di Antonella De Francesco

Se avete voglia di un film meravigliosamente francese, andate a vedere l’ultima fatica di François Ozon Sotto le foglie. Meglio però rifarsi al titolo originale Quand vient l’automne che dà più senso a tutto il film. L’autunno infatti è la stagione dei rimpianti, dei ricordi , del tempo che è passato, delle Les feuilles mortes come cantava Ives Montand.
Si tratta di un film molto particolare che cambia continuamente registro: dal dramma, alla commedia al noir, un po’ come succede nella vita reale. Un giorno sei sereno e il giorno dopo tutto è cambiato. Un giorno dormi bene e il giorno dopo non riesci a prendere sonno .

Nella campagna bucolica francese della Borgogna, laddove la natura in autunno si esprime con colori magnifici, Ozon osserva il cuore delle persone, le storie della gente comune, le vite di tutti , solo in apparenza tranquille. Anche lui, come ha fatto pure di recente nel suo ultimo film Il caso di Belle Steiner , un altro regista francese Jacqot, guarda alla provincia francese, ai suoi segreti e al suo malcelato pregiudizio.
In una chiesa affollata in cui il sermone invita i fedeli a non disprezzare Maria Maddalena, siede pure una vera ex prostituta, Michelle, ormai avanti negli anni, che conosce molto bene la sua storia e la sorte che le è toccata e sa bene quanto non conti mai abbastanza per gli altri quello che di fatto lei è sempre stata. Ozon ce la presenta a poco a poco con grazia, ci invita a non giudicare ma piuttosto ad apprezzare i suoi modi affabili, il suo garbo, l’amore per il nipote, per la sua amica e il figlio di lei, la sua generosità . Ce la mostra nell’intimità della sua casa dove vive da sola, quando scosta le tende al mattino per far entrare la luce e quando le chiude perché il mondo deve restare fuori, mentre rifà il letto in attesa della figlia, Valerie, mentre cucina il suo piatto preferito mentre cerca di impegnare il tempo che la separa dal rivedere lei e il nipote e rende magnificamente l’idea di quanto possa essere lunga una giornata da soli, di quanto sia lento il tempo per gli anziani, mentre i giovani corrono via. Loro che lavorano anche nel tempo libero per riempire i vuoti esistenziali che essi stessi hanno, loro che inseguono rapporti virtuali sui cellulari e non hanno tempo per la vita vera e per chi li stava aspettando.
Ed è lì che il film cambia ancora una volta registro, da dramma a thriller e la trama si tinge di nero mentre prevale l’ambiguità di tutti, al punto che non sai più a chi credere , ti perdi nelle mezze frasi , provi a dare un senso alle coincidenze per poi arrenderti al fatto che in fondo la verità è che nessuno dice mai tutta la verità
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