di Elvira Mazzone
Si sono concluse oggi, all’Oasi del Simeto, le tre giornate dedicate alla Santa Patrona di Catania, Sant’Agata.
Qual è il collegamento tra il Simeto e la Santa? In un momento in cui la città di Catania si immerge nella pienezza della festività riempendola di misteriosa religiosità, colori e “Semu Tutti devoti Tutti – Cettu Cettu”, tante sono le leggende, che si intersecano nella storia e nel culto di Sant’Agata e una di questa è quella che la riporta proprio al Simeto.
Agata, dal greco “la Buona”, fin da piccola ricevette un’educazione cristiana e all’età di soli quindici anni scelse di sua spontanea volontà di consacrarsi a Dio tanto da ricevere dal Vescovo di Catania il flammeum, il velo rosso che veniva dato alle vergini consacrate al Signore.
Si narra che l’allora Proconsole Quinziano volle conoscere la vergine Agata, sia per la sua bellezza che per il suo appartenere a una famiglia nobile. La fece condurre al suo palazzo dai messaggeri e le chiese della sua famiglia; Agata senza porsi nessun problema dichiarò al Proconsole la sua Fede in Dio. Quinziano era a Catania per far rispettare l’Editto dell’imperatore Decio, quindi chiedeva a tutti i cristiani di rinunciare alla propria fede.
Quinziano, tormentato dal desiderio di Agata, che puntualmente lo rifiutava, la sottopose a torture di ogni genere, offendendola anche nella sua bellezza e dignità di donna: le fece strappare le mammelle con le tenaglie. Riportata sanguinante in carcere, ad Agata apparse Pietro, l’Apostolo di Gesù che la rassicurò e le risanò il seno mutilato. Dinanzi a questo miracolo, Quinziano ancora più indispettito fece preparare i carboni ardenti dove Agata sarebbe stata gettata a corpo nudo e fatta rotolare. Agata per quella esecuzione indossò il velo rosso che rappresentava la sua consacrazione a Dio e ancora un miracolo avvenne: il velo non bruciò e da quel momento venne custodito come reliquia.
Durante l’esecuzione di quell’ordine, si scatenò un terremoto a Catania, dove morirono i consiglieri del Proconsole. Quinziano, spaventato, lasciò il suo palazzo in sella al suo cavallo deciso ad appropriarsi dei terreni appartenuti alla famiglia di Agata, raggiunse il Simeto, ma nell’attraversarlo, all’improvviso si formarono dei gorghi, inghiottendo Quinziano e il suo cavallo. Si narra che ancora oggi, nella notte tra il 4 e il 5 Febbraio, si senta il nitrito del cavallo e la voce di Quinziano che invoca Agata.
Cosi in questa affascinante cornice, tra storia, leggenda e religione, l’associazione Orione e il WWF Sicilia Nord Orientale, presenti all’Oasi del Simeto con il progetto “Nuova Oasi”, hanno coniugato la Grande Bellezza e la tradizione della Festa di S.Agata con l’altrettanta Grande Bellezza naturale della Riserva.
In queste giornate, i partecipanti dell’Istituto Superiore Boggio Lera, della scuola di danza Tery Al Kubra, del gruppo “Passione Natura” e dei tanti catanesi intervenuti, hanno potuto conoscere la Riserva Naturale Orientata Oasi del Simeto, nella sua veste nuova, attraverso sentieri in fiore, lo scorrere del fiume, arricchito dalla presenza della fauna in migrazione, impreziosito dalla maestosa presenza dell’Etna, e come per incanto e magia attraverso il racconto della struggente storia di Sant’Agata.
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