di Gaetano Perricone

Alla fine del film che ho visto ieri sera, mi è venuto in mente il titolo-parodia di un cult del cinema italiano: mafia, amore e fantasia … Il vero titolo è invece “In guerra con amore”, la seconda opera importante del regista palermitano Pierfrancesco Di Liberto, molto più noto e popolare come Pif. Che si conferma un eccellente narratore, bravissimo a raccontare con estrema chiarezza e incisività – oltre che con il garbo e l’ironia già evidenziati nella sua acclamata opera prima “La mafia uccide solo d’estate” – gli inquietanti, quasi rimossi risvolti di un pezzo di storia fondamentale per la Sicilia e per l’intero Paese.

E’ un film importante, bello e interessante, quasi didattico “In guerra per amore”, per certi versi anche più significativo della splendida opera precedente di Pif.  Mi sembrano francamente incomprensibili alcune semi-stroncature che ho letto in giro ad opera dei soliti critici con la puzza sotto il naso, poco inclini a riconoscere l’intelligenza, la bravura, la genialità del regista palermitano.

Locandina In guerra per amore
Locandina In guerra per amore
Una scena-chiave del film
Una scena-chiave del film

E’ divertente, gustoso, leggero, godibilissimo, intenso, a tratti commovente.  Ma la storia non fa ridere per nulla, anzi … Non ne racconto la trama perché non ho alcuna intenzione di fare una recensione, non è il mio mestiere. Dico solo che, attraverso l’appassionante storia d’amore tra Arturo e Flora (lui Pif, eccellente anche come attore, lei la bella e ancora molto brava Miriam Leone), ambientata nella Seconda Guerra Mondiale tra gli States e il tipico paese siculo di Crisafullo, il regista narra dettagliatamente i risvolti del patto scellerato, mediato dal potentissimo boss Lucky Luciano, tra Cosa Nostra e il Governo e l’esercito americano, che consentì una conquista dell’isola facile e pressoché senza spargimento di sangue.

In cambio, la mafia ottenne la liberazione dei più sanguinari killer dal carcere a vita e la nomina di potenti boss ai vertici di varie amministrazioni locali. Ebbe così inizio e si consolidò nel tempo quel rapporto mafia-politica- affari, anticipato dal rapporto Scotten del 1943 a cui fa riferimento il film, che ancora oggi incide in modo determinante sulla vita pubblica della Sicilia e sulla vita privata di molti siciliani. Emblematica la frase declamata nella parte finale del film dal capo mafioso Don Calò, nominato dall’esercito americano sindaco di Crisafullo: “La democrazia siamo noi !”.

Bravo, bravissimo Pif a raccontarla con nitidezza. Una storia che,  come ha dichiarato in questi giorni il regista, non è mai stata narrata e di cui “stiamo pagando ancora il conto”. Bravissimi anche gli attori caratteristi: il già citato mafiosazzo arrogante e volgare Don Calò, interpretato magistralmente da Maurizio Marchetti; Sergio Vespertino e Maurizio Bologna, Mimmo e Saro, coppia esilarante; Lorenzo Patanè, l’odioso Carmelo figlio del boss, promesso sposo di Flora; Stella Egitto.

Memorabili alcune scene. Ne cito tre: l’arrivo di Arturo a Crisafullo sull’asino volante, con profonda meraviglia del bambino tra i protagonisti del film; la statua della Madonna che schiaffeggia quella di Mussolini durante la corsa verso il rifugio per il bombardamento; la lunghissima, vana attesa di Arturo, su una panchina di fronte alla Casa Bianca, di un incontro con il presidente Roosvelt per parlare di una lettera segreta inviata da un integerrimo ufficiale, che rivela le nefandezze del patto scellerato tra mafia e esercito statunitense.

Non vi dico altro se non di non perdervelo, “In guerra per amore”. Vale assolutamente la pena.

 

Gaetano Perricone

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