di Antonella De Francesco
“Abbiamo il passato dietro di noi e il futuro davanti. Non vediamo l’avvenire, vediamo il passato. E’ curioso, dal momento che non abbiamo gli occhi sulla schiena”.
Potrebbe bastare questa affermazione di Eugene Ionesco per spiegare un pò la tecnica narrativa dell’ultimo film di Valerio Mieli: Ricordi? Dove già il titolo spiega la materia e l’argomento del film.
Ricordi di come eravamo prima di adesso, quando ancora era tutto brutto o meraviglioso, punti di vista, ipotesi senza certezze in un passato tutto da venire.
Una storia d’amore come mille altre, il trionfo della soggettività, del modo assolutamente personale di ricordare in due lo stesso identico episodio, un pò come nel libro La Donna giusta di Sandor Marai, in cui la stessa storia viene narrata dai tre protagonisti, ciascuno secondo il suo personale punto di vista .
Il cinema si presta ancora meglio della scrittura a manipolare la realtà, svincolandola dall’oggettività per affidarla alle memorie soggettive deformate dall’esperienza di ciascuno. Perché anche i ricordi subiscono la contaminazione di quello che siamo e di ciò da cui proveniamo, restituendoci frammenti del passato a volte inconciliabili nelle diverse versioni che ciascuno di noi ricorda, con resoconti che omettono o distorcono particolari importanti .
Le riprese ravvicinate a camera fissa di Daria D’Antonio e i flash back spasmodici nel fluido montaggio di Desideria Rayner confondono lo spettatore, ma lo inchiodano e lo costringono a farsi delle domande.
Perfetta la descrizione dell’insorgere della nostalgia, di come questa all’improvviso ci trafigga, spingendoci lì dove mai razionalmente vorremmo tornare. I ricordi ritrovati ovunque, lasciati a briglia sciolta, impazziti, mentre si prendono tutta la scena anche quella presente e ci conducono dove vogliono loro. I ricordi che ci affliggono, ma possono pure salvarci dal nulla del presente, dalle scelte avventate, dalle nostre rigidità dal non detto, dal non fatto, dalla sempiterna paura di vivere il futuro .
Da vedere, non per tutti
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