ECCO AGHIOS

di Santo Scalia

Monte Nuovo è uno delle centinaia di coni avventizi che circondano l’edificio vulcanico etneo. Si trova sul versante occidentale dell’Etna intorno ai 1600 metri, e si eleva per circa 70 metri sul piano circostante.

“Nuovo” è un aggettivo che spesso viene attribuito, soprattutto nel parlare comune, con l’intento di indicare un qualcosa che nasce lì dove da tanto tempo di nuovo non c’è nulla; purtroppo, col passare del tempo, ciò che viene definito “nuovo” sul momento, nuovo non lo è più: così il Monte Nuovo oggi è “vecchio” di 255 anni!

Analogamente nella zona sommitale etnea nel 1968 si formò una bocca, la Bocca Nuova per l’appunto, che oggi è “nuova” di mezzo secolo; ed ancora, accanto al Cratere di Sud-Est, oggi troviamo il Nuovo Cratere di Sud-Est, cratere che domani… non sarà più nuovo! Forse sarebbe meglio non utilizzare l’aggettivo “nuovo” nella denominazione dei toponimi.

Dalla Carta volcanologica e topografica dell'Etna (1892 Chaix Emile)
Dalla Carta volcanologica e topografica dell’Etna (1892 Chaix Emile)

L’eruzione che ha edificato il Monte Nuovo è iniziata il 6 febbraio del 1763, preannunciata nel giorno precedente da numerose scosse di terremoto avvertite in modo particolare a Bronte, così come confermato da Benedetto Radice riprendendo il Canonico Giuseppe Recupero: «nella prima metà di marzo il torrente vulcanico fermò il suo cammino, avendo percorso cinque miglia con una larghezza di 5540 palmi.» La colata lavica – il cui volume è stato stimato in circa 15 milioni di metri cubi – non fu particolarmente estesa, mentre si calcola in circa 2 milioni di metri cubi il volume delle proiezioni.

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Anche l’Abate Francesco Ferrara nella sua opera Descrizione dell’Etna con la storia delle eruzioni ed il catalogo dei prodotti parla dell’eruzione: «[…] la notte del giorno 6 […] si aprì una nuova voragine […] 4 miglia sotto della cima ad occidente, e 10 miglia da Bronte; si fece sopra una piccola altura fra due montagne coniche, monterosso (sic.), e montelepre (sic.).» Poco dopo aggiunge: «Verso la metà di febbraio, l’incendio prese più di vigore, e i fenomeni si accrebbero, ma parve al suo fine all’entrare di marzo.»

Voglio aggiungere una immagine attuale del Monte Nuovo, qui ritratto con sullo sfondo i due Monti De Fiore, dei quali abbiamo già parlato su questo blog.

La bellissima foto con il titolo è dell’amico vulcanologo Boris Behncke.

 

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