di Gaetano Perricone

Anche se “Il Vulcanico” non è, né vuole essere un blog di informazione, ho troppa voglia di scrivere in poche righe il mio pensiero sulla orrida storia di razzismo spudorato che ieri ha spopolato su ogni tipo di media.

Non cito neanche i due paeselli sul Delta del Po, uno dei quali già noto per aver dato i natali a una famosa “pantera” della canzone, perché hanno ricavato da questa storia uno smisurato e in ogni caso immeritato risalto mediatico. Non li cito perché non mi piace neanche scriverne il nome, non ne ho la minima voglia.

Penso e dico soltanto che non esiste nessun ragionevole e giustificabile motivo al mondo, in qualunque luogo e comunità del mondo, per non accogliere, respingere, cacciare 12 donne (di cui una incinta) e otto bambini, migranti e disperati certo non per loro scelta. Penso e dico soltanto che le persone che hanno fatto questo, addirittura festeggiando con tanto di squallida grigliata il successo del loro rifiuto e delle barricate alzate contro “l’invasione” di donne e bambini, sono intolleranti e razzisti nell’anima, come lo furono lo stesso tipo di  persone di generazioni precedenti nei confronti della gente del sud, siciliani e calabresi in particolare, emigrati al nord per poi diventare lo “zoccolo duro” tra i lavoratori che consentirono la crescita economica di molte città.

Intolleranti e razzisti, niente affatto eroi nazionali. Penso e dico soltanto che gli eroi nazionali sono quelli che fanno qualcosa per la nazione e per la gente, sacrificando anche la propria vita: i Falcone e i Borsellino, i Boris Giuliano e Ninni Cassarà, ma anche gli ignoti vigili del fuoco che hanno salvato tante vite umane estraendo persone dalle macerie dei terremoti, i volontari di tante meravigliose associazioni e i medici efficacissimi e silenziosi che soccorrono i migranti scampati alla morte in mare, tanti altri piccoli e grandi eroi che nel quotidiano dedicano tutto agli altri. Come Pietro Bartolo, il leggendario medico di Lampedusa, che in 25 anni pare abbia aiutato a sopravvivere circa 250mila disperati in fuga dall’orrore del mondo attuale, come quelli mirabilmente ritratti da Antonio Parrinello, amico fotografo di grande bravura, nella straordinaria immagine che ho inserito in homepage. E’ lui, Bartolo, un eroe nazionale, non certo gli sguaiati paesani dei due paeselli che ho sentito rivendicare con orgoglio davanti alle telecamere la grande azione compiuta.

Prima di questa nauseabonda vicenda, avevo impaginato sul mio blog inaugurale un appassionato articolo con belle foto su Lampedusa, che adoro, esaltando l’incantevole isola, straordinario simbolo di Accoglienza, Bellezza e Civiltà, A, B e C.  Sono adesso ancora più contento di averlo fatto, perché Lampedusa è e resterà Lampedusa per l’anima della sua gente, oltre che il suo incomparabile fascino. I due paeselli sono e resteranno … ciò che abbiamo visto. Nessuno stato, nessuna politica per l’emigrazione, neanche la più efficace, potrà guarire anime profondamente intolleranti e razziste.

Pietro Bartolo, il mdico eroe di Lampedusa
Pietro Bartolo, il medico eroe di Lampedusa

 

Gaetano Perricone

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