di Santo Scalia

Bisogna avere una certa età per sapere cos’è un cinegiornale (anche se la cosa può essere intuitiva) e per averlo veduto: io quella certa età ce l’ho, so cosa sia, ed ho visto al cinematografo alcuni numeri della Settimana INCOM.

Sigla d’apertura del cinegiornale La Settimana INCOM (dal sito dell’Archivio Storico Luce)

Teniamo in considerazione che la RAI – Radiotelevisione Italiana – iniziò le trasmissioni nel gennaio del 1954 e che per parecchi anni il numero dei televisori nelle case dei privati era molto limitato. Come ho avuto occasione di ricordare nell’articolo precedente, allora ci si informava soprattutto per mezzo della radio e dei giornali cartacei, quotidiani o settimanali.

Ma – e può sembrare strano – ci si teneva aggiornati sugli avvenimenti d’attualità anche nelle sale cinematografiche. Già nel 1938 era stata fondata la casa di produzione di cortometraggi INCOM (Industria Corti Metraggi Milano), per opera di Sandro Pallavicini, personaggio allora molto noto negli ambienti romani. Nel 1946 nacque il cinegiornale Settimana Incom che in breve tempo soppiantò nelle sale il Notiziario Nuova Luce, prodotto dallIstituto Nazionale L.U.C.E (L’Unione Cinematografica Educativa), ente nato durante il regime fascista, nel 1924.

Si andava al cinema quindi per assistere alla proiezione della pellicola desiderata, ma prima si assisteva alla proiezione del cinegiornale, che informava degli eventi principali avvenuti in Italia e nel resto del mondo nel corso della settimana precedente. Nel 1965 la diffusione ormai capillare della televisione nelle case degli italiani portò alla cessazione di questa fonte di informazioni.

Nel corso dell’eruzione etnea del 1950-51 fu quindi, insieme alla carta stampata, il cinegiornale a tenere aggiornati gli italiani sull’andamento dell’attività del vulcano che minacciava gli abitati di Milo e delle sue frazioni, compresa Fornazzo.

Due frames da La Settimana INCOM N. 00523 del 01/12/1950 (Archivio Storico Luce)

«Il Mongibello si è svegliato», è il titolo del servizio relativo all’attività dell’Etna presente nel cinegiornale La Settimana Incom N. 00523  del 01/12/1950: «È l’una di notte quando i nostri inviati riescono a raggiungere Monte Fontana, apocalittico osservatorio di fronte all’eruzione dell’Etna scoppiata da appena tre ore. Vi leggiamo alcune delle loro note di taccuino: “Ore 1:30, il fronte lavico marcia alla velocità di 200 metri all’ora; la muraglia avanzante raggiunge un’altezza di sei metri”.»

«”Sfociata dalla Valle del Bove alle Rocche della Capra ora sta aprendosi un nuovo varco alle Portelle. Ore 3: Rocche della Capra, valanghe di scorie sulla cascata di fuoco. Lo scoppio si è prodotto in due crateri. Ore 6: l’alba, bruciano le ginestre della Mensa del Vescovo, le due colate si congiungono a valle, però questo falsopiano come ha permesso l’estendersi dello schieramento lavico ne ha ridotto la marcia a 35 metri orari. Un calore immenso ci costringe ad arretrare perché non venga distrutta la nostra documentazione».

Altri due frames da La Settimana INCOM N. 00523 del 01/12/1950 (Archivio Storico Luce)

«Una piccola guida ansiosa sfuggita a chissà quale inferno ci scodinzola davanti indicandoci la via del ritorno. Fornazzo è, con Milo e Zafferana, nella zona minacciata. I vecchi non si fidano di queste ore di remissione: prevedono giusto? Di Milo e di Zafferana è stata ordinata l’evacuazione, e il magma avanza!”».

In un minuto e 16 secondi, con una surreale colonna sonora ed un vibrante commento, viene dato un quadro sintetico, ma chiaro, della gravità della situazione.

Ancora due frames da La Settimana INCOM N. 00523 del 01/12/1950 (Archivio Storico Luce)

Solo cinque giorni dopo ecco un Nuovo servizio speciale sull’eruzione dell’Etna”: il 6 dicembre nelle sale viene proiettata La Settimana Incom N. 00524, dal titolo Alternativa di timori e speranze. Queste le ultime notizie: «Si spicca il volo da Catania lasciando a terra le notizie sempre più allarmanti che la pattuglia radio trasmette dal fronte dell’eruzione; costole di neve: è l’Etna che simile ad un famoso personaggio tragico, con volto di gelo, dice parole di fuoco. Un sudor di vapori disegna nell’aria il muoversi del serpente di lava. Dio non voglia che l’eruzione debba arrivare ad estinguersi nel mare; Fornazzo è di nuovo in pericolo, per Rinazzo l’agonia non è cessata un momento, e Milo vive le ore note a tanti paesi d’Europa, quando aspettavano che passasse la guerra. Il posto di blocco da Zafferana è stato spostato al bivio di Fleri, si vuole arginare almeno la colata dei turisti. Non c’è posto per loro, dove regna la calma degli abitanti di Milo: pare fatalistica ed è invece combattiva; figli del vulcano, sanno come far fronte alle sue collere […]».

Poi il servizio prosegue: «La calma regna ma si salva il vino; gli acquirenti per solidarietà stanno pagando quest’anno più della quotazione di mercato, e si salvano gli armenti, mentre si prevede, per salvare almeno il legname, il taglio dei boschi che l‘incendio aggredirebbe

«A dorso di mulo saliamo verso Piano Bello, le torce ci illuminano la via verso il fuoco. La punta della colata scivola sulla lava di ieri, ancora un ciglio; poi dilagherà sui paesi. Gli abitanti fissano la maledetta, che ha già varcato la Casella del Vescovo; avanza coi suoi due bracci a 18 [metri, n.d.r.] l’ora. Il vulcanologo Professor Cumin coi suoi assistenti sorveglia le due bocche, di ora in ora più veementi. Da quota 2100 stiamo riprendendo a colori, per la prima volta, questo inferno che vedrete in una delle prossime settimane. Le due bocche, sempre ancora quelle iniziali, sono a quota 2290: eruttano grumi che, immediatamente fusi, formano i due serpenti; attività esplosiva costante; i boati si succedono alla cadenza di circa 25 al minuto. La tregua, di alcuni giorni fa, pare dovuta ad un ingorgo del magma; ora esso è divenuto fluido, luminoso; la temperatura ai coni eruttivi è di 950 gradi: sembra di assistere ai cataclismi primordiali. Segno della remissione sarebbe la fumata bianca, ma la terra continua a vomitare nembi neri. L’armistizio non viene ancora in Sicilia.»

La terminologia utilizzata dallo speaker è ancora pregna di termini e di riferimenti al conflitto bellico da poco terminato.

Alcuni dei filmati prodotti dal marchio Istituto Luce, oggi patrimonio dell’Archivio Storico Luce, sono stati diffusi all’estero anche con un diverso marchio. Nel Regno Unito, ad esempio, sono stati pubblicati con il marchio British Pathé: la società, attiva dal 1910 al 1970, era stata fondata da Charles Pathé, ed è stata una delle più antiche compagnie di  informazione e diffusione per mezzo della pellicola cinematografica.

L‘Archivio Storico Luce conserva una vasta collezione di cinegiornali, di documentari, di film e fotografie che, a partire dal 1924, (anno della nascita dell‘Istituto Luce) fino ai giorni nostri, narrano per immagini la storia d’Italia del ‘900.

Tornando ai documenti cinematografici relativi all’eruzione del 1950-51, penso possa essere utile un riepilogo di alcuni dei filmati del suddetto Archivio Storico Luce, ora accessibili online:

Data di pubblicazione Sigla del cinegiornale Titolo
01/12/1950 Settimana INCOM 00523 Il Mongibello si è svegliato
06/12/1950 Settimana INCOM 00524 Nostro servizio speciale sull’eruzione dell’Etna
14/12/1950 Settimana INCOM 00528 Valanga di fuoco sull’Etna
15/12/1950 Settimana INCOM 00529 Alternativa di timori e speranze sull’Etna
Dicembre 1950

Repertorio INCOM I0003212

L’eruzione dell’Etna
Dicembre 1950 Repertorio INCOM I0003416 L’eruzione dell’Etna
Dicembre 1950 Repertorio INCOM I0005401 L’eruzione dell’Etna
Dicembre 1950 Repertorio INCOM I0005822 L’eruzione dell’Etna
Dicembre 1950 Repertorio INCOM I0000317 L’eruzione dell’Etna
18/01/1951 Settimana INCOM 00544 La tragedia dell’Etna

Con il titolo: la Settimana INCOM NUMERO 00523 del 01 dicembre 1950, Archivio Storico Luce

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