di Gaetano Perricone
Due facce, come spesso accade profondamente diverse, per la stessa medaglia: la celebrazione “fresca fresca”dei trent’anni del Parco dell’Etna, l’area protetta che circonda il più alto Vulcano attivo d’Europa, dal 21 giugno 2013 sito naturale del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, primo Parco regionale a essere istituito in Sicilia il 17 marzo del 1987.
La prima faccia è quella che non ci piace: l’assoluta, evidente agli occhi di tutti, indifferenza della Regione siciliana, “madre” così poco interessata alla festa di compleanno di questa sua importante creatura, un pezzo di mondo di rara bellezza amato in tutto il Pianeta, da brillare per la totale assenza istituzionale. Traduco con parole molto più semplici: il Governo regionale non solo non è stato presente con uno dei suoi componenti (quanto mai solerti altrove), ma non ha inviato neanche uno dei suoi alti dirigenti a presenziare alla festa accanto ai vertici del Parco. La cosa, ovviamente, è stata fin troppo evidente e ben notata da molti dei presenti, che se ne sono chiesti la ragione. Distrazione? Superficialità? Gaffes del Parco negli inviti, che non giustificherebbe comunque la totale assenza di rappresentanti from Palermo ? Scarsa sintonia “politica”, forse anche scarsa simpatia, verso l’attuale gestione dell’Ente Parco, peraltro nominato dallo stesso presidente della Regione? Difficile rispondere compiutamente, possono essere anche tanti motivi insieme, che a chi c’era (e a noi) interessano molto poco. La verità, agli occhi di tutti, è che la madre non si è presentata al compleanno, tra l’altro mediaticamente annunciato in tutte le salse, di un figlio forse non troppo amato o forse in questo momento … un po’ “fastidioso”.
L’assenza della Regione è dunque apparsa sorprendente e incomprensibile, anche alla luce – e qui siamo all’altra faccia della medaglia, quella che ci piace – della gioiosa, straripante presenza del popolo dei giovani, bambini e ragazzi delle scuole, con i loro insegnanti. Giovani che negli anni, grazie ad una cultura diversa dell’ambiente trasmessa alle nuove generazioni e alla incisiva e costante azione di educazione ambientale svolta dal Parco, hanno imparato a conoscere la meravigliosa natura di un’area protetta e straordinaria, a rispettarla ad amarla. E’ stata bellissima, massiccia, entusiasta, a tratti commovente la partecipazione giovanile al trentesimo compleanno del Parco dell’Etna: studenti in rappresentanza di molte scuole del territorio del Parco, poi la … valanga rossa dei magnifici ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro di “Storie sotto il Vulcano”, l’appassionante e sempre più partecipato concorso letterario per ragazzi promosso dalla casa editrice Giuseppe Maimone. Una presenza intensa e piena di amore per la natura, di vividi colori dell’anima, che ci dà un pizzico di speranza per il futuro, riposta proprio in questi ragazzi e nella loro consapevolezza dei valori autentici della Bellezza della Natura e della sostenibilità.
Ecco allora uno stridente, nettissimo contrasto tra l’indifferenza della Regione (non della politica in generale, presente con alcuni autorevoli esponenti nazionali e amministratori locali), “madre” molto poco attenta a questo figlio e la presenza entusiasta dei ragazzi, ma anche del variegato mondo dell’associazionismo. Un dato di fatto che – se non è spiegabile soltanto con l’ipotesi della scarsa sintonia con chi guida oggi il Parco e quindi con schermaglie politiche e di potere che nulla hanno a che fare con l’anniversario e la festa del più antico Parco della Sicilia, famoso nel mondo – potrebbe fare intravedere la tentazione di un ridimensionamento diciamo così “culturale” e sociale del ruolo attuale dei Parchi, con il ritorno ad una visione di deregulation sull’utilizzo del territorio, cedendo alle sempre più forti e insistenti pressioni di lobby varie che vogliono tornare a fare quello che vogliono anche nelle aree protette. Mi auguro, naturalmente, di sbagliare e di essere smentito dai fatti.
La storia è piuttosto vecchia: in un momento così importante e delicato per l’Italia e dunque anche per la Sicilia, all’inizio di una lunga e intensa stagione elettorale e di fronte a scelte molto importanti per il futuro, ogni opportunità di recuperare consensi ha un suo forte valore. Compresi quelli di coloro – sono ancora tanti, soprattutto nelle generazioni meno giovani – che non hanno mai pienamente accettato la svolta ambientalista degli anni ’80, che ha visto la nascita e il rafforzamento del sistema delle aree naturali protette, impedendo di continuare a deturpare e devastare l’ambiente con il cemento, l’abusivismo, i rifiuti.
Mi chiedo dunque, facendo ricorso all’amata locuzione latina, cui prodest, a chi giova un ritorno alla deregulation, il ridimensionamento dell’idea della tutela e protezione della natura sull’Etna come nel resto della Sicilia?
Cui prodest, a chi giova mettere in discussione, delegittimare, destabilizzare, provare ciclicamente e con una perseveranza che lascia perplessi a indebolire, fin dall’indomani della proclamazione del 21 giugno 2013 e con discutibilissime argomentazioni di ogni genere, il ruolo del Parco dell’Etna, che pur tra varie difficoltà e qualche errore è il gestore del sito, ruolo peraltro ribadito in modo secco e inequivocabile dal Ministero dell’Ambiente, cioè dal Governo italiano, che ha anche escluso in modo altrettanto netto qualsiasi rischio di cancellazione per il sito dalla World Heritage List?
Cui prodest, a chi giova alimentare periodicamente, con improvvise critiche e polemiche devastanti, questa incomprensibile, surreale, autodistruttiva atmosfera quasi da cupio dissolvi (riecco il latino, adesso San Paolo, prima Seneca, sempre attuale ed efficacissimo) rispetto al riconoscimento Unesco dell’Etna, che continua a sembrare assolutamente indigesto e da demolire pezzo dopo pezzo a un bel po’ di gente?
Qualche idea molto personale per rispondere a queste domande me la sono fatta e vorrei adesso esporla.
Per sintetizzare queste idee, ho scelto di coniare un nuovo, forse irriverente logo: “sistema anti Etna”. L’ho scelto perché è l’esatta antitesi di quell’altro logo “sistema Etna”, oggi frequentemente usato da grandi e piccoli personaggi, che ho sentito per la prima volta una quindicina di anni fa (ricordo forse anche chi coniò l’espressione, ma dato che sono invecchiato preferisco evitare citazioni che potrebbero risultare sbagliate …), che può significare e mettere insieme tutto e il contrario di tutto, ma che soprattutto torna prepotentemente alla ribalta ogni qualvolta, dalle parti del Vulcano, si sente … profumo di elezioni.
Corsi e ricorsi storici. Sentii parlare di creare il “sistema Etna” non tantissimo tempo fa, ma sembra già un’eternità, quando sull’Etna si disse e si scrisse che si volevano fare cose faraoniche ma forse … poco adatte a un sito di così elevato valore naturalistico: nuove funivie, campi da golf a iosa, trenini sbuffanti nel cuore della magica Muntagna, villaggi turistici a oltre 2000 metri di quota, grandi alberghi e così via, per fare sviluppo, si disse e si scrisse, come si dice e si scrive sempre in questi casi.
Oggi si riparla da più parti – non metto in dubbio che in alcuni casi lo si faccia in buona fede e con le migliori intenzioni – di “sistema Etna” per lo sviluppo, sempre questa bella parola, del territorio che circonda il vulcano attivo più alto d’Europa, il Parco e i suoi Comuni. Si riparla, rispolverando stucchevoli slogan triti e ritriti, della “natura volano dell’economia” o si usano termini nuovi, vedi il gettonatissimo brand, il marchio dell’Etna.
E come spesso accade ed è accaduto in situazioni analoghe, una potente lobby dai risvolti, contenuti, progetti in parte politici e in parte imprenditoriali, sufficientemente forte – anzi in forza crescente, perché come accade sempre in questi casi sul carro del vincitore sono pronti a salire sempre in tanti – e autorevole in termini di capacità di pressione, lavora ad accreditarsi per acquisire consensi e “piazzare le bandierine” sul territorio conquistato. Pronta anche a mettere fuori gioco strada facendo, con ogni mezzo politicamente e amministrativamente legittimo, chi potrebbe ostacolare questo progetto. O di chi, da parte sua legittimamente, rivendica il diritto di esercitare in pieno quel ruolo, di cui abbiamo già detto, assegnato dall’UNESCO e ribadito dal Ministero, senza peraltro volere chiudere la porta la collaborazioni, sostegni, idee che possano adeguatamente contribuire ad una forte promozione e valorizzazione del sito Patrimonio dell’Umanità.
Io credo, che questo è un vero e proprio “sistema anti Etna”, perché in fondo e non tanto in fondo questa lobby – composta da un mix piuttosto variegato ed eterogeneo di vecchi e giovani lupi della politica, potenti più o meno veri e servi più o meno sciocchi, furbacchioni, fiancheggiatori interessati e farisei collaudati, opportunisti di professione, accomunati da una discreta dose di arroganza – non è tanto interessata agli immensi valori naturalistici, culturali, scientifici, antropologici che rendono la Muntagna e il suo Parco davvero un Patrimonio unico e irripetibile dell’Umanità, quanto al modo migliore per sfruttare, politicamente in termini di consenso e controllo ed economicamente in termini di impresa e di business, questi valori. Per fare cose a favore delle popolazioni, si dice e si dirà sempre all’esterno, ma anche per operare a favore della lobby stessa e di chi la compone. In questo senso, a mio avviso, è un “sistema anti Etna”, che con quello che rappresenta davvero l’Etna per il mondo ha poco a che fare, anzi si muove contro quella che è l’idea del Vulcano siciliano nell’immaginario collettivo planetario.
Io credo che il “sistema Etna” sia ben altra cosa, E’ l’insieme di persone, gruppi di persone, uomini e donne, grandi e piccoli, semplici cittadini ma anche gente con ruoli di responsabilità nella governance e nell’amministrazione come nella conoscenza e nella fruizione della Muntagna, intelligenze e competenze, passioni varie, background culturali e umani, scienziati e trekkers, vulcanologi e guide, scrittori e bikers, poeti e fotografi, insegnanti e studenti, uniti da un comune sentire che è l’amore infinito per l’Etna; la capacità di fruirne le meraviglie e la voglia di conoscerla sempre meglio; di spiegarla e farla conoscere al mondo e soprattutto alle giovani generazioni; di amarla e rispettarla senza alcun interesse politico, economico o di altro genere; di difenderla con generosità da chi vuole violentarla e deturparla, da chi vuole solo trarne bieco vantaggio; di fare con onestà e impegno quel lavoro a cui queste persone sono istituzionalmente o professionalmente chiamate.
E’ quell’esercito di camminatori e ciclisti, tantissime splendide persone e famiglie, che ho visto negli ultimi venti anni della mia vita percorrere gioiosamente i meravigliosi, nuovi sentieri inaugurati nel Parco, che offrono la possibilità di conoscere e fruire nel modo più genuino la splendida natura dell’Etna. Sono tutti quei ragazzi meravigliosi con i loro insegnanti che ho visto al Parco nei giorni del Trentennale. Gente di tutte le età che crede nell’immagine e nell’idea più sana e autentica di questo straordinario Gigante della natura e che non intende rinunciare a crederci. Sono anche quelle “buone pratiche”, ce ne sono state e ce ne sono certamente, pensate e realizzate insieme con intelligenza da attori pubblici, privati e associazioni per valorizzare e rendere fruibili alcune delle più belle caratteristiche della Muntagna: mi vengono in mente i programmi di escursioni, il treno del vino dell’Etna, la littorina Circum della cultura, il calendario unico degli eventi sportivi, i nuovi sentieri, le entusiasmanti iniziative di educazione ambientale per le scuole, i periodici appuntamenti a grande partecipazione per le grandi iniziative di pulizia di un meraviglioso territorio, evidentemente poco amato e rispettato dai tanti, troppi incivili che lo deturpano costantemente e altrettanto poco tutelato – probabilmente anche per valide ragioni, la mancanza di uomini e di risorse – da chi avrebbe il compito istituzionale di tenerlo pulito, di curare la sua immagine e il suo decoro davanti agli occhi del mondo.
E’ questo, secondo me, il vero e autentico “sistema Etna”. Potrei citare tantissimi dei suoi componenti, splendide persone e gruppi di persone con le quali ho condiviso e condivido questo comune sentire, ma anche appassionanti esperienze e pezzi di vita. Se non lo faccio è perché, facendo qualche nome e dimenticandone qualche altro, rischierei di deludere chi non lo merita … E’ questo, secondo me, il vero “sistema Etna”, al quale Idda apre ogni giorno metaforicamente le sue grandi e forti braccia, regalandogli il generoso dono della sua incomparabile, Grande Bellezza e naturalmente il suo fascinosissimo e straordinario “lavoro” di grande e formidabile Vulcano attivo.
Non sono, invece, tanto sicuro che la nostra cara Muntagna riesca a tollerare le idee e i progetti del “sistema anti Etna”, che del “sistema Etna” che ho appena descritto è soltanto un copia brutta e deforme, a uso e consumo del potere e dei suoi interessi. Non solo per un ovvio e fisiologico moto di difesa, ma anche perché, come ci ha spesso insegnato la sua storia fino a quella recentissima, ogni qualvolta l’uomo ha cercato di fare qualcosa che non andava fatta, l’Etna ha reagito con la sua furia distruttiva. Se lo ricordi bene la lobby del “sistema anti Etna”, se lo ricordino bene i suoi componenti: il gigante che dorme non va disturbato …
A fianco e sotto, immagini della festosa partecipazione dei ragazzi delle scuole al Trentennale del Parco dell’Etna: la “valanga rossa” del gruppo di “Storie sotto il vulcano” e due immagini degli studenti del territorio nella sede dell’ente. Con il titolo, la foto dei ragazzi di “Storie Sotto il Vulcano” mentre recitano la splendida poesia di Giuseppe Riggio “L’Etna che vorrei”
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