di Ignazio Aragona

Gol! Non riuscirei a trovare parola più esatta per descrivere i sogni di un ragazzino cresciuto a pane e Subbuteo. Checchè ne dicano tutti, il decennio a cavallo dei mondiali di Italia 90′ è stato forse l’ultimo in cui i ghiaccioli avevano ancora “U sapore ru gol”, la magia del pallone era alimentata da emozioni in diretta che solo la radio poteva regalarti e solo il 90′ minuto ti metteva davanti alla realtà. Tutti quei gol e quei commenti, la moviola, ogni cosa che fino a quel momento era fantasia diventava vera. Non era solo per le immagini dei gol di un calcio più lento e lontanissimo da quello attuale che assomiglia più ad un reality. Era tutto fantastico perché chi vedeva la partita e la raccontava diventava il tuo idolo forse più dei calciatori.

“Sarebbe stupendo”, mi dicevo, quando pensavo che il mestiere più bello al mondo fosse quello del giornalista sportivo. “Guadagnare per parlare di calcio ogni giorno”, praticamente quello che facevo io dalla mattina alla sera! Bisognava però capirne, le difese in linea, il libero, il pressing a centrocampo, le mezze ali. Io mi limitavo ad imparare le formazioni delle squadre in religioso ordine numerico, per ripeterle un pò come le poesie di scuola e le preghiere in Chiesa. Dall’uno all’undici senza poter scappare da una regola oggi offuscata dalle fantasiosissime numerazioni dei calciatori di oggi.

Mio padre mi ha regalato il sogno di entrare allo stadio (come tutti i palermitani dagli anni ’90 in poi) e vedere lo spettacolo delle emozioni scendere in campo, la possibilità di fotografare con gli occhi le curve e le tribune stracolme di gente, la voglia di esultare e rattristarsi nel giro di pochi istanti come se tutto dipendesse da quella palla, come se il destino di tutti fosse dentro ad una rete.

In questo fantastico scenario Gaetano, per meglio dire il Vulcanico Gaetano, ha incrociato i miei sogni di ragazzino, facendomi fare spola tra la tribuna stampa di Palermo e quella di Trapani dove il Palermo, esiliato in attesa dei Mondiali, doveva rifugiarsi per quelle partite di “Serie C” che profumavano di sangue e sudore più che di sponsor e pay TV.

Ricordo le attese in tribuna, la cronaca, le pagelle scritte così veloci, usando la stenografia. Penso alla mia ammirazione per la dedizione per il suo lavoro che oggi si è camaleonticamente proiettato in questo splendido Blog. Rammento quella corsa contro il tempo per “aiutare a spiegare” a tutti le emozioni, quelle vulcaniche emozioni che trasformarono il mio tifo in lava rosanero. Oggi che ho messo da parte il sogno di fare il giornalista sportivo, ma che ho avuto la fortuna di scoprire tutti i vantaggi della tecnologia e dell’editoria, sono felice di incrociare nuovamente le sue e le mie passioni. Attraverso un nuovo strumento inizia una nuova avventura. Sono orgoglioso di avere sostenuto la nascita del Blog “il Vulcanico” e sono certo che Gae continuerà a conquistare tutti come ha sempre fatto e come fece con me quasi 30 anni fa, con la sua chiarezza di pensiero e la sua capacità di emozionare con strabilianti immagini e le sue parole.

 

Ignazio Aragona e la squadra Edigma
Ignazio Aragona e la squadra di Edigma: Manfredi Langasco, Giuseppe Bennardo, Giovanni Antonino Faraci. Mancano Mario Ingrassia e Edoardo Langasco

Ignazio Aragona

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