di Federica Lo Sciuto
Dal settembre del 2018 sono stati appuntamenti fissi quelli di Greta Thunberg, attivista sedicenne svedese che si presenta ogni venerdì davanti al Riksdag, Parlamento di Stoccolma, con lo slogan, ormai famoso “skolstrejk for klimatet” (sciopero della scuola per il clima).
I vari scioperi, col passare dei mesi, si sono trasformati, da locali ad appuntamenti globali. Finalmente, il 15 marzo 2019, l’altro ieri, il messaggio di Greta arriva anche in Italia, i cui scioperi tingono le piazze assieme al resto del mondo sotto il nome di “Friday for future”. Anche a Catania hanno partecipato tanti, tanti ragazzi, ma anche molti adulti convinti della necessità di fare sentire la propria voce.
La missione di questa ragazza è imprescindibile: intende innescare una mobilitazione di massa che costringa i governi di tutto il mondo ad agire contro il cambiamento climatico. La sua protesta contro l’indifferenza per le sorti del pianeta e della civiltà umana, ridotta per la maggior parte a un fastidio tutto sommato accettabile, è pacifica, ma ampiamente seguitata e rivela un ché di rivoluzionario nell’approccio mediatico alla catastrofe ambientale.
Questi movimenti pacifici sono simbolo di una sensibilizzazione ben più ampia al global warming, il riscaldamento globale.
Greta, osteggiata e derisa per la sua giovane età, ci invita a farci prendere dal panico, perché ciò che accadrà, e che sta tuttora accadendo al pianeta sotto i nostri occhi, fa parte della più raccapricciante catastrofe che la storia conosca.
Perché partecipare al “Friday for future” (o a quelli che in futuro verranno)? Perché questa grande catastrofe riguarda tutti coloro che abitano questo pianeta, e quindi tutti gli esseri umani che vivono o vivranno, poiché, come spero sia chiaro per tutti, non abbiamo né un piano, né un pianeta B. E’ stato dunque un risvolto assai lieto quello di constatare la sentita partecipazione del paese.
Rispettare gli accordi di Parigi non è, e non sarà abbastanza, ma è un impegno a cui nessuno può pensare di sottrarsi. E’ necessaria una transizione energetica verso un’economia sostentata da fonti rinnovabili. “Abbattiamo” più fabbriche e “costruiamo” più alberi. E se davvero ognuno di noi si impegnasse nel locale, e se ognuno piantasse, non dico cento al giorno, come era solito il nostro caro Elzéard Bouffier (che vi invito in ogni caso a prendere d’esempio), un albero, il mondo sarebbe più verde-vita che grigio-fabbrica.
(Gaetano Perricone). Sono molto felice di pubblicare sul mio blog questo secondo, ancora una volta eccellente contributo di Federica Lo Sciuto, alla quale Il Vulcanico fa i più affettuosi auguri in anticipo per il suo 17esimo, splendido compleanno, che festeggerà domani. E’ un’analisi lucida, sintetica, concreta e spietata, da parte di una ragazza che come molti suoi coetanei dimostra grande maturità, di una situazione assolutamente drammatica, nonostante la superficialità con cui sembra essere affrontata da tanti, troppi adulti, che sembrano non capire che davvero non abbiamo più tempo da perdere e, come scrive Federica, non abbiamo soprattutto “un pianeta B”. Non condivido affatto, mi indignano fino alla nausea le vomitevoli battute che ho letto in giro contro la formidabile Greta Thunberg, ma mi stupisce anche lo scetticismo, perfino la puzza sotto il naso anche di tanti amici con una sana coscienza ambientalista nei confronti di questi ragazzi scesi in piazza in tanti, gioiosamente e con molta passione, come dimostra anche la nostra fotogallery, per difendere il loro futuro. Perché tutto questo sarcasmo ? Perché insistere accusandoli di volersela solo “caliarsela” dalla scuola e di essere manipolati dalla politica ? Perché storcere il muso sul loro abbigliamento costoso ? Io e tanti di costoro che criticano, un po’ da babbioni edizione 2019, ai nostri tempi ce la “caliavamo” dalla scuola, scendevamo e urlavamo in piazza fregandocene del nostro abbigliamento. Non hanno tutto il diritto di farlo oggi anche loro, mentre la Terra corre il rischio di estinguersi in pochi decenni ?
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