisti sportivi – di essere una persona perbene e un signore. E’ amatissimo dal popolo rosanero, come conferma la valanga di reazioni social entusiaste, forse troppo. Se ha deciso di tornare a Palermo in questo momento estremamente critico, nonostante i problemi con Zamparini che gli hanno fatto interrompere nel 2007 un rapporto con la società rosanero che sembrava destinato a durare ancora a lungo e le oggettive difficoltà legate alla infinita modestia tecnica della squadra e dai risultati finora devastanti, c’è qualcosa di romantico e di passionale nell’avere accettato un incarico complicato e rischiosissimo. E questa è una cosa che mi piace tanto.
Ed è anche e appunto una decisione davvero temeraria, al limite dell’azzardo quella di “Genio” Corini, che nella sua carriera di allenatore può esibire due salvezze con il Chievo, ma anche un po’ di cattive figure e di esoneri e l’ultimo anno e mezzo e passa di inattività. Arriva al Palermo. dov’è davvero di casa, fra il tripudio della folla, ma con molte incognite e punti interrogativi. Con una squadra decisamente scarsa, ultima in classifica con 6 punti in 14 partite, le ultime sette perse di fila, un ruolino di marcia sconsolante per chiunque. Unica luce nel buio più profondo la distanza di soli quattro punti dall’Empoli, che occupa la quartultima posizione della classifica, che significa salvezza.
E’ dunque un impegno assai arduo, da capitano coraggioso. Eugenio Corini lo sa bene: “Sono felicissimo di essere tornato – sono state le sue prime parole alla folla di cronisti stamattina, all’arrivo all’aeroporto Falcone-Borsellino per assumere l’incarico di nuovo tecnico rosanero – So che è un compito arduo ma con volontà e forza e se ritroviamo compattezza tutti insieme, compresi i nostri tifosi, è un obiettivo che possiamo raggiungere”.
Può darsi che sia scontato ottimismo di maniera, ma non credo (anche se il calcio ci ha purtroppo abituato a tutto …) che Corini si sia preso questa grande rogna sportiva solo per tornare alla ribalta e guadagnare un po’ di soldi. Credo invece che si giocherà fino in fondo questa grande chance che gli ha offerto il suo vecchio mentore Zamparini, autore di una ottima e furbissima mossa populista, la migliore in questo momento per ridare un minimo di entusiasmo a una piazza tremendamente delusa. Da parte sua, il figliol prodigo Eugenio, capitano coraggioso, comincia questa sua difficilissima avventura nelle migliori condizioni ambientali e ha tutto da guadagnare: se, magari anche con l’aiuto del patron consistente in qualche indispensabile (e immagino anche concordato) rinforzo a prezzi di saldo nel calciomercato di gennaio, Corini dovesse riuscire in un’impresa che al momento sembra davvero improbabile, cioè salvare il Palermo più scarso dell’era Zamparini da una retrocessione inevitabile e che finora sembra peraltro meritatissima, si aprirebbe per lui una nuova e brillante parentesi professionale e umana.
Starò a vedere, con il disincanto di chi conosce bene il calcio e i suoi meccanismi, ma anche con la dovuta attenzione e un pizzico di fiducia per il lavoro di questo bel personaggio positivo che torna a Palermo per tentare di … salvare la patria rosanero. In bocca al lupo di cuore, Genio, capitano coraggioso !!!
Ps: gente che arriva, gente che va. Corini diventa allenatore del Palermo, il direttore sportivo Daniele Faggiano se ne va, come spiega Stadionews24.it, per incomprensioni con il presidente Zamparini, che si è scelto da solo il nuovo tecnico. Con lo “spregevole friulano” non c’è mai da annoiarsi …
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