di Santo Scalia
Parlando di vulcani prossimi al capoluogo siciliano il pensiero corre subito all’Etna. Difficilmente si pensa ad aree vulcaniche molto più vicine rispetto alla montagna catanese. Ed invece, solo a circa 67 chilometri dal centro della città di Palermo, a settentrione, nel Mar Tirreno, si trova un’isola vulcanica: è Ustica, un complesso vulcanico però non più attivo; l’attività vulcanica dell’isola, infatti, si è esaurita già da circa 130.000 anni.
Avvalendoci delle informazioni fornite dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ripercorriamo per sommi capi la storia eruttiva del vulcano usticese: nell’isola, le manifestazioni vulcaniche più antiche, datate circa 750.000 anni, sono delle colate laviche sottomarine (con formazione di pillows, strutture caratteristiche la cui forma ricorda quella di un cuscino). Probabilmente, in questa fase Ustica era un seamount (rilievo vulcanico isolato a forma generalmente conica che si eleva dal fondale marino per oltre 700 m.), che eruttava lave basaltiche attraverso sistemi di fessure eruttive. Queste rocce costituiscono le unità di Capo Falconiera e di Cala Santa Maria, che affiorano nel settore meridionale dell’isola.
L’attività effusiva sottomarina è proseguita fino a circa 500.000 anni fa, quando l’attività, diventata subaerea, ha portato alla formazione dello stratovulcano di Monte Guardia dei Turchi. Intorno a 424.000 anni fa, dopo un notevole lasso di tempo, si è verificata l’unica eruzione esplosiva significativa della storia dell’isola: i Tefra della Grotta del Lapillo. Alla deposizione dei prodotti piroclastici ha fatto seguito un collasso strutturale dell’edificio formatosi in precedenza, che ha portato alla formazione della caldera di Tramontana.
Nell’ultima fase dell’attività vulcanica di Ustica (da 350.000 a circa 130.000 anni fa), si sono verificate almeno 12 eruzioni, sia esplosive sia effusive, di composizione basaltica, che affiorano nel settore settentrionale e occidentale dell’isola.
Il nome Ustica, probabilmente deriva dal latino ustum, bruciato [Carlo S. Manfredini ed altri autori], a causa del colore dato dalle lave che la ricoprono. L’isola si estende per circa 9 chilometri quadrati, ed è stata abitata dall’uomo sin dall’Età Neolitica. Nel corso della Media Età del Bronzo (tra il XIV ed il XIII secolo a.C.), si svilupparono fiorenti attività commerciali, e di quel periodo ci restano interessantissime tracce nel Villaggio preistorico di Contrada Tramontana.
Il punto più alto di Ustica raggiunge i 244 metri, al Monte Guardia dei Turchi, che si trova nella parte mediana dell’isola. Come già detto si tratta di ciò che rimane di una struttura vulcanica composita, la cui attività si è svolta prima in ambiente marino caratterizzato da acque basse, quindi subaereo. Da notare che alla sua sommità sono state individuate delle faglie con andamento nord-sud, in prossimità delle quali si possono osservare delle fuoriuscite di vapore d’acqua. Le temperature in queste fratture non sono alte, ma comunque superiori a quelle esterne (Franco Foresta Martin, 2001).
A corredo di questa breve nota sull’isola vulcanica di Ustica, ho inserito nella fotogallery alcune delle mie fotografie e delle cartoline postali della mia collezione personale.
Con il titolo: l’isola di Ustica dall’aereo – Foto S. Scalia
(Gaetano Perricone). Gratissimo, ancora una volta, al grande Santo Scalia per avere risvegliato il mio antico amore per Ustica, meravigliosa e adorata isola della mia gioventù palermitana e per avere regalato ai lettori del Vulcanico, insieme alle interessanti note di carattere storico e geologico sull’antico vulcano nei pressi di Palermo, una fotogallery come sempre straordinaria e soprattutto preziosa, che ci restituisce per intero la bellezza e il fascino di luoghi stupendi, veri e propri angoli di paradiso.
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