(Gaetano Perricone). Poche parole per introdurre questo bellissimo, emozionante, lungo, intenso, appassionante, quasi sconosciuto e dunque originale racconto dell’ascesa sulla cima dell’Etna nel 1836, tratto dal “Viaggio in Sicilia” del Visconte francese Teodoro Maria de Bussiere, che abbiamo scelto per festeggiare nel modo più degno – con un tuffo nel passato e una memorabile descrizione piena di richiami e riflessioni attualissime ai più alti valori naturalistici e culturali della Muntagna Patrimonio dell’Umanità – il primo compleanno del mio blog “Il Vulcanico”, sempre più punto di riferimento (lo dico con un pizzico di orgoglio) di tanti cari amici, personaggi di spicco della scienza e della cultura etnea e stando ai numeri sempre più gradito, ne sono molto onorato, a tanti lettori.
Poche parole soprattutto per ringraziare la mia carissima amica palermitana Marina Tomasino, autrice quasi 25 anni fa della brillante ed estremamente apprezzata tesi di laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne da cui è tratto questo racconto, per averci dato l’onore di spegnere con noi la prima, spero di una lunga serie, candelina del Vulcanico con questo inedito e prezioso testo, che lei stessa ci guida a conoscere con precise osservazioni tra un brano e l’altro del racconto dettagliato dell’ascesa del colto e “savant”, sapiente, Visconte Teodoro alla sommità dell’Etna , presentati in doppia lingua, il francese originale e la traduzione italiana, per favorire la lettura di persone francofone o che comunque amano la lingua francese e si dilettano a leggerla. Grazie ancora a Marina Tomasino e buona lettura di questo affascinante racconto.
di Marina Tomasino
Depuis quatre jours nous avions annoncé notre intention de monter au sommet du ghebel; les gens du pays avaient cherché à nous en détourner, et à nous persuader que dans la saison actuelle l’ascension était chose impossible, vu la quantité de neige, et que pareille entreprise serait une véritable témérité. Le temps aussi semblait se conjurer contre nous; tous les matins un épais manteau de nuages enveloppait entièrement le grand cratère; ces vapeurs se dissipaient fort dans la journée. Enfin le 30 mai, Salvador entra dès l’aurore dans notre chambre, pour nous annoncer un ciel parfaitement serein; nous nous levâmes à la hâte , et avant cinq heures nous étions en route.
Da quattro giorni avevamo annunciato la nostra intenzione di salire fino alla cima del Ghebel; le gente del posto aveva cercato di dissuaderci e di convincerci che nell’attuale stagione l’ascesa era impossibile, considerata la quantità di neve, e che una tale impresa sarebbe stata un vero azzardo. Anche il tempo sembrava congiurare contro di noi; ogni mattina un folto mantello di nuvole avvolgeva il grande cratere; questi vapori si dissolvevano fortemente durante il giorno. Infine, il 30 maggio, Salvador entrò in camera all’alba, annunciando un cielo perfettamente sereno; ci alzammo in fretta, e prima delle cinque, eravamo in viaggio.
Quando scrissi la mia tesi di laurea sul Voyage en Sicile di Marie Théodore Renouard, vicomte de Bussierre, circa venticinque anni or sono, la ricerca fu in sé appassionante. Contatti con archivi francesi e italiani, lunghe soste in biblioteca, autorizzazioni e attese per una fotocopia, per consultare un catalogo. Scenario ormai inimmaginabile. Oggi su internet è reperibile un bel po’ di materiale anche su questo severo nobiluomo francese, uno dei tanti viaggiatori che, a cavallo fra il 1600 e il 1800, fecero della Sicilia una tappa obbligata del loro percorso.
Per il Visconte Théodore (Marie sarà premesso al nome solo dopo la conversione al cattolicesimo, ancora non avvenuta ai tempi del Voyage en Sicile) il viaggio in Sicilia non è un’esperienza rientrante nel cliché del Grand Tour. Nato a Strasburgo nel 1802, de Bussierre, all’epoca del viaggio (1836), non è un giovane rampollo in viaggio di formazione ma un uomo maturo, che ha vissuto esperienze da diplomatico, che ha visitato l’Oriente e ne ha scritto (Lettres sur l’Orient, écrites pendant les années 1827 et 1828 ), che coltiva interessi legati alla spiritualità e alla religione.
Ancor di più, pertanto, ci colpisce in questo personaggio, e ci spinge a parlarne in questo “vulcanico” contesto, il fresco, a volte quasi infantile, approccio all’Etna. La tappa a Catania, città cui pure vengono dedicate numerose pagine, sembra quasi esistere solo in funzione dell’ascensione all’Etna (“L’Etna est, sans contredit, ce que la Sicile renferme de plus intéressant”), che Renouard non si accontenterà di visitare solo dalla parte meridionale e delle cui pendici settentrionali farà una nuova meta dopo la visita a Messina.
Torniamo al testo citato in premessa. Le condizioni climatiche hanno reso più lunga un’attesa coltivata durante tutto il percorso che ha preceduto l’arrivo ai piedi dell’Etna, ed aumentato la tensione. Così, per la prima volta, durante una monotona traversata dei territori di Castrofilippo, Naro, Canicattì, “il vulcano” era apparso ai viaggiatori:
Arrivés au sommet de la colline, Salvador nous montra dans le lointain un grand cône couvert de neige, du sommet duquel s’échappait une colonne de fumée, et nous saluâmes d’un cri de joie le majestueux Etna, dont la première vue renouvela presque en moi l’émotion que me fit éprouver le reiss arabe qui dirigeait ma cange sur le Nil, lorsqu’il s’écria: “voici les Pyramides!”.
Una volta in cima alla collina, Salvador ci mostrò in lontananza un grande cono coperto di neve, dalla cui cima si levava una colonna di fumo, e noi salutammo con un grido di gioia il maestoso Etna, la cui prima vista rinnovò quasi dentro di me l’emozione che mi fece provare il rais arabo che dirigeva la mia chiatta sul Nilo, quando gridò: “Ecco le Piramidi!”
Siamo ora al momento tanto agognato. L’ascensione al cratere centrale è, come per molti, un “viaggio nel viaggio“. Dell’intero Voyage en Sicile, redatto nella forma dell’epistolario, la lettera XXXII e l’inizio della successiva sono dedicate a questa esperienza. RdB (useremo da adesso la sigla con le sue iniziali, n.d.r) fa precedere il racconto della faticosa salita da alcune notazioni storiche, mitologiche e letterarie. E qui ci colpisce ed incuriosisce la seguente affermazione:
Le nom d’Etna dérive, dit-on, d’un mot phénicien (…); actuellement le nom sarrasin de Ghebel est le seul employè en Sicile pour désigner le volcan
Il nome Etna deriva, si dice, da una parola fenicia (…); attualmente il nome saraceno Ghebel è l’unico impiegato in Sicilia per designare il vulcano
Mongibello, un nome che ancora qualcuno usa per indicare il vulcano intero, e che identifica oggi la parte sommitale dell’Etna. Segue anche una parte più scientifica, qualche dato sulle dimensioni e sul territorio, ed apprendiamo che la popolazione che vive ai piedi del vulcano conta circa 170.000 individui, inclusi gli abitanti di Catania. La montagna, ci racconta RdB, conta tre diverse zone, caratterizzate da climi e condizioni differenti e nettamente distinte fra loro anche dal colore. Per l’autore il vulcano è quasi un microcosmo. Infatti …
Le voyageur aperçoit à la fois tous les climats et toutes les saisons dans ce cône immense
Il viaggiatore vede in una sola volta tutti i climi e tutte le stagioni in questo enorme cono
La partenza avviene all’aurora, con un cielo terso che vede una piccola comitiva farsi strada in una Via Etnea già animata, dove non manca un nuovo cenno cromatico costituito dal contrasto dei lunghi veli neri delle donne con la bianca corona di neve del vulcano, a sua volta sovrastata dalla lunga linea, anch’essa bianca e “quasi orizzontale”, di una densa fumata.
La montée commence insensiblement après Catane; on gravit la pente inégale des collines volcaniques (…) ; elles sont plantées en blé, en vignes, en mûriers, oliviers et figuiers (…) Au milieu de ces champs fertiles on aperçoit de larges traînées de laves (…) Le paysage est enchanteur et le serait davantage encore, sans ces masses de pierres noires, qui toujours obscurcissent le fond du tableau (…)
La salita comincia gradualmente dopo Catania; si risale sul pendio irregolare delle colline vulcaniche (…) ; esse sono coltivate a grano, viti, gelso, ulivo e fichi (…) In mezzo a questi campi fertili intravediamo ampi sentieri di lava (…) Il paesaggio è incantevole e lo sarebbe ancora di più, senza le masse di pietre nere, che sempre rendono più scuro lo sfondo del quadro (…)
L’occhio del viaggiatore appare disturbato dall’irrompere della scura massa che spezza il verde rassicurante dei terreni coltivati: la bellezza è qui identificata con il risultato del lavoro dell’uomo contrapposto agli “orrori del deserto”.
Quatre-vingts villages disséminés sur la partie basse du volcan, attestent sa fertilité; l’existence précaire de la contrée lui donne un attrait de plus; en la parcourant, on ne saurait oublier qu’une seule de ces furieuses éruptions suffira, peut-être, pour ensevelir ces campagnes, ces riants jardins et ces habitations pittoresques, et l’on éprouve un étonnement presque douloureux, de trouver une activité et une prospérité, inconnues dans les autres parties de la Sicile, en un lieu qui jamais n’a de lendemain assuré. (…) Le voisinage du danger, l’habitude de l’affronter, et la lutte perpétuelle de ces hommes avec la nature, leur a donné d’une part, des mœurs meilleures que dans le reste du pays; de l’autre, des habitudes de travail et de persévérance, dont l’extrême fécondité d’un sol, en quelque sorte créé par eux, les récompense.
Ottanta villaggi sparsi sulla parte bassa del vulcano, attestano la sua fertilità; l’esistenza precaria del territorio costituisce un’attrattiva in più; attraversandolo non si può fare a meno di notare che una sola furiosa eruzione potrebbe, forse, bastare per seppellire queste campagne, questi giardini ridenti e queste abitazioni pittoresche, e si prova uno stupore quasi doloroso, nel trovare un’attività e una prosperità, sconosciute nelle altre parti della Sicilia, in un luogo che non ha mai la certezza del domani (…) La vicinanza del pericolo, l’abitudine ad affrontarlo e la lotta perpetua di questi uomini con la natura, ha dato loro da un lato, dei costumi migliori che nel resto del paese; dall’altro, un’abitudine di fatica e perseveranza, di cui l’estrema fecondità di un suolo, in qualche modo creata da loro, li ricompensa.
Quindi un popolo da apprezzare, temprato dalla quotidiana vicinanza con il pericolo. Ma, anche, e forse proprio in conseguenza di ciò, con un carattere meno aperto e gioviale che in altre parti della Sicilia di RdB.
Pendant que je dessinais, je fus entouré d’une foule de curieux; ces gens me regardaient, sans dire une parole, avec des yeux étonnés, comme s’ils n’avaient jamais vu d’étrangers; ce silence me parut d’autant plus singulier, que les Siciliens sont d’un naturel gai et communicatif
Mentre ero intento a disegnare, fui circondata da una folla di curiosi; queste persone mi guardavano, senza dire una parola, con gli occhi stupiti, come se non avessero mai visto stranieri; questo silenzio mi sembrava ancora più singolare, giacché i siciliani sono naturalmente allegri e comunicativi.
Al di là di queste brevi notazioni dal sapore sociologico, è sempre il paesaggio a prendere il sopravvento
Je m’arrêtai un moment à Mascaluccia (…) Au-dessus de ce bourg est un plateau aride, sur lequel la végétation n’a eu encore aucune prise, et qui date de 1669; la lave a pu s’y répandre sans obstacle sur un espace uniforme (…) De ce point on découvre en son entier la partie supérieure de l’Etna, et l’on voit qu’il n’est point, à proprement parler, une seule montagne d’une hauteur et d’une étendue prodigieuses, mais qu’il présente un assemblage de monts volcaniques, de plaines et de vallées (…) produits d’éruptions successives
Mi fermai un momento a Mascalucia (…) La città è sovrastata da un arido altopiano, dove la vegetazione non è riuscita ad attecchire, e che risale al 1669; la lava ha potuto espandersi senza ostacoli su uno spazio uniforme (…) Da questo punto si scorge l’intera parte sommitale dell’Etna, e si vede che non è, a rigor di termini, una singola montagna di altezza ed estensione prodigiose, ma che si presenta come un insieme di montagne vulcaniche, di pianure e valli (…) prodotto di ripetute eruzioni.
E qui RdB si lascia andare alla liberatoria descrizione di un fenomeno del quale, in realtà, non vede che le conseguenze, e adopera toni per lui insolitamente romantici
le feu intérieur cherchant une issue, et ne pouvant s’élever à la hauteur du cratère principal, ébranle le volcan et la campagne environnante, et éclate enfin sur le côté: puis commence une pluie de feu, de cendres et de pierres enflammées, qui donne naissance à une colline plus ou moins considérable, à proportion de la durée de l’éruption; et alors le torrent de lave jaillit et ravage ce qui s’oppose à sa marche.
il fuoco interno cercando una via di sbocco, e non riuscendo a salire all’altezza del cratere principale, scuote il vulcano e la campagna circostante, ed infine esplode da un fianco; comincia una poi pioggia di fuoco, di ceneri e di pietre incandescenti, che dà origine ad una collina più o meno elevata in proporzione alla durata dell’eruzione; e il torrente della lava allora sgorga e devasta quello che si oppone alla sua marcia.
Ma bisogna proseguire e il contesto si fa via via sempre meno ridente
Peu à peu la nature, toujours grandiose, prend une apparence désolée, et l’on arrive à la petite ville de Niccolosi, entourée encore de belles plantations (…) Niccolosi est le dernier endroit habité de la région inférieure de l’Etna; quoiqu’il soit déjà situé très-haut, on y voit des figuiers, des oliviers et des nopals accrochés aux lieux les plus arides. Des éruptions et des tremblements de terre ont fréquemment détruit ce bourg.
A poco a poco la natura, sempre grandiosa, assume un aspetto desolato, e si arriva alla cittadina di Niccolosi, ancora circondata da belle coltivazioni (…) Niccolosi è l’ultimo luogo abitato sulla regione inferiore dell’Etna; anche se è già molto in alto, ci sono fichi, ulivi e fichi d’india abbarbicati ai luoghi più aridi. Eruzioni e terremoti hanno più volte distrutto questo borgo.
RdB ci descrive i Monti Rossi, e un nuovo fenomeno tipico del vulcano
plusieurs cavités profondes de création volcanique, sans être des cratères. La fossa della Palomba est la plus remarquable; elle a au moins deux cents pieds de profondeur, sur soixante-dix de diamètre.
diverse cavità profonde di origine vulcanica, senza essere crateri. La fossa della Palomba è la più notevole; ha almeno 200 metri di profondità, e settanta in diametro.
Una sosta e un pranzo. Dalla finestra del piccolo albergo di Nicolosi
on découvre le rivage sicilien jusqu’à Syracuse, la vallée du Symèthe et la région inférieure de l’Etna. Nous prîmes dans ce bourg des mules nouvelles, un guide et des provisions pour aller à la cabane, située à neuf milles plus haut, connue sous le nom de Casa del Bosco, et où l’on se repose habituellement avant de commencer l’ascension nocturne du cratère.
.. scopriamo la costa siciliana fino a Siracusa, la valle del Simeto. Prendemmo in questo borgo nuovi muli, una guida e le provviste per recarci alla capanna, nove miglia più in alto, nota come Casa del Bosco, dove ci si riposa di solito prima di iniziare la salita notturna del cratere.
I dintorni di Nicolosi mostrano a settentrione ancora i segni dell’eruzione del 1669: il suolo è coperto da una spessa coltre di “un sable noir et brillant” e fichi, arbusti e alcune vigne rompono la monotonia di un “sol mouvant”. Le vestigia del convento benedettino abbandonato di “San Nicolò de l’Arena”, offrono a RdB l’occasione di una nuova riflessione sull’influenza dell’ambiente sull’animo umano
Le choix de ce site était favorable à la méditation; la beauté et l’étendue du paysage, la pureté de l’air et l’émotion causée par la proximité des cratères, devaient concourir à remplir lame d’un sentiment de contrition et de terreur religieuse.
La scelta di questo sito era favorevole alla meditazione; la bellezza e la vastità del paesaggio, la purezza dell’aria e l’emozione causata dalla vicinanza dei crateri, dovevano contribuire a riempire l’anima di un sentimento di contrizione e di terrore religioso.
Eccoci ora alla “seconde région” dell’Etna ” celle des forêts “ :
Le sol, couvert de terreau et de mousse, est entièrement formé de laves. (…) La forêt se compose de chênes, d’arbres verts, de hêtres et de buissons, au pied desquels croissent des herbages qui servent de nourriture à des troupeaux de chèvres.
Il suolo, ricoperto di terriccio e muschio, è completamente formato da lava. (…) La foresta è composta da querce, alberi verdi, faggi e di cespugli, ai piedi dei quali crescono pascoli che servono da cibo per i greggi di capre.
E qui scopriamo un RdB ambientalista, o forse con un occhio più da avveduto possidente che da antesignano dei moderni difensori della natura:
on ne voit point de belles tiges, pas un jeune rejet; on coupe au hasard pour faire du charbon, sans songer à l’avenir; les flancs de l’Etna se dépouilleront insensiblement de leur végétation, et les héritiers Paterno, propriétaires de ces bois, posséderont enfin une terre nue et stérile.
Non si vedono bei fusti di piante, nessun giovane germoglio; si taglia a caso per fare del carbone, senza pensare al futuro; le pendici dell’Etna si spoglieranno a poco a poco della loro vegetazione e gli eredi Paternò, proprietari di questi boschi, possiederanno alla fine una terra nuda e sterile.
Ancora una curiosità a proposito delle numerose grotte sparse sul territorio
Cette région renferme beaucoup de grottes, les unes servent de demeures et de retraites aux bergers; on conserve dans les autres la neige qui se consomme en été dans les villes de la Sicile. Il en est dont l’air est froid au point d’en rendre l’entrée presque impossible.
Questa zona contiene molte grotte, alcune servono come abitazioni o rifugi per i pastori; nelle altre si conserva la neve che si consuma in estate nelle città della Sicilia. Ce ne sono alcune la cui temperatura è fredda al punto da rendere impossibile entrarci.
Siamo giunti alla “triste hutte à peu près ruinée, et nommée Casa del Bosco”, alle spalle della quale compare “la troisième et dernière région de la montagne avec ses neiges éternelles”. Il conforto di un fuoco di legna e di un po’ cibo, dei giacigli improvvisati non certo comodi e, uomini e muli, si addormentano in un silenzio profondo, “avant de gravir le cratère”.
On nous réveilla” vers minuit; nous avions à faire, pour arriver au sommet du volcan, une heure de marche à cheval et cinq à pied. (…) Dans la saison actuelle, la montée de l’Etna est la chose la plus fatigante et la plus difficile qui se puisse imaginer; la première heure est déjà pénible, malgré l’adresse extrême avec laquelle les mules choisissent leur chemin parmi les laves (…) Le sol est mouvant, et l’on n’y avance qu’avec des précautions infinies. (…) La végétation se réduit à des violettes et à des herbes desséchées; bientôt elle cesse entièrement, et l’on entre dans les terrains arides, que la chaleur et les frimas se disputent sans cesse, et où la mousse est le seul végétal qu’on aperçoive encore dans les neiges.
Ci svegliarono verso mezzanotte; dovevamo percorrere, per raggiungere la cima del vulcano, un’ora a cavallo e poi cinque a piedi. (…) Nell’attuale stagione, la scalata dell’Etna è la cosa più faticosa e difficile che si possa immaginare; la prima ora è già faticosa, nonostante l’estrema perizia con cui i muli scelgono la loro strada attraverso la lava (…) Il suolo è instabile, e vi si avanza solo con infinite precauzioni (…) La vegetazione è ridotta a delle violette ed erbe secche; presto cessa completamente, e si entra in terreni aridi, che il caldo e le gelate si contendono senza sosta, e dove è il muschio il solo vegetale che ancora si vede fra le nevi.
Ora bisogna scendere dai muli e camminare e RdB ci descrive queste come delle
terribles heures de marche sur des crêtes de lave, ou sur des sur faces vastes, très-ascendantes et rapides, couvertes d’une neige dans laquelle on enfonce souvent jusqu’à mi-jambe, mais qui en général est munie d’une croûte de glace tellement glissante, qu’on ne peut avancer sans reculer en même temps.
terribili ore di cammino sulle creste della lava, o su larghi spazi, in forte pendenza, coperti da una neve nella quale si sprofonda spesso a metà gamba, ma che è generalmente coperta da una crosta di ghiaccio così scivolosa che non si può avanzare senza rinculare allo stesso tempo.
Sono quattro ore quelle che occorrono per arrivare alla Casa degli Inglesi, ore rese insopportabili dal freddo, dalla fatica, dalla difficoltà di marcia. RdB si stupisce di come in un così breve lasso di tempo si possa passare da un paesaggio dove dominano l’aloe e l’arancio, ad uno simile alla “Laponie ou le Groënland dans leur horreur”, e che evoca “les traîneaux attelés de rennes ou de chiens”.
Ai problemi descritti uno nuovo va ad aggiungersi con l’altitudine: la difficoltà di respirazione, accompagnata da violenti ronzii alle orecchie. In mezzo all’enorme distesa innevata chiamata Pianura del frumento (“certes, cependant ni froment ni graine d’aucune espèce n’y ont jamais germé”), si staglia il cono del cratere centrale.
Anche RdB, come tanti viaggiatori, ci parla della Tour du philosophe, che domina la Valle del Bove, e delle leggende che circondano questa rovina “insignificante“…
… d’où l’opinion vulgaire a fait partir (…) Empédocle d’Agrigente, pour se précipiter dans le cratère dont il n’avait pu pénétrer les secrets. On a beaucoup discuté sur l’origine de cette construction: les uns y voient un sanctuaire consacré à Jupiter-Etnéen ou à Saturne; d’autres, un édifice bâti par l’empereur Adrien, afin d’y contempler le lever du soleil ; les troisièmes, enfin, croient que c’est l’antique temple de Vulcain; mais ce temple était, au rapport des anciens auteurs, entouré d’un bois sacré, qui jamais n’a pu croître dans cette région, condamnée à un hiver éternel
… dalla quale cui l’opinione volgare vuole fosse partito (…) Empedocle di Agrigento, per gettarsi nel cratere del quale non aveva potuto penetrare segreti. Si è molto discusso sull’origine di questa costruzione: alcuni la considerano come un santuario dedicato a Giove-Etneo o Saturno; altri, un edificio costruito dall’imperatore Adriano per contemplare il sorgere del sole; altri, infine, credono che sia l’antico tempio di Vulcano; ma questo tempio era, come ci riferiscono antichi autori, circondato da un bosco sacro, che mai sarebbe cresciuto in questa regione, condannata a un inverno eterno.
Poco affascinato da questa rovina, RdB cede invece all’incanto del cielo stellato
Je ne puis rendre l’impression que fit sur moi en ces lieux la beauté du firmament, dont la voûte immense se montrait à mes regards dans sa plus grande splendeur; jamais je ne l’avais vue aussi majestueuse dans les régions plus basses, où des vapeurs rendent confus les rayons de lumière ; les étoiles me paraissaient plus nombreuses, plus éclatantes; la voie lactée dessinait un large sillon de flamme sur le ciel.
Non posso rendere l’impressione che mi fece in questi luoghi la bellezza del firmamento, la cui immensa volta si mostrava al mio sguardo nel suo più grande splendore; non l’avevo mai vista così maestosa nelle regioni più basse, dove i vapori confondono i raggi di luce; le stelle mi sembravano più numerose, più brillanti; la Via Lattea disegnava un grande solco di fiamma sopra il cielo.
E’ un attimo di contemplazione. Poi comincia la salita
Ayant traversé la plaine del frumento, nous commençâmes à gravir le grand cône du cratère. C’est la partie la plus ardue du voyage (…).
Dopo aver attraversato la pianura del frumento, cominciammo a salire sul grande cono del cratere. Questa è la parte più difficile del viaggio (…).
Un terreno instabile e la forte pendenza rendono le distanze molto più considerevoli di quanto siano nella realtà. Finalmente i nostri viaggiatori vedono e odono l’Etna in attività attraverso
une ligne non interrompue de petits cratères; les uns sont surmontés d’une auréole de feu, les autres lancent des gerbes de fumée et des pierres, avec un bruit intérieur semblable à celui de l’artillerie, ou bien aussi au son sec et tranchant d’une fusée qui fend rapidement les airs; leur fracas ajoute à la sauvage sublimité de la scène.
una linea ininterrotta di piccoli crateri; alcuni sono sormontati da un’aureola di fuoco, altri lanciano dei getti di fumo e pietre, con un suono interno simile a quello dell’artiglieria o anche al suono secco e acuto di un razzo che fende aria; il loro fracasso aumenta la selvaggia sublimità della scena.
e non si sottraggono al fascino di un elementare esperimento …
En jetant un bloc de lave ancienne dans l’un des cratères, nous le vîmes ressortir aussitôt du gouffre, brisé en une infinité de petits morceaux.
Gettando un blocco di vecchia lava in uno dei crateri, lo vedemmo visto subito riemergere dall’abisso, frantumato in un’infinità di piccoli pezzi.
L’atmosfera del vulcano, il forte odore di zolfo e l’altitudine stordiscono e fiaccano l’energia dei viaggiatori. In questa sorta di malessere Rdb confessa che la volontà di andare avanti sembra quasi venir meno
il me semblait, en un mot, être hors de l’élément dans lequel l’homme est destiné à vivre, et je crois que si, en partant, nous ne nous étions réciproquement promis de monter jusqu’au sommet du cratère, chacun de nous isolément eût renoncé à l’entreprise
in una parola, mi sembrava di essere fuori dall’elemento in cui l’uomo è destinato a vivere e credo che se non avessimo promesso l’un l’altro, alla nostra partenza, che saremmo saliti sulla cima del cratere, avremmo rinunciato all’impresa
Per un contrasto paradossale, la montagna che crea disagio offre però anche conforto
Le sol voisin de la ligne de cratères dont j’ai parlé, est brûlant; (…) : c’était un délice pour nous que de nous coucher à terre et de sentir la chaleur ranimer nos membres engourdis
Il terreno accanto al bordo dei crateri di cui ho parlato è caldissimo; (…): era una delizia per noi distenderci per terra e sentire il caldo rianimare le nostre membra intorpidite
Lo stupore s’impadronisce di Rdb e dei suoi compagni nel constatare di persona questo sentimento ambiguo che si prova di fronte ad una natura terribile che reca in sé la contraddizione
nous nous étonnions de notre confiance envers une nature aussi effrayante. Par le plus singulier contraste, nous voyions réunis autour de nous deux éléments incompatibles: nous touchions à des monceaux de neige qui ne peuvent éteindre un feu immense, et à des gouffres embrasés, qui ne sauraient faire fondre des neiges éternelles. Nous attendîmes le lever du soleil à moitié chemin du dernier cône.
ci stupimmo della nostra fiducia in una natura così spaventosa. Per il più singolare dei contrasti, vedevamo uniti intorno a noi due elementi incompatibili: eravamo vicini a cumuli di neve che non possono spegnere un immenso fuoco, e ad abissi incandescenti incapaci di sciogliere le nevi eterne. Attendemmo il sorgere del sole a metà strada dall’ultimo cratere.
La luce diventa ora la protagonista del racconto, che ha un andamento solenne, quasi sinfonico
Les premières lueurs de l’aurore forment un contraste magique avec les feux lugubres du volcan: c’est le ciel et l’enfer; plus la clarté du jour augmente, plus les flammes de l’Etna pâlissent et s’éteignent, plus sa fumée diaphane et rougeâtre devient grise et opaque. La terre et la mer sont dans le chaos jusqu’à ce qu’enfin le soleil paraisse et opère leur séparation: il sort majestueusement d’un océan de nuages amoncelés sous nos pieds; au-dessus de nos têtes, au contraire, l’air est parfaitement serein.
Le prime luci dell’aurora formano un contrasto magico con i lugubri fuochi del vulcano: è il cielo e l’inferno; più la luce del giorno aumenta, più le fiamme dell’Etna si fanno pallide e si smorzano, più la sua fumata diafana e rossastra si fa grigia e opaca. La terra e il mare sono nel caos fino a quando infine il sole appare e opera la loro separazione: sorge maestosamente da un oceano di nuvole ammucchiate sotto i nostri piedi; sopra le nostre teste, al contrario, l’aria è perfettamente serena.
Il cielo e l’inferno: dopo un inno all’immensità del paesaggio che si può abbracciare da questa altitudine e la consapevolezza di un privilegio condiviso con tanti voyageurs, la vista di una delle prime bocche del cratere principale riporta a pensieri cupi
Rien n’égale la majestueuse tristesse de ce site; l’imagination ne saurait rêver un enfer plus épouvantable.
Niente eguaglia la maestosa tristezza di questo sito; l’immaginazione non può concepire un inferno più spaventoso.
La condizione precaria dell’essere umano è il pensiero di fondo nel quale si inserisce un’esperienza di vera paura vissuta direttamente dal viaggiatore
Parfois l’absence de la fumée nous permettait de jeter un regard au fond du gouffre; dans d’autres moments, au contraire, les vapeurs surgissaient en épaisses colonnes éblouissantes de blancheur. La partie supérieure du cône est d’une excessive chaleur, constamment entretenue par les gaz qui s’en dégagent en grande quantité; le terrain y est très mouvant, on enfonce en marchant doucement. Mon frère et notre compagnon anglais, s’étant arrêtés au bord, je vis le sol se crevasser derrière eux, je n’eus que le temps de les entraîner, et l’endroit qu’ils venaient de quitter, roula immédiatement dans l’abîme!
A volte l’assenza del fumo ci permetteva di lanciare uno sguardo al fondo della voragine; in altri momenti, al contrario, i vapori si levavano in spesse colonne di un candore abbagliante. La parte superiore del cratere è di un calore eccessivo, costantemente mantenuto dai gas che vengono liberati in grande quantità; il terreno è molto instabile, si sprofonda camminando. Mentre mio fratello e il nostro compagno inglese si erano fermati sull’orlo del cratere, io vidi il terreno dietro di loro riempirsi di crepe, non ebbi che il tempo di tirarli verso di me e il posto che avevano lasciato sprofondò in un attimo nell’abisso!
Un terreno in continuo movimento, un caos al quale si assiste dal vero e che rende subito sorpassata ogni descrizione del paesaggio, il tentativo di fermare ogni idea di forma e di stabilità.
Au-dessus de cette bouche du grand cratère, il en est une seconde, qui occupe le sommet extrême de la montagne. L’entonnoir est infiniment plus vaste, mais moins profond, que le précédent; un effroyable chaos y règne; tout y porte l’empreinte d’une force irrésistible. (…) Ces produits d’un feu souterrain changent constamment de forme et de position; le cratère entier tombe souvent dans les entrailles de la montagne, et les matières que vomit le volcan le relèvent graduellement.
Sopra questa bocca del grande cratere c’è un secondo, che occupa il vertice estremo della montagna. L’imbuto è infinitamente più grande, ma meno profondo di quello precedente; un terribile caos vi regna; tutto porta l’impronta di una forza irresistibile. (…) Questi prodotti di un fuoco sotterraneo cambiano continuamente di forma e posizione; l’intero cratere spesso cade nelle viscere del monte, e il materiale che il vulcano vomita lo ricostruisce gradualmente .
Il senso di vertigine stenta ad abbandonare RdB anche distogliendo lo sguardo dalla bocca del vulcano
On détourne avec plaisir les yeux des horreur du cratère, pour les porter dans la direction opposée; cependant la vue est étonnante plutôt que belle.
Si distolgono volentieri gli occhi dall’orrore del cratere, per portarli nella direzione opposta; tuttavia la vista più che bella è impressionante.
Infatti il paesaggio così vasto crea un senso di sgomento, la presa di coscienza del limite umano nel percepire e nel creare
Je chercherais en vain à donner une idée de cette scène incommensurable; elle est sans bornes de tous les côtés et se perd dans l’immensité, car nos sens sont trop imparfaits pour embrasser le vaste champ de l’horizon autour du sommet de l’Etna; la mer se confond avec le ciel, on dirait que la Sicile nage dans les airs.
Proverei inutilmente a dare un’idea di questa scena incommensurabile; è infinita da tutti i lati e si perde nell’immensità, perché i nostri sensi sono troppo imperfetti per abbracciare il vasto campo dell’orizzonte attorno alla cima dell’Etna; il mare si confonde con il cielo, si direbbe che la Sicilia fluttui nell’aria.
RdB sembra quasi combattere contro una sensazione di debolezza e cerca ancora l’approccio scientifico: ma è una natura potente e terribile quella che si offre allo studioso, dove anche l’acqua si interra e riaffiora sotto forma di vapori bollenti
Une grande quantité de ruisseaux s’échappent de l’Etna, dont la surface est caverneuse comme son intérieur. Les grottes dont elle est criblée, sont très-vastes; elles deviennent le réceptacle des eaux provenant de la fonte des neiges, soit par un cours sur terre, soit par des infiltrations à travers les matières volcaniques. De là ces (…) ces éruptions aqueuses, souvent bouillantes, dont les ravages ont été terribles
Un gran numero di torrenti sgorgano dall’ Etna, la cui superficie è cavernosa come il suo interno. Le grotte di cui è disseminata sono molto grandi; esse diventano il serbatoio dell’acqua proveniente dalla fusione della neve, sia scorrendo in superficie, sia infiltrandosi attraverso le rocce vulcaniche. Da qui queste (…) eruzioni acquose, spesso bollenti, i cui danni sono stati terribili;
Forse solo il ricorso al mito può ridimensionare l’emozione di RdB, il sapere che da sempre gli uomini hanno cercato una spiegazione alla forza violenta della natura. Ma il nostro saggio non può che costatare che le generazioni che lo hanno preceduto non hanno saputo concepire favole confortanti e che non diversamente hanno fatto le più vicine, anche quando hanno cercato una chiave di lettura improntata alla religione
Les phénomènes terribles de l’Etna ont donné naissance à des interprétations non moins terribles. Ces bruits sourds, ces bouleversements, ces secousses, ces vapeurs mortelles et ces fleuves de feu, devaient être attribués, par l’opinion populaire, à des êtres redoutables et cruels, à peine contenus par des êtres plus puissants qu’eux. Pendant les temps de la brillante mythologie, c’étaient les Titans écrasés sous la montagne; pour le peuple d’aujourd’hui, ce sont les démons et les diables.
I terribili fenomeni dell’Etna hanno dato origine a non meno interpretazioni terribili: questi suoni sordi, questi sconvolgimenti, queste scosse, questi fumi mortali e fiumi di fuoco dovevano essere attribuiti dalla credenza popolare a esseri formidabili e crudeli, a stento tenuti a bada da esseri più potenti di loro. Ai tempi della fervida mitologia, erano i Titani schiacciati sotto la montagna; per la gente di oggi, sono i demoni e i diavoli.
La religione e la superstizione sono temi che RdB affronta nel corso del Voyage en Sicile e che segnano la sua vicenda personale. Ora il viaggiatore è stanco: l’esperienza del vulcano lo ha provato, non solo fisicamente, checché voglia lasciarci intendere
Notre position au bord du cratère était difficile; souvent une bise violente soufflait avec une inconcevable furie, et nous lançait au visage des cendres et des pierres; puis tout à coup l’atmosphère s’embrasait, et une étouffante chaleur gênait notre respiration. (…) Enfin nous nous décidâmes à quitter ces funèbres hauteurs.
La nostra posizione sul bordo del cratere era difficile, e spesso un vento violento soffiava con inconcepibile furore e ci gettava sul viso cenere e pietre; poi improvvisamente l’atmosfera diveniva incandescente, e un caldo soffocante ostacolava la nostra respirazione. (…) Infine decidemmo di lasciare queste funebri vette.
Solo dopo una serie di tappe che lo riconcilieranno con la natura, della quale ritrova nel messinese un aspetto “coquet et gracieux”, RdB, come anticipato, riprenderà un percorso interno per vedere l’altra parte dell’Etna: Linguaglossa, Randazzo, Bronte, attraverso paesaggi selvaggi e sempre più desolati man mano che si risalgono le pendici del vulcano.
Nella via del ritorno indietro verso Palermo, i monti dell’interno gli offriranno ormai, al confronto, uno spettacolo insignificante: “l’oeil a pris l’habitude des proportions gigantesques et des grands traits d’une nature menaçante“. Minacciosa e gigantesca, l’immagine dell’Etna ha ormai impresso il suo marchio indelebile nella memoria.
Avevamo notato l’iniziale entusiasmo infantile del viaggiatore prima di questa tappa; ne abbiamo seguito il progressivo volgersi in sgomento e persino in paura, abbiamo visto lo sforzo fisico accompagnarsi ad un graduale ridursi della volontà, ad una resa della scienza di fronte all’inconoscibile. Nella sua successiva vicenda umana il “savant” Rdb farà sempre più spazio all’uomo e la ricerca diventerà sempre più interiore. Non appare eccessivo affermare che l’Etna ha contribuito fortemente ad una conversione.
Con il titolo, incisione su lastra di rame raffigurante una veduta a volo d’uccello di Catania, durante l’eruzione del 1669. Riproduzione dall’originale di Alfonso Borrelli, tratta da Spallanzani 1792 (dal libro di Abate – Branca)
Commenti recenti