di Salvo FleresFLERESINO

Una bottiglia del "Ricercato" dell'Etna
Una bottiglia del “Ricercato” dell’Etna

La mattina arrivano alle 8 in punto, si soffermano a prendere un caffè, organizzano la giornata, indossano la loro tuta da lavoro, si muniscono degli attrezzi necessari e poi, insieme ai loro istruttori, vanno nel vigneto ad inseguire il sogno della libertà, perduta per colpa di un momento di debolezza.

Chi sono? Sono alcuni ospiti dell’Istituto Penale per Minorenni di Acireale che partecipano ad un progetto speciale di rieducazione e formazione realizzato, con pochi mezzi, ma con molta passione, presso l’Ente Parco dell’Etna, in un luogo a metà strada tra la potenza della natura, la forza della fede, la razionalità dell’uomo e la sua innata resilienza al destino.

L’Etna, Patrimonio dell’Umanità, insomma, si conferma padre e madre, grazie a questa iniziativa, mostrando un’altra parte di se: è un vulcano, è un fenomeno geologico, è un territorio agricolo ricchissimo di biodiversità ma è anche altro. L’Etna è un luogo che, grazie al buonsenso e alle buone pratiche della Pubblica amministrazione, può favorire il recupero e il reinserimento sociale di chi è caduto nella trappola del crimine, ma ha voglia di rialzarsi e ricominciare dalla parte giusta.

Il progetto “catturati dalla pulizia”, posto in essere dall’Ente Parco dell’Etna, dalla sua presidente, Marisa Mazzaglia e dall’Istituto Penale per Minorenni di Acireale, guidato dalla direttrice, Carmela Leo, dimostra che il più grande vulcano attivo d’Europa può anche contribuire a rimettere sulla retta via quanti hanno avuto la sventura di smarrirla.

Al lavoro nella vigna del Parco

Per merito di questa nuova idea di tutela e recupero, un’idea dallo straordinario valore sociale, alcuni giovani reclusi, con l’aiuto di educatori penitenziari e agronomi, hanno imparato in modo dettagliato a coltivare un vigneto, impiantato all’interno della Banca del Germoplasma etneo adiacente la sede dell’Ente Parco, l’ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena a Nicolosi, e a ricavarne un ottimo vino, il “Ricercato“, un nome voluto dagli stessi protagonisti di questa bellissima storia, quasi per esorcizzare la loro condizione e pensare a un domani migliore, a una nuova vita.

Ma loro, al Parco, imparano anche altro: il rispetto reciproco, il rispetto per il territorio e l’ambiente, il rispetto del lavoro proprio e di quello altrui. Imparano a coltivare, a potare, a curare, a concimare, a raccogliere, imparare un mestiere, come a voler sviluppare un nuovo, per loro, paradigma della vita, seguendo e condividendo il corso della natura e le sue esigenze.

Il successo del progetto, che dura ormai da circa tre anni, può essere riassunto in due frasi assolutamente emblematiche. La prima è di un anziano viticoltore dell’Etna: “Questi ragazzi sono diventati più bravi di me, quando finiranno la loro pena sarei lieto di poterli assumere e offrire loro una seconda opportunità”.

La seconda è di uno degli ospiti dell’IPM, l’Istituto Penitenziario Minorile: “Quando vediamo spuntare i grappoli di uva è come se ci nascesse un figlio”.

Sono tanti i figli del nostro tempo che potrebbero vivere, serenamente e in piena legalità, grazie a questo genere di interventi, se solo ci si mettesse insieme e si riuscisse a battere il più grande nemico del buonsenso e della solidarietà: il pregiudizio.

(Gaetano Perricone) Al bell’articolo dell’amico Salvo Fleres, che ringrazio molto per averci raccontato questa storia particolarmente significativa, aggiungo questa testimonianza scritta, da me raccolta direttamente lo scorso anno e poi divulgata insieme ad altre in un incontro all’IPM, di un giovane detenuto che ha fatto parte del progetto di recupero e risocializzazione al Parco. Le sue semplici e toccanti parole danno il senso pieno e profondo del grande valore di questa iniziativa.

Etna: natura, bellezza, lavoro, libertà

L’ Etna è un vulcano di grande bellezza, che ti sorprende sempre perché quando vai là tutte le cose negative scompaiono e rimane solo una sensazione di libertà che ti fa capire l’importanza della natura, perché abbiamo la possibilità di ammirarla non solo con gli occhi, ma anche con l’anima. Quando sei là, hai voglia di andare a sdraiarti sull’erba sotto un albero, goderti istanti di libertà e pace. Quando lavori sull’Etna hai una sensazione bellissima, perché sei a contatto con la terra e respiri aria pura.

 

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