di Gaetano Perricone

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Sapete che vi dico ? Me ne frego, anzi me ne fotto delle note di forte sdegno, di spietata critica, di feroce sarcasmo, di marcata indifferenza che sento (attraverso il tam tam del ribollente pentolone social …) provenire dalla mia città natia di fronte alla notizia, ufficializzata nel primo pomeriggio, della designazione di Palermo a capitale italiana della cultura del 2018. Con il più assoluto rispetto, sinceramente me ne fotto di tutti quelli che sono stati amabilmente definiti nemici ra cuntintizza, nemici della contentezza.

Io me ne fotto, me ne strafotto e, invece, gioisco. Per una notizia che, con … bieco e provinciale campanilismo, mi entusiasma e inorgoglisce, che trovo splendida per l’intera Sicilia e che insieme al recente inserimento di Palermo, nel percorso arabo-normanno con Cefalù e Monreale, tra i siti culturali della World Heritage List, il Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco, costituisce un magnifico e ambito (stando alle tante  candidature) traguardo e soprattutto un nuovo,  altissimo riconoscimento, scontato per noi palermitani e siciliani ma niente affatto per gli altri italiani e per la gente di altri Paesi del mondo, dello straordinario valore culturale, artistico, monumentale, della Grande Bellezza e della Grande Storia, della Grande Tradizione di Accoglienza di questa mia città meravigliosa e maledetta.

Cappella Palatina
Cappella Palatina

Io me ne fotto e gioisco. Mi prenderanno per ignorante, strabico, provinciale, stupido e io me ne fotto, perché non lo sono. Gioisco molto e, dopo questa bellissima notizia, sono amico ra cuntintizza, amico della contentezza. Forse perché sono diventato anzianotto e mi emoziono, un po’ anche mi commuovo facilmente; forse perché da 19 anni ho sì l’enorme privilegio di vivere in un altro luogo speciale e unico che si chiama Etna ed è anch’esso Patrimonio Mondiale dell’Umanità, ma sono lontano dalla mia città, dove sono nato, cresciuto con la mia famiglia e i miei amici di sempre, ho vissuto per 41 anni e ho fatto una straordinaria esperienza professionale; forse perché apprendo oggi questa notizia nello status ormai consolidato di palermitano-etneo, ma dentro di me ho sempre molto amato la mia Palermo, anche se la frequento ormai troppo poco; probabilmente per tutte queste ragioni, l’idea che di Palermo si possa parlare nel mondo oltre che per la mafia e il potere mafioso, la corruzione, il degrado, la munnizza, il caos, il traffico, l’atavica inefficienza dei servizi pubblici, l’irredimibile incapacità di una fetta maggioritaria dei cittadini di rispettare ogni tipo di regola e soprattutto la legalità in ogni sua forma, l’avvilente e dilagante strafottenza, le botte di mal di stomaco che ci fa venire quello spregevole friulano di Zamparini, ecc.ecc., l’idea ripeto che se ne possa parlare anche come capitale della cultura italiana, dunque possa essere visitata da ogni parte del mondo ancora più di quanto non sia già visitata e amata per tutte le iniziative che gireranno intorno a questo riconoscimento, ebbene tutto questo mi fa gioire e molto.

Me ne fotto delle critiche che già fioccano per Palermo che, orrore e schifiu, è stata scelta come capitale italiana della cultura; ma come hanno potuto fare questi deficienti e incompetenti che l’hanno scelta ? Certo, le altre città candidate non contavano un cazzo, è stata una vittoria troppo facile, ci volevano altre avversarie, chissà quante figuracce che faremo … Ma io intanto me ne fotto, mi sento, anzi sugnu amico ra cuntintizza. Tanto amico.

E con un pensiero riverente alla bedda Sant’Agata, che riempirà di gioia per i prossimi cinque giorni i cuori dei miei amici catanesi e di festa la città del Liotru, pur non essendo particolarmente appassionato di santi e sante dedico un doveroso e affettuoso ringraziamento a Santa Rosalia. Che le due Santuzze, alleate di ferro, guardino bene Palermo, Catania, palermitani, catanesi, la Sicilia e i siciliani. Così anche Catania, nel 2020, potrà diventare capitale della cultura. Amen.

 

 

Gaetano Perricone

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