di Santo Scalia
Chi si ricorda della notte tra il 13 ed il 14 maggio del 1983? Difficile rispondere, ma aggiungendo che si tratta della notte del tentativo (poi in parte riuscito) di deviare la colata lavica dell’Etna tanti risponderebbero che sì, ricordano quella notte.
Della deviazione dell’83 – ed anche di quella che fu effettuata dieci anni dopo in Valle del Bove – il blog IlVulcanico.it si è già occupato, proponendo, come potrete vedere accedendo al link http://ilvulcanico.it/deviazioni-di-lava-etna-1983-un-film-di-fanfan-leguern/, un filmato molto interessante e spettacolare e da non perdere del compianto vulcanologo del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) François “Fanfan” Le Guern (che ho avuto il piacere di conoscere personalmente proprio nel 1983), con il bell’articolo di Mario Mattia dell’INGV Osservatorio Etneo che racconta quell’evento molto importante nella storia del vulcano.
Non è dell’operazione di deviazione della colata che voglio però trattare, ma di una curiosità legata a questo storico avvenimento. I quotidiani, si sa, vengono preparati e impaginati già la sera precedente al giorno della pubblicazione, stampati durante la notte e distribuiti alle prime luci dell’alba; così è stato la sera e la notte del 13 maggio, mentre sull’Etna, in prossimità di Monte Castellazzo, si lavorava alacremente e si decideva se e quando dare il via libera all’esplosione che avrebbe deviato il fiume di lava.
A questo punto un’altra domanda: chi si ricorda di una doppia uscita del quotidiano catanese La Sicilia? Probabilmente pochi, e perché sono trascorsi già 35 anni da quella data, e perché la prima edizione di quel giorno fu presto sostituita da una seconda. Il numero 130 del XXXIX anno, cioè il numero che andò in edicola la mattina del 14 maggio 1983, fu pubblicato in due versioni: la prima, preparata quando ancora si aspettava il cosiddetto “botto”, ma questo non era ancora avvenuto; la seconda, la “ribattuta”, ristampata subito dopo il botto, alle 4:09 del mattino.
I tioli in apertura, a caratteri cubitali, sono infatti eloquenti: «Etna, un rinvio dopo l’altro, recitava il primo; «Etna vinto», recitava invece il secondo. Cambiò l’occhiello: diceva il primo “un’impresa più ardua del previsto“, mentre il secondo «un’impresa che sa di leggenda». Anche il primo catenaccio, che recitava: “Inutile attesa nel bunker per tutta la notte, forse le mine brilleranno prima dell’alba”, fu adeguato di conseguenza e divenne: «14 maggio 1983, ore 4.09: brillano le mine si apre la breccia e la lava cambia strada». Per quell’occasione, cosa allora alquanto rara, per la foto della prima pagina fu utilizzato anche del colore: la lava così appariva rossa, anziché grigia.
Il richiamo mediatico dell’evento, in un’era in cui non c’era ancora internet, né i social, fu molto grande: circa trecento giornalisti, di cui un centinaio quelli stranieri, seguirono le varie fasi dell’esperimento. Anche una troupe televisiva giapponese, un giornalista, un operatore e due tecnici, erano presenti sulle pendici dell’Etna.
Claudio Fava, nel numero 6 del giugno 1983 della rivista I Siciliani dell’indimenticato Pippo, ci ricorda che erano presenti anche gli inviati dei network televisivi americani ABC, NBC, e WBA. Per sottolineare la risonanza mondiale che assunse il tentativo di deviazione titolò il suo articolo “Come la luna, più del mundial, meglio del Papa”.
Al di là della dibattuta questione sulla necessità o meno dell’intervento, sulla riuscita o meno dell’esperimento, resta in ogni caso la particolarità della doppia prima pagina del quotidiano catanese.
Nella fotogallery, una piccola “rassegna stampa” di quell’evento così importante sull’Etna a cui abbiamo accennato, che si conclude con la prima pagina del quotidiano palermitano Giornale di Sicilia del 13 maggio 1983.
Con il titolo: lavori preparativi per la deviazione della colata (cartolina postale – collezione personale)
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