FONTE: https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/. 7 marzo 2019 | 13:27
Si indaga per istigazione al suicidio per il caso della tragica fine del professor Francesco Lo Coco, docente dell’università di Tor Vergata, luminare della lotta contro la leucemia fulminante, che si è tolto la vita domenica pomeriggio lanciandosi dal ponte della Musica, non lontano dallo stadio Olimpico. La polizia, coordinata dalla procura, sta svolgendo una serie di accertamenti per capire cosa abbia spinto il medico a suicidarsi improvvisamente dopo essersi alzato da tavola in un ristorante della zona, il Cucurucù, dove si era recato a pranzo con la compagna e i figli di quest’ultima … il fascicolo d’inchiesta è stato aperto come atto dovuto per svolgere una serie di passi di indagine necessari per chiarire la vicenda
di Gaetano Perricone
Leggo adesso e riporto come cappello alle mie riflessioni questa freschissima news sul Corriere della Sera online, edizione romana. E non mi sento più un visionario, tormentato da una tragedia che ho sentito molto e afflitto da sindrome del complotto. Sulla morte di Francesco Lo Coco è stata dunque aperta una indagine della Procura per istigazione al suicidio. Certo, un atto dovuto, come si puntualizza. Non sono ovviamente informato di quanto stia facendo la Procura di Roma, peraltro guidata da un altro grande palermitano (di origine nissene) come Lo Coco, il dottor Giuseppe Pignatone. Ma questa novità mi sembra estremamente importante.
Sono stato, sono ancora, resterò non so per quanto tempo frastornato dalla sconvolgente notizia, piombata lunedì 5 marzo 2019 come un pesantissimo macigno anche su noi ex compagni di scuola del Liceo Umberto I di Palermo in memorabili tempi della vita, primi anni Settanta del secolo scorso. Non ci ho (e non ci abbiamo) dormito sopra. Dolore fortissimo, turbamento profondo, ma soprattutto incredulità e inquietudine per una storia che, per come ci viene raccontata, è difficile non soltanto da accettare per la sua drammaticità, ma anche da metabolizzare per la sua stranezza e parossistica inspiegabilità.
Prima stranezza: solo dopo un giorno, a metà giornata di lunedì 4 marzo, intercetto sul web il blog “Medicina a piccole dosi”, che riporta il trafiletto di un giornale sull’assurda morte a Roma del carissimo Francesco: ““Era a pranzo in un ristorante sulle rive del Tevere, si è alzato dicendo di dover andare in bagno, invece è salito sul Ponte della Musica e si è lanciato oltre il parapetto. Scomparso ieri il professore Francesco Lo Coco luminare nel campo della lotta alla leucemia. Non ha lasciato biglietti, nulla che potesse presagire il dramma”. E poi il blog commenta: “Sei da anni sulla bocca di tutti, sei riuscito a consolidare una terapia priva di chemioterapici, che nel 90% salva pazienti a basso e medio rischio affetti dalla “leucemia fulminante”, ti eleggono direttore del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, sei professore ordinario alla Facoltà di Medicina, nella classe prima di Biotecnologie e poi anche di Medicina e Chirurgia. E poi decidi d’un tratto di porre fine alla tua vita. Senza aver lasciato un biglietto, senza aver mai dato l’impressione di voler fare una cosa del genere”.
Avverto subito alcuni amici molto cari e come me ex compagni di scuola di Ciccio Lo Coco, come lo chiamavamo a scuola insieme ad altri affettuosi soprannomi (Cocò, Corallo) provocando la stessa mia ovvia reazione incredula e angosciata. Provo a mettere da parte l’emotività, per fare prevalere freddezza, lucidità ed esperienza del giornalista navigato. E mi pongo la domanda su quella che ho definito la prima stranezza: perché lo stiamo sapendo soltanto adesso, dopo quasi 24 ore ? Com’è possibile che una notizia del genere, terribile ed eclatante perché riguarda un personaggio di prima grandezza ed estremamente conosciuto, venga fuori dopo così tanto tempo, quando oggi, in epoca social, anche il respiro di una qualunque mezza cartuccia viene immortalato da un qualsiasi smartphone e diventa subito di pubblico dominio ? La notizia è sfuggita a gran parte dell’informazione, oppure si è preso tempo, qualcuno ha preso tempo per qualche ragione, prima di farla uscire fuori ? Domanda senza risposta e tale destinata a restare.
Gli interrogativi crescono e l’inquietudine aumenta quando poco dopo Repubblica di Roma online scrive che Francesco Lo Coco, 63enne straordinario medico palermitano, luminare famoso a livello internazionale per i suoi studi e le sue scoperte sulla leucemia fulminante, ordinario di Ematologia all’università di Roma Tor Vergata , “si è tolto la vita il 3 marzo lanciandosi nel vuoto dal Ponte della Musica”. E leggo ancora, alla fine dell’articolo: “La scelta di Lo Coco ha sconvolto parenti e amici: nulla lasciava presagire una fine drammatica. Lo Coco si era allontanato da un ristorante dove stava pranzando con i familiari con un pretesto. Dalla prima ricostruzione non avrebbe lasciato alcun messaggio per spiegare la sua decisione, né, apparentemente, ci sono ragioni che spiegano il gesto”.
Da quel momento, è un susseguirsi, una vera e propria valanga di articoli sulla strana storia del suicidio di Francesco Lo Coco. Tantissimi banali copia e incolla, ma anche alcuni pezzi molto seri, attenti ad una ricostruzione chiara dei fatti e con i racconti di chi era a tavola con lui. Molti i particolari che vanno emergendo: la giacca con in tasca il telefonino lasciata sulla sedia quando si è alzato; i primi esami, non l’autopsia per i cui risultati si dovrà attendere, che insieme a varie testimonianze parlano di una persona in salute, abbastanza serena compatibilmente agli stress legati a intensissimi impegni lavorativi; i programmi per il futuro; testimoni, telecamere, certamente le ovvie indagini della polizia. E poi un diluvio di chiacchiere e commenti social, molti come sempre volgari e fuor di luogo, con una divisione netta tra chi pensa che in questo suicidio ci sia qualcosa che non quadra e altri che parlano di complottismo inutile e insensato. E poi ancora, dal mio punto di vista, una seconda, notevole stranezza e la conseguente domanda: perché la televisione, pubblica e privata, ha finora ignorato la notizia, pur avendo riservato in un recente passato attenzione e servizi alla grande personalità scientifica e alle scoperte di Francesco Lo Coco ? Perché la fonte di informazione più seguita ha fino a questo momento taciuto su questa storia ?
Con il passare delle ore e dei giorni, sempre di più la mia sensazione – non solo da giornalista e da amico di altri tempi di Francesco, ma da cittadino attento e curioso – è che si tenda a nascondere qualcosa, che non venga detto tutto. Legittimamente, forse, perché è una vicenda delicatissima, Sappiamo adesso che c’è una indagine della magistratura per accertare la verità senza ombra di dubbio su questa storia e, insieme all’indagine, c’è la comprensibile necessità del massimo riserbo. Tra l’altro, non ho letto da nessuna parte di accertamenti sui tabulati telefonici, che in una situazione del genere sono di fondamentale importanza.
Ma intanto il mio frastornamento, il turbamento del vecchio amico, ex compagno di scuola, coetaneo, cresce a dismisura e diventa angoscia. E la domanda, le domande sono inevitabili: Francesco Lo Coco, perché lo hai fatto ? Cosa ha sconvolto la tua mente improvvisamente, almeno così sembra ? Cosa è successo dentro di te ? Cosa è veramente accaduto domenica scorsa in quel ristorante ?
Tutto ciò mi e ci (mi riferisco ad altri amici) turba profondamente, nelle viscere. Qualunque cosa sia accaduta – qualcosa dentro la sua mente o comunque qualcosa che lo ha sconvolto al punto da fargli fare quello che ha fatto – , sarebbe bello, giusto, doveroso saperne di più sulla tragica fine di Francesco. Sarebbe importante, per la famiglia, per gli amici e a questo punto anche per l’opinione pubblica conoscere la verità o qualcosa che alla verità si avvicina sui motivi che hanno indotto a togliersi la vita un brillantissimo medico di soli 63 anni, che aveva salvato tante persone e tante altre ne avrebbe probabilmente salvate con le sue ricerche sulla cura della leucemia fulminante senza fare ricorso a chemioterapia. Senza dimenticare una coincidenza che, per quanto ci si sforzi di considerarla semplicemente tale, non può inevitabilmente non accrescere inquietudine e turbamento: la morte il 9 gennaio scorso, sempre a Roma due mesi fa, del famoso immunologo Fernando Aiuti, l’uomo che condusse una straordinaria battaglia contro l’Aids, esimio collega di Francesco Lo Coco, “precipitato nella tromba delle scale” del Policlinico Gemelli, dove era ricoverato per una grave cardiopatia. Vorremmo che fosse agghiacciante coincidenza, ma se non fosse ? Perché la morte a distanza di tempo così ravvicinata di questi due personaggi ? Mi arruolo per un attimo tra i “gomblottisti”, in realtà faccio il vecchio cronista che sono, con adeguata dietrologia: se non fosse coincidenza, chi e perché potrebbe non essere dispiaciuto per la fine di Aiuti e Lo Coco ?
E allora: credo sia assolutamente doveroso saperne di più sulla tragica fine di Francesco Lo Coco. Lo credo da cittadino, da giornalista, soprattutto da ex compagno di scuola e amico di tempi felici, profondo estimatore dell’intelligenza e delle capacità di Francesco, bravissimo a scuola ed eccellente sportivo (pallamano, basket, calcio), bello, simpatico e gettonatissimo dalle ragazze, onorato di avere condiviso con lui un pezzetto importante del cammino della vita. Non può essere liquidata così frettolosamente davanti all’opinione pubblica, in questo modo così balordo, una figura umana e professionale di tale livello. Non possiamo e non dobbiamo consentirlo, anche se dovesse venire fuori qualcosa di grave e molto più grande di noi. Come dice un carissimo amico, dobbiamo sapere “a tutti i costi, Francesco lo merita e non può essere considerato un vigliacco che compie un gesto estremo, fregandosene di tutto, senza un perché“.
Con il titolo: Francesco Lo Coco, secondo in alto da destra, nella squadra palermitana di Serie B di pallamano dell’Omeostasi, foto per la quale ringrazio l’amico Nino Aronica. Le altre foto dal web
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