di Santo Scalia
Sebastian Münster fu rinomato cartografo, geografo, matematico tedesco, noto soprattutto per aver pubblicato numerose edizioni dell’opera Cosmographia Universalis, opera molto apprezzata per quasi un secolo e pubblicata fino al 1628, ben oltre la sua morte avvenuta nel 1552.

Sebastian, figlio di Andreas, nacque a Inghelheim, paese vicino a Mainz, il 20 gennaio 1488. Mainz (o Magonza) è il capoluogo del Land della Renania-Palatinato, nell’ovest della Germania, e si trova alla confluenza dei fiumi Meno e Reno. Entrato nell’Ordine Francescano all’età di 17 anni, ricoprì in seguito la cattedra di Ebraico all’Università di Basilea, città nella quale visse sin dal 1529.

In ogni cosmografia (ovvero descrizione del mondo conosciuto) oltre alla descrizione dei vari paesi, popoli e città un ruolo importante è dato dalla descrizione fisica dei luoghi: montagne, fiumi, laghi ed anche vulcani. Tra questi ultimi nella cosmografia di Münster non poteva certamente mancare l’Etna, con il riferimento alle sue eruzioni.
Nel 1575 a Colonia fu pubblicata una edizione in lingua italiana, grazie alla quale si può effettuare un’interessante lettura a proposito del nostro vulcano nel paragrafo intitolato “Del monte Ethna [sic.]” (per comodità di lettura, il brano viene qui riproposto riassumendo e parafrasandone il contenuto in un italiano un po’ più accessibile ai moderni): «Il monte Etna detto volgarmente Mongibello, meraviglioso per gli incendi che ivi avvengono, essendo ripieno di materia sulfurea […] spinge fuori avvampamenti di fuoco. […] Tucidide fa menzione di tre svaporamenti di fuoco del monte Etna dal tempo nel quale i Greci dominavano la Sicilia. Parimenti Strabone afferma che prima dei suoi tempi la cenere del monte Etna si sparse per i campi. Leggiamo altresì che alquanti anni dopo uscì nuovamente fuoco dal monte.

Oltre a ciò, riferisce Orosio, mentre erano consoli Marco Emilio e Lucio Oreste quel monte mandò fuori fiamme con orribili suoni. Ed essendo consoli Lucio Cecilio e Quinto Tito Flaminio accadde un danno di fuoco assai maggiore degli altri: e perciò i Romani rimisero ai Catanesi i tributi per dieci anni. Eruttò anche l’anno successivo al martirio di Sant’Agata di Catania, che avvenne nel 254 d.C. e così pure nell’anno 1165 quando a causa di un terremoto […] perirono tutti i sacerdoti. Anche nell’anno 1329 d.C., essendosi prodotte quattro profondissime aperture, uscì fuori un grandissimo fiume di fuoco.

Il fuoco di questo monte la notte ha un aspetto spaventoso, e non illumina, come farebbe un altro fuoco, ma di giorno brucia di un colore scuro, in maniera non diversa dallo zolfo acceso, della quale materia il monte è pieno. Gli antichi scrivono molte cose, e soprattutto Strabone, il quale afferma di essere stato sulla cima del monte, e di aver osservato tutto con diligenza. Dicono che sulla cima vi sono stupefacenti variazioni: poiché a volte [il monte] manda fuori un fiume di fuoco, altre volte delle fiamme, oppure del fumo scuro […]».
Dopo aver dissertato sul calore che non può essere mitigato neppure dal freddo, sulla neve che d’inverno ricopre la cima del monte e sulle dimensioni dell’area sommitale, secondo le unità di misura in uso al tempo, Münster passa a descrivere la più recente eruzione del 1537 nel corso della quale collassò il Cratere Centrale: «[…] finalmente caduto giu [sic.] da una parte il cocuzzol del monte per le continue fiamme esservisi fatta maggior la buca».

Nelle varie edizioni il vulcano venne raffigurato con diverse incisioni, comunque sempre sormontato da fiamme e con una ricca corona di massi scagliati in cielo e minacciando città e villaggi ai suoi piedi. Osservatori attoniti guardano i fenomeni da rispettosa distanza (come nella stampa riprodotta in apertura).

L’opera, pubblicata per la prima volta a Basilea nel 1544 col semplice titolo di Cosmographia, in lingua tedesca, fu in seguito tradotta oltre che in italiano anche in latino, francese, inglese e ceco.
A Parigi fu pubblicata in varie edizioni, col titolo La Cosmographie Universelle.
Sebastian Münster morì, pare a causa della peste, a Basilea nel 1552.Per ricordare il famoso personaggio la Deutsche Bundesbank emise una banconota da 100 Marchi con la sua effige.

Con il titolo, una stampa tratta dall’ultima edizione (1628) della Cosmographia Universalis (collezione personale)
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