di Santo Scalia

Decidono tutto loro: il vulcano, ed i venti.

L’attività dell’Etna, vulcano sempre attivo – meraviglioso sito naturale della World Heritage List UNESCO, il Patrimonio Mondiale dell’Umanità – produce non solo colate di lava, ma anche parossismi che in pochi minuti, un’ora al massimo, immettono nell’atmosfera tonnellate di piroclastiti, materiali derivanti dalla frammentazione del magma.

Esempio di ceneri, lapilli e bombe vulcaniche (Foto e collezione S.Scalia)

I prodotti dell’attività esplosiva (ciò che nel linguaggio vulcanologico viene identificato come tephra) viene classificato in base alle dimensioni: si parla allora di ceneri (dimensioni inferiori ai 2 mm); lapilli (dimensioni comprese tra 2 e 64 mm); bombe vulcaniche, quando superano i 64 mm.

La parte più leggera della cenere, oltre che dell’azione della forza gravitazionale, diviene preda dei venti e da questi viene distribuita in ampi settori dell’area circostante il vulcano, in base alla casuale direzione delle correnti predominanti.

Limitazioni e divieti nelle strade dell’Etna conseguenti la caduta di cenere lavica

La ricaduta di ceneri vulcaniche, oltre che essere pericolosa per la salute umana, costituisce un danno economico notevole per le attività agricole e causa immaginabili difficoltà alla circolazione dei veicoli, tanto da indurre le autorità a limitarne la velocità e spesso anche vietarne l’utilizzo, almeno fino a quando non possa essere garantito un sufficiente livello di sicurezza.

Emissione di cenere dal Cratere di Nord-Est dell’Etna (Foto S. Scalia)

Ma la presenza nell’atmosfera di tali particelle, fino ad altezze di svariati chilometri, rappresenta un pericolo molto grande anche per la navigazione aerea. Infatti più di un incidente aereo si è verificato per cause connesse all’attività di vulcani. Si stima che, a livello mondiale, tra l’ultimo decennio del Novecento ed il primo del XXI secolo circa 20 incidenti siano riconducibili a tali situazioni.

 Anche se il problema è stato portato all’attenzione della gente comune soltanto in occasione del blocco dei voli su tutta l’area del nord Europa, nel 2010, a causa delle intense emissioni causate dall’interazione tra lave e ghiacci nell’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, il fenomeno, ed il conseguente pericolo, erano comunque già conosciuti: «Nel più grave incidente aereo causato da ingestione di ceneri vulcaniche, si verificò il blocco di tutti e quattro i motori del velivolo. Fortunatamente il pilota fu in grado di riavviarne due appena lasciata l’area contaminata, dopo una perdita di quota di circa 8.000 piedi, e portò a terra l’aereo senza ulteriori inconvenienti. Il danno arrecato al velivolo coinvolto in questo incidente, ammontò comunque a 80 milioni di dollari e si dovettero sostituire tutti e quattro i motori.» [Cap. Franco Colombo, Capo Sez. Meteo 41° Stormo – Sigonella (CT)]

Questo drammatico episodio avvenne il 15 dicembre 1989, il giorno successivo all’inizio dell’eruzione del vulcano Redoubt, vicino ad Anchorage, in Alaska. L’aeromobile, un 747-400 della compagnia olandese KLM, si trovava a 25.000 piedi di altezza quando avvenne l’arresto di tutti e quattro i motori a causa dell’ingestione di cenere vulcanica.

Come chiaramente spiegato dal Capitano Colombo, «[…] le particelle di dimensioni più piccole, che vanno da 1 a 15 micron, possono permanere nell’atmosfera per diversi giorni e, trasportate dai venti troposferici o stratosferici, percorrono notevoli distanze […]».

Titolo dal quotidiano Corriere della Sera del 27 aprile 2000 (pag. 1)

Una volta entrate nella camera di combustione dei moderni motori jet, le cui temperature di esercizio si aggirano intorno a 1400 gradi C°, le particelle fondono e poi solidificano sulle palette e sulle parti in movimento delle turbine, riducendo le prestazioni del motore fino a provocarne il blocco totale!

Titolo dal quotidiano Corriere della Sera del 27 aprile 2000 (pag. 17)

 

Tornando all’area del vulcano Etna, il 26 aprile del 2000 l’Airbus A 320 della compagnia Air Europe era decollato dall’aeroporto catanese di Fontanarossa alle ore 7, diretto a Milano-Malpensa. L’aereo si trovava a quota 1.200 metri, sotto la nube vulcanica, quando cenere e lapilli gli sono piovuti dall’alto danneggiando i vetri della cabina di pilotaggio.

Dal quotidiano Repubblica del 27 aprile 2000 (pag. 27)
Titolo dal quotidiano La Stampa del 27 aprile 2000 (pag. 1)

L’Airbus cambiò immediatamente direzione, dirigendosi verso Siracusa e, al largo della costa, dopo aver scaricato in mare quasi tutto il carburante, atterrò pochi minuti dopo, fortunatamente senza problemi [notizie da La Sicilia – 27 Aprile 2000].

Oggi è molto più difficile che un episodio simile avvenga nuovamente: infatti l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Etneo, Sezione di Catania ha una apposita pagina web nella quale vengono presentate delle cartine relative all’area geografica siciliana con la simulazione della probabile dispersione di ceneri in base all’attività vulcanica in corso ed alle condizioni meteorologiche del momento

Quello qui esposto è un esempio di simulazione pubblicata nell’ambito del programma VAMOS SEGURO (Volcanic Ash Monitoring and FOrecaSting between Sicilia and Malta arEa and sharinG of the resUlts foR aviatiOn safety).

Si può così essere informati su quanto la dispersione delle ceneri vulcaniche impatti col traffico aereo da e verso gli aeroporti di Punta Raisi, Comiso, Sigonella, Fontanarossa e Reggio Calabria.

In più, l’INGV emette periodicamente i cosiddetti Comunicati VONA (Volcano Observatory Notices for Aviation).  Si tratta di messaggi concisi, redatti in lingua inglese, diretti a spedizionieri, piloti e controllori del traffico aereo per informarli su eventuali attività eruttive che potrebbero produrre pericoli derivanti da nubi di cenere.  

Esempio di Comunicato VONA emesso dall’INGV per il vulcano Etna lo scorso 7 marzo

Per concludere faccio mie, ancora una volta, le parole del già citato Cap. Colombo: «[…] Le ceneri vulcaniche rappresentano un rischio per gli aeromobili, in quanto esse provocano danni di natura meccanica (abrasione), fisica (fusione e solidificazione) e chimica (corrosione) sulle diverse parti del velivolo con cui vengono a contatto. Gli attuali radar meteorologici presenti a bordo dei moderni aerei, non sono in grado di identificare tali fenomeni. Risulta evidente quindi, come la tempestiva informazione sul verificarsi di tali fenomeni sia l’unico strumento di efficace e reale prevenzione».

Grazie alle ricerche portate avanti nell’area dell’Etna, la soglia di attenzione, almeno in quest’area, è stata abbassata al punto da considerare marginale il rischio di incidenti aerei, se non addirittura nullo.

Con il titolo: immagine satellitare della Sicilia e dell’attività eruttiva dell’Etna  (da http://www.vamosseguro.eu/activity/)

 

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