di Sergio Mangiameli
Capita di avere figli che fanno il compleanno e lo festeggiano insieme agli amici in un locale. Capita che i luoghi di queste feste non debbano obbligatoriamente essere mecdonald vari e possano trovarsi fuori dai gorghi abitudinari, un po’ più appartati, ma comunque segnalati fisicamente con cartelli indicatori.
Capita che i genitori si siano persi, infilando una traversa fuori tema, perché gugol map gli indicava lì, insisteva che lì fosse il luogo della festa, che – maledizione! – fosse quella e nient’altro la verità, che la tecnologia non sbaglia, che solo l’uomo può sbagliare. Capita anche che alla fine, le batterie degli smartfon si scarichino e che il genitore sia rimasto solo, al buio, e bastava che avesse alzato gli occhi, che avesse guardato e letto il cartello indicatore davanti a lui. E invece no: il navigatore fino all’ultimo ione carico non ha mancato nella sua implacabile dizione da fantascienza: siete arrivati-siete arrivati- siete arrivati…
E allora ho immaginato che anziché perderci nello spazio di uno schermo virtuale, sabato sera potremmo perderci nel tempo del nostro mondo finto. La sera della vigilia noi saremo incollati, come sempre, allo smartfon o al navigatore e per qualche insondabile ragione di errore commesso in partenza, proprio il peccato originale di aver impostato umanamente male gugol – per uno starnuto improvviso, un prurito al culo, un peto scappato, un sospiro d’amore, o solo beota distrazione –, gugol proprio adesso, il ventiquattro sera, riporti l’umana imperfezione e con algida sicurezza si prenda un giorno in più.
Per lui, sabato sera non è la vigilia di Natale, ma un giorno prima. Noi non stiamo andando alla nostra festa della vigilia. Noi ci troviamo nella traversa di un tempo non contemplato, ma fintamente certo. La voce che ci comanda ha la modalità di sempre: non siete arrivati-non siete arrivati… E siamo convinti che sia così, esattamente così.
Davanti a noi c’è Babbo Natale, fermo. La slitta ferma. Ha le braccia conserte e ci guarda. E ride. Si sta spaccando dal ridere. Si contorce dalle risate. Prende a manate le renne, che si sbellicano anche loro. Fanno un casino d’inferno perché ridono come mai prima, renne e Babbo Natale. Ma tanto non è questa la verità, perché? Perché non li sta vedendo nessuno.
Commenti recenti