di Santo Scalia

C’è stato un periodo, tra la fine del secolo XVII ed il XIX, durante il quale parte essenziale dell’educazione dei giovani di buona famiglia fu considerata il viaggiare visitando le principali città e le zone d’interesse artistico e culturale europee.

«Meta fondamentale del viaggio era l’Italia, con le sue città d’arte» – precisa l’autorevole enciclopedia Treccani – ed un aspetto fondamentale dell’esperienza era «l’esecuzione di ritratti o di vedute e paesaggi italiani».

Questa particolare, e costosa, attività educativa è stata denominata Grand Tour.

Jean-Pierre Louis Laurent Houël proveniva dalla città di Rouen, nel nord della Francia, dove era nato nel 1735. Già esperto pittore ed incisore, nel 1769 ottenne permesso e finanziamenti per un viaggio in Italia. Iniziava così il suo Grand Tour, durante il quale gli fu possibile effettuare una prima, seppur breve, visita in Sicilia. Rientrò a Parigi dopo quattro anni. Sull’isola tornò successivamente – e per un periodo ben più lungo – nel 1776; vi rimase per quattro anni, nel corso dei quali visitò, oltre ad ogni angolo della regione, anche le Isole Eolie e l’isola di Malta, descrivendo ed illustrando tutto ciò che di bello e culturalmente interessante avesse visto.

Siamo abituati ad ammirare le splendide vedute prodotte da Jean Houël  attraverso gli acquarelli che sono conservati a Parigi, al Musée du Louvre (al Département des Arts graphiques), o al Museo statale Ermitage di San Pietroburgo. In effetti questi sono gli originali realizzati in loco da Houël, poi in parte ceduti al re francese che lo aveva sostenuto economicamente nel suo lungo tour ed in parte venduti a Caterina Seconda di Russia, per finanziare la pubblicazione del suo lavoro.

Frontespizi dei quattro volumi del Voyage pittoresque (dalla biblioteca digitale Gallica della B.n.F.)

Il grande pubblico ebbe modo di ammirare le opere ed apprezzare i racconti del pittore attraverso la pubblicazione del Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malte et de Lipari: où l’on traite des antiquités qui s’y trouvent encore, des principaux phénomènes que la nature y offre, du costume des habitans, et de quelques usages.

Con questa monumentale opera, frutto di anni di viaggi ed osservazioni, il “Peintre du Roi, et de plusieurs Académies” (il pittore del Re e di diverse accademie) presentò al mondo le principali vestigia presenti ancora al suo tempo nella parte più meridionale d’Italia.

Il Viaggio pittoresco alle isole di Sicilia, di Malta e di Lipari fu pubblicato a Parigi in quattro volumi, nell’arco dei cinque anni che vanno dal 1782 all’87, corredato da 264 planches (tavole) tutte non colorate, incisioni realizzate con la tecnica dell’acquatinta su lastre di rame sulla base degli acquarelli e dei guazzi (o gouaches) originali realizzati dal pittore:

Tome primier pubblicato nel 1782 con 72 tavole numerate da 1 a 72
Tome second pubblicato nel 1784 con 72 tavole numerate da 73 a 144
Tome troisiéme pubblicato nel 1785 con 60 tavole numerate da 145 a 204
Tome quatrième pubblicato nel 1787 con 60 tavole numerate da  205 a 264

 

Tutti i volumi sopra elencati sono consultabili tramite la rete internet, nella biblioteca digitale Gallica della Bibliothèque Nationale de France.

L’Etna in Vista della parte meridionale del Canale di Messina (Tavola 88)

Houël era già stato in Sicilia nel 1770; nel corso della sua seconda visita ebbe anche  l’opportunità di visitare, nel 1778,  il rinomato museo del Principe di Biscari, a Catania. È nel secondo volume, quello pubblicato nel 1784, che descrive, ed illustra, i luoghi dell’area etnea: il volume infatti comincia con la trattazione della città di Messina, dal cui canale già appare l’Etna.

Poi, seguendo la costa ionica, passando per Taormina e Naxos il pittore arriva a descrivere il nostro grande vulcano: un intero capitolo, De l’Etna, gli è dedicato.

L’Etna in Vista della parte meridionale del Canale di Messina (Tavola 88)

Innanzitutto viene proposta una tavola, la numero 102, che riporta una Carte du Mont Etna basata, come confessa l’autore stesso, su quella «qu’en a faite le célèbre Recupero, savant Chanoine de Catane, qui s’est occupé toute sa vie à étudier les productions & à connoître l’histoire naturelle de cette étonnante montagne».

Segue poi una dettagliata descrizione del versante orientale della montagna, corredata da due tavole: la 104, con la quale Houël  ci offre una “vista prospettica dell’Etna, presa in pieno mare a nord-est di questa montagna”; e la tavola 105, con una “vista della sommità dell’Etna, tra Rocca della Capra e Trifoglietto”.

Le tavole 104 e 105

Houël – incuriosito da un particolare fenomeno accaduto solo qualche anno prima, nel 1755 – descrive minuziosamente «la fameuse éruption d’eau, arrivée au Mont Etna», fenomeno che era già stato descritto nello stesso anno dal Canonico Giuseppe Recupero nel suo volume “Discorso storico sopra l’acque vomitate da Mongibello e suoi ultimi fuochi avvenuti nel marzo 1755 [il volume è stato ripubblicato, in copia anastatica, dall’editore Arnaldo Forni nel 1991].

Houël, acuto osservatore, sempre alla ricerca di luoghi e cose fuori dal comune, rimane affascinato dalle particolari formazioni basaltiche presenti ad Acitrezza (la Trizza, come lui scrive); descrive così ciò che può ammirare nel mare antistante il porticciolo, cioè gli Scogli dei Ciclopi – i Faraglioni – e i basalti prismatici lì vicino:

Uno degli scogli dei Ciclopi presso il porto della Trezza (tavola 106)
Veduta generale degli scogli dei Ciclopi (tavola 107)
Veduta del primo scoglio dei Ciclopi (tavola 108)

 

 

 

 

 

 

Veduta del 3° Scoglio dei Ciclopi – Tavola 109

A seguire viene illustrato il promontorio del Castello di Jaci; l’autore descrive poi la città di Acireale; il Castagno dei Cento Cavalli (tavola 114), albero millenario che già allora portava tale denominazione; la Grotta della Neve (tavola 115, oggi conosciuta anche come Grotta dei Ladroni); il paese di Nicolosi ed il Monte Rosso (tavola 116, cono avventizio oggi denominato Monti Rossi, del quale Houël disegna anche la pianta, pris à vue d’oiseau, come fosse vista da un drone, diremmo oggi).

La guida Biagio Motta detto il Ciclope
L’itinerario dell’ascesa all’Etna (Capitolo 21 del secondo volume)

Infine, prima di intraprendere l’ascesa alla sommità del Vulcano, rende immortale un personaggio – tale Blaise Motta (Biagio Motta), guida della Montagna – soprannominato, per il suo aspetto, il Ciclope.

Houël ci lascia inoltre le sue ipotesi sulla formazione dei vulcani, offrendoci anche i disegni di ipotetiche sezioni al fine di descriverne la struttura e ci parla pure delle eruzioni. Quindi descrive la sua ascesa all’Etna.

Chatagner des Cent Chevaux (Hermitage)
Una riproduzione della Veduta dei Monti Rossi

Houël segue alla lettera l’offerta turistica dell’epoca: il pacchetto comprendeva l’arrivo a Nicolosi, un breve riposo presso il Convento dei Benedettini di San Nicolò l’Arena, inizio dell’ascensione con pernottamento alla Grotta delle Capre, arrivo alla Torre del Filosofo, spettacolo del sorgere del Sole da quota 3000, visita del Cratere (allora ce n’era solo uno!), osservazione della bocca e dei dintorni di essa, discesa e ritorno a Nicolosi. E tutto ciò venne illustrato, oltreché descritto.

Mi piace a questo punto riproporre le parole e le immagini lasciateci dal viaggiatore. Per ciò ho fatto uso del volume Viaggio in Sicilia (edizioni Edi.bi.si. – 1999), estratto e tradotto dall’opera di Houël e introdotto da Carlo Ruta: «Dopo aver a lungo osservato Monte Rosso ci recammo a San Nicola Vecchio. Attualmente questo palazzo, che appartiene ai Benedettini del convento di Catania, è usato solo come ospizio: essi ci vengono solo per rimettersi in salute dopo qualche malattia. […] Bisogna essere caldamente raccomandati dai Benedettini di Catania per essere ricevuti in questa casa, e vi si può usufruire del solo coperto. […] Noi vi fummo trattati bene e ripartimmo verso le tre del pomeriggio per recarci alla Grotta delle Capre. Eravamo preceduti dal celebre Blasi, guida fedele di tutti i viaggiatori. […] Il percorso è molto aspro e pericoloso; […] dopo due ore di cammino spaventoso e penoso arrivammo nella regione delle foreste, la regione selvosa. […] Arrivammo [alla Grotta delle Capre] tre ore dopo la nostra partenza da San Nicola Vecchio. […] Ci addormentammo subito dopo la cena

«[…] a mezzanotte eravamo tutti a cavallo pronti per partire. […] Passammo nella terza regione, che potremmo chiamare della sterilità e della neve. […] Più salivamo più il vento rinforzava. […] Dopo poco arrivammo al pianoro che si trova alla cima dell’Etna e al centro del quale si staglia il cratere del vulcano. Il luogo è detto Monte Frumento. È forse un nome ironico? Infatti è assurdo che ci sia stato grano su questa distesa di ceneri, neve, ghiaccio e lava […]».

Mentre Houël ed i suoi accompagnatori riposano un po’ prima di rimettersi in cammino vorrei fare una breve parentesi sulla possibile etimologia del nome “Monte Frumento”: nella pubblicazione Oronimi Etnei – Il nome dei crateri dell’Etna (Bollettino Accademia Gioenia Sci. Nat. – Vol.45 – N.° 375 del 2012) Giovanni Tringali, tra le varie ipotesi, vaglia anche quella che farebbe derivare il termine Frumento «[…] dalla cosiddetta “pietra frumentale” citata nel testo di Giuseppe Recupero “Storia Naturale e Generale dell’Etna”. Infatti in tale opera viene descritta la cosiddetta “pietra frumentale” di forma conica schiacciata. E’ quindi verosimile che si tratti di cristalli isolati di clinopirosseni o di plagioclasi».

Resti della Torre del Filosofo

Torniamo al racconto di Houël: «Ci riposammo un’ora, ma appena scorgemmo nel cielo il chiarore che annuncia il sorgere del sole […] ci spingemmo verso il luogo chiamato la Torre del Filosofo. […] Fummo molto sorpresi di trovare appena un pezzo di muro che non arrivava a due piedi di altezza, fatto solo di due file e mezzo di blocchi di pietra».

La bocca superiore dell’Etna (Tavola 123)

Dopo aver ammirato l’incommensurabile panorama che si presentava ai suoi occhi, il viaggio riprese: «[…] salimmo così in cima al cono del cratere. Il cono è formato da depositi di cenere, di sabbia e di pozzolana eruttata dal vulcano. Vi si sprofonda fino alle ginocchia e si teme continuamente di esserne del tutto inghiottiti [!] […] Il tuono che si sente rimbombare nelle viscere del vulcano è terribile; esso scuote la montagna e suscita un tale terrore che bisogna fare appello con tutte le forze alla ragione per restare in quel luogo

Houël trova una topografia differente da quella che si sarebbe aspettato di vedere: «Dall’altura della roccia che si trova alla sinistra della tavola, dove ho disegnato alcune figure, fino a quella che si trova più a destra, non corrono più di centocinquanta tese [poco meno di 300 metri n.d.A.] che corrispondono al diametro del cratere: esso dunque non è così immenso come sostengono alcuni autori moderni. […] Si comprenderà bene che non ho osato percorrere il vallone al centro del cratere; la scarsa solidità del suolo rende l’impresa troppo rischiosa

Terminato il disegno, Houël in brevissimo tempo ridiscese dal cono sommitale e, stremato, raggiunse i suoi compagni di viaggio che erano rimasti, coi muli, in prossimità della Torre del Filosofo. Poi di nuovo giù alla Grotta delle Capre, per uno spuntino, e quindi nuovamente a Nicolosi, al monastero, per pernottare.

L’opera prosegue con la descrizione e l’illustrazione della città di Catania e dei suoi monumenti, fra i quali l’Anfiteatro, il Teatro, l’Odeon. La descrizione continuerà nel volume successivo, il terzo (pubblicato nel 1785). Verrà descritta la Cattedrale, da poco ricostruita, la festa di Sant’Agata, il Tempio di Bacco (che oggi noi chiamiamo Terme Achilliane);   segue quindi la descrizione delle cose notevoli di Mister Bianco, «de Paterno e D’Aderno» [sic; oggi Paternò a Adrano], dove viene colpito dai particolari costumi delle donne.

Tavola 63- L’Etna vista da Catania
Tavola 61- L’Etna visto dalla Porta di Aci

L’Etna ritorna nuovamente protagonista… «On jouissoit ainsi de l’aspect de la plus belle campagne: l’Etna, comme on le voit dans le lointain de cette estampe, en fait un bel ornement»:

Houël procede quindi verso l’interno del territorio catanese, spingendosi a Centuripe, a Iudica, a Troina; poi visita l’ennese: San Filippo d’Agira; Leonforte; Nicosia; Sperlinga. Raggiunge anche alcuni paesi del palermitano: Polizzi; Sclafani; Giuliana; Busachino [Bisacquino]; Contessa; Palazzoadriano [Palazzo Adriano] e Prizzi, dove si sofferma nella descrizione dei riti religiosi greco-albanesi, ancor oggi tipici di quelle contrade.

I laghetti di Naftia. Confronto tra le incisioni presenti nell’edizione del 1785 e gli acquarelli conservati presso il Museo dell’Hermitage

Ritornando verso Catania, visita Castrogiovanni [oggi Enna]; Piazza [oggi Piazza Armerina]; Caltagirone; Grand-Michel [Grammichele]; Mineo. Non potevano sfuggirgli le particolarità geologiche dell’area di Palica [Palikè] ed i laghetti – allora esistenti – di Naftia: ne fece due riproduzioni, nelle tavole 62 e 63.

Il viaggio si protrae ancora, attraverso i più interessanti siti archeologici e naturalistici della Sicilia, ma questo esula dal nostro proposito di illustrare la parte del viaggio che ha interessato il territorio etneo.

Oggi il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo conserva 264 dei disegni originali di Houël, alcuni dei quali possono essere ammirati anche tramite internet. La lista che segue si riferisce a quelle, di tali illustrazioni, attinenti l’Etna ed i suoi dintorni:

ОР-3944 Bird’s Eye View of Volcano Monte Rosso
ОР-3945 View of Volcano Monte Rosso from the West and Section Drawing of One of Craters
ОР-3946 View of Etna near the Peak of Monte Rosso
ОР-3947 View of Mountain Etna on the East Side of San Leonardo
ОР-3949 View of Etna from the Northwest of Randazzo
ОР-3951 Chestnut of ‘One Hundred Horses’ on the Eastern Slope of Etna Below Snow Grotto
ОР-3952 Plan of the ”Castagno dei cento cavalli”
ОР-3966 View of the Theatre in Taormina
ОР-3982 Basalt Rock in Port La Trizza
ОР-3984 The Cyclopes Island in the Bay of La Trizza. General View
ОР-3986 View of the Rocks on the Third Cyclopes Island
ОР-3988 Basalt Rocks in Shape of Columns to the South of the Port of La Trizza
ОР-3985 View of the Cliffs of the Second Island of the Cyclopes

 

Altri acquarelli si trovano a Parigi, presso il Département des Arts graphiques del Musée du Louvre; grazie a Joconde, catalogue collectif des collections des musées de France, possiamo ammirarli:

13 Numéro d’inventaire INV 27190 L’Etna et un des faubourg de Catane vus de La Porta d’Aci
19 Numéro d’inventaire INV 27185 Le châtaignier des cent chevaux sur les pentes de l’Etna
22 Numéro d’inventaire INV 27162 Le promontoire et une partie de la ville de Castel d’Iaci
27 Numéro d’inventaire INV 27184 Les écueils des Cyclopes appelés Farailloni
54 Numéro d’inventaire INV 27188 Un des écueils des Cyclopes près du port de la Trezza

 

Infine, altre 70 incisioni sono visibili su Gallica, nella pagina Illustrations de Voyage pittoresque des îles de Sicile, Malte et de Lipari.

Con il titolo: particolare dalla gouache che raffigura il millenario Castagno dei Cento Cavalli, sull’Etna (Museo dell’Hermitage)

 

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