ECCO SANTO AGHIOS

di Santo Scalia

Il 23 marzo del 1910 – fra cinque giorni saranno trascorsi 108 anni da quella data – sull’Etna era una giornata piovosa; nella notte alcune scosse di terremoto, non particolarmente intense né avvertite da molti, segnavano l’apertura di una frattura che dalla zona detta Volta del Girolamo, nel versante sud, si propagò per circa 500 metri fino al Monte Castellazzo.

Schema del teatro eruttivo (Emilio Oddone – L’eruzione etnea del Marzo-Aprile 1910)
Schema del teatro eruttivo (Emilio Oddone – L’eruzione etnea del Marzo-Aprile 1910)

Il giorno dopo, in seguito ad una schiarita, una colonna di fumo scuro fu avvistata intorno a quota 2000 m. circa; un fiume di fuoco scorreva in direzione della frazione Borrello, poco a nord di Belpasso. La lava, in meno di un giorno, aveva già percorso quasi 8 chilometri!

Sgorgando dalla parte più bassa della frattura la colata passò tra Monte Vetore e Monte Nero, poi più a valle tra Monte Sona e Monte Concilio, si intrufolò quindi nello stretto tra Monte San Leo e Monte Rinazzi e scese fino a lambire, a occidente, i monti Nocilla e Fusara.

CISTERNA REGINA 1

In ricordo di questo drammatico evento, nella Chiesa Maria Santissima della Guardia a Borrello si trova un dipinto realizzato nel 1941 dal pittore Giuseppe Barone da Militello in Val di Catania. L’opera raffigura la scena dell’invocazione dell’intervento della Vergine, protettrice del paese, affinché l’abitato venisse risparmiato.

Intanto la popolazione lasciava le proprie case o, come spesso avviene, si CISTERNA REGINA 2rivolgeva al sovrannaturale implorando la salvezza. La punta più avanzata della colata si arrestò in contrada Cisterna della Regina a quota 690 m. circa, a poco più di un chilometro dal centro di Borrello avendo percorso in lunghezza più di 10 chilometri. Era il 18 di Aprile.

Sull’Etna c’è la consuetudine di assegnare nomi di personaggi particolarmente legati alle vicende del vulcano alle nuove emergenze morfologiche frutto dell’attività recente: così, al termine dell’eruzione fu denominato Monte Recupero il più grande dei conetti appena formatisi; la serie di bocche e piccoli coni piroclastici allineati lungo la frattura furono invece chiamati Monti Riccò.

Il percorso della colata (da uno schema di Luigi Taffara - in Atti della Accademia Gioenia, Anno LXXXCIII, Serie 5, Vol. IV, 1911)
Il percorso della colata (da uno schema di Luigi Taffara – in Atti della Accademia Gioenia, Anno LXXXCIII, Serie 5, Vol. IV, 1911)

Purtroppo, trattandosi di strutture non particolarmente emergenti, già nelle carte topografiche del 1969 entrambe le denominazioni non erano più riportate; l’insieme dei coni dell’eruzione venne genericamente indicata “Bocche del 1910”,Crateri del 1910” e “Bocca effusiva del 1910”. Le eruzioni avvenute nel versante sud, cioè quelle del 1983 e del 1985, hanno infine cancellato definitivamente qualunque evidenza dell’eruzione del 1910.

Quelle che potete vedere scorrere nella gallery, sono solo alcune delle tantissime immagini riprodotte allora sulle cartoline postali. Una interessante documentazione fotografica realizzata dal Prof. Gaetano Ponte, relativa alle varie fasi di questa eruzione (per un totale di 27 foto), si può trovare sul sito dell’AFT (Archivio Fotografico Toscano) (http://www.aft.it/fondi/ponte/home.htm).

Ma ecco, per concludere, alcune notizie sul professore Riccò e sul canonico Recupero, ai quali furono intitolati i crateri formatisi nel corso dell’eruzione.

ANNIBALE RICCO'

Annibale Riccò. Nato a Modena il 14 settembre del 1844 fu personaggio di spicco nel panorama scientifico della seconda metà dell’800.

Conseguita la laurea in Scienze Naturali insegnò Geodesia all’Università della sua città natale, quindi Fisica tecnica al Politecnico di Napoli e poi all’Università di Palermo. Qui lavorò in seguito come astronomo presso il Reale Osservatorio Astronomico e successivamente fu direttore di quello di Catania.

Noto nel mondo della spettroscopia, della meteorologia e della sismologia, fu attento osservatore dell’eruzione etnea del 1910; in merito ad essa pubblicò relazioni sulla rivista Natura ed Arte, sul Bollettino dell’Accademia Gioenia di Catania e sulla prestigiosa Nature di Londra.

Morì a Roma il 23 settembre 1919.

GIUSEPPE RECUPERO

Giuseppe Recupero. Nato a San Giovanni La Punta (Catania) il 19 aprile 1720, è stato l’autore di un’opera fondamentale per la vulcanologia etnea, i due volumi della Storia naturale e generale dell’Etna. I due volumi furono pubblicati postumi nel 1815, ad opera del nipote Agatino.

Recupero fu uomo di scienza nonché di Chiesa, essendo stato Canonico della Cattedrale di Catania. Sua anche la pubblicazione del Discorso storico sopra le acque vomitate dal Mongibello e suoi ultimi fuochi nel 1755.

Morì a Catania il 4 agosto 1778.

(G.Pe.) La meravigliosa, affascinante carrellata di storiche cartoline postali sull’eruzione dell’Etna del 1910 che pubblichiamo nella fotogallery – con sequenze, nell’ordine, delle bocche eruttive in attività, dei flussi lavici e dei flussi e fronti lavici – fanno parte della collezione privata dell’amico Santo Scalia, che il Vulcanico e chi scrive non smettono di ringraziare per il prezioso, appassionato, interessantissimo contributo di testi e immagini messi a disposizione del blog e dei suoi lettori.

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