di Sara La Rosa

Sara La Rosa chef per una sera

Chiude con un bilancio positivo la seconda edizione del Festival del giornalismo alimentare, che a Torino ha visto confrontarsi per tre giorni sull’argomento “cibo” numerosi esperti ed ha registrato la partecipazione di giornalisti, blogger ma anche semplici appassionati, tutti animati da un unico interesse: la corretta comunicazione alimentare.

Dalle campagne contro gli sprechi all’informazione sui benefici di una corretta refezione scolastica ma anche sulle etichette dei prodotti alimentari, primo strumento di informazione dei consumatori. Spazio anche al rischio di pubblicità occulta, pericolo purtroppo in agguato quando si parla di determinati prodotti ed il conseguente approfondimento sulla questione deontologica nell’era del giornalismo che si sta reinventando, che  vive proprio una nuova dimensione anche grazie ai social ed ai tanti programmi (forse anche troppi) dedicati alla cucina ed alla spesa.

Adesso il rapporto col cibo è cambiato e si avverte l’esigenza non solo di cucinare – e bene … – ma anche di comunicare correttamente e di informare i consumatori. L’esigenza crescente è quella di essere informati sul tema dell’alimentazione e su di un settore che purtroppo attira anche affari poco puliti sia per i reati alimentari ed il fenomeno delle agromafie, che per l’ “Italian sounding”, ovvero la strumentalizzazione ed il richiamo di note località geografiche italiane o di colori della nostra Nazione per veicolare prodotti che nulla hanno a che fare con il nostro Paese, come ha ricordato Giancarlo Caselli, Presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema alimentare.

Un incontro al Festival di Torino
Un incontro al Festival di Torino

Emerge così la necessità di scrivere norme a favore del territorio, per tutelare il settore, perché non c’è nessuna differenza tra il patrimonio artistico italiano e quello agroalimentare: entrambi sono meritevoli della stessa attenzione e la richiesta del prodotto “Italia” è sempre crescente. Di fatto aumentano le occasioni di occupazione grazie al cibo, anche inventando un lavoro grazie alla semplice esperienza quotidiana come nel caso dei c.d. “home restaurant”. Si pranza (o si cena) fuori casa, ma tra le mura domestiche di una famiglia sconosciuta che si diletta ai fornelli e che ha deciso di trasformarsi in ristorante anche se per pochi intimi e dietro prenotazioni garantite. I social hanno contribuito alla creazione di queste nuove forme di  economia.

Il Festival ha inoltre permesso – tra i tanti appuntamenti in calendario – non solo uno scambio professionale con i convegni, ma anche eventi dedicati al riuso degli scarti alimentari. Grazie alla collaborazione con l’Associazione degli Insegnanti di Cucina Italiana, ecco così una cena con una ricca vellutata di cavolfiore e salsa alle acciughe, preparata utilizzando foglie e “trunzu” (così mi faccio perdonare dal Vulcanico per l’abbondanza di termini stranieri…), seguita da squisite bucce di patate fritte e, per concludere, un budino di pane raffermo. Giusto per ricordarci che ridurre lo spreco di cibo contribuisce anche a salvare il Pianeta e forse, per avvicinarci anche alle nostre tradizioni: nelle famiglie di una volta il cibo non si buttava di sicuro.

SARA 1

Conclusione alla Città del Gusto di Torino – Gambero Rosso, dove l’Associazione Agape e la Chef Roxana Rondan hanno proposto un simpatico laboratorio dedicato alla scoperta dei sapori e delle ricette della cucina peruviana. Si tratta di una cucina che unisce i sapori di diversi continenti e che risente dell’eredità di popolazioni diverse, che si sono avvicendate nel corso del tempo e che hanno lasciato un’impronta nella cucina locale.

 

 

 

 

 

 

 

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