di Gaetano Perricone
Salvatore Laudani era un figlio dell’Etna. Aveva 47 anni, due figlie adolescenti, era di Nicolosi. A Muntagna era la sua grande passione e la sua vita, era tecnico volontario del Soccorso Alpino e Speleologico siciliano. Uno di quelli che anche in condizioni difficilissime con estrema generosità, ma anche tanto coraggio e tanta fatica, andava a recuperare e a salvare gli escursionisti sprovveduti o anche soltanto temerari che si avventurano sul più alto vulcano attivo d’Europa in situazioni proibitive, come quelle di ieri sera.
Stavolta, a mia e non solo mia memoria per la prima volta nella storia dell’Etna, il soccorritore è diventato la vittima: Salvatore, andato in Valle del Bove con un tempaccio divenuto bufera con il passare delle ore insieme ad alcuni compagni a recuperare una persona con la gamba rotta, come ci racconta bene la drammatica ricostruzione nel comunicato del CNSAS, il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico – e come mi aveva raccontato stamattina presto, turbatissimo e scioccato, un amico, guida del vulcano, che ha partecipato ed è stato testimone della fase finale della tragica vicenda -, alla fine non ce l’ha fatta e ha perso la vita nel luogo che più amava per salvarne un’altra. Come quelli che si buttano in acqua per salvare gente che sta annegando e annegano loro. Una morte terribile, forse per ipotermia: sarebbe morto di freddo Salvatore, anche se bisogna attendere la conclusione degli accertamenti.
E’ una enorme tragedia, dolorosissima. Il popolo della gente che ama l’Etna, di cui faccio parte da molti anni anche se non da nativo, è profondamente scosso, turbato, commosso da stamattina, da quando ha appreso la notizia. Salvatore Laudani è già un eroe immortale dell’Etna, è il primo morto sul vulcano per evitare la morte di altri. Merita il silenzio del grande dolore, ma anche e da subito l’onore che va tributato agli eroi. E lui lo è e lo resterà per sempre per le genti etnee.
Oggi è giorno di lutto, ci sarà tempo per le riflessioni. Due cose mi viene però di dirle subito: la natura, in questo caso la potente, imprevedibile natura dell’Etna, grande montagna e grande vulcano attivo, non va mai sfidata, né per temerarietà e voglia di libertà, meno che mai per imprudenza e spavalderia; chi fa lo straordinario lavoro volontario del Soccorso Alpino e delle Guide deve essere formato e preparato al massimo per affrontare scenari estremi come quelli in cui stanotte Salvatore, conosciuto e apprezzato per la sua capacità e conoscenza della Muntagna, ha perso la vita a soli 47 anni.
Che riposi in pace, l’eroe Salvatore. E che mai più accada.
E adesso la cronaca dei fatti, nell’ampio comunicato del CNSAS per il quale ringrazio Serafina Di Bennardo.
Un grave lutto ha colpito il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Un nostro Tecnico, Salvatore Laudani, 47 anni, di Nicolosi, è deceduto mentre era impegnato in una complessa attività di soccorso a quota 2.300 m, sul versante sud est dell’Etna, nella zona della Valle del Bove.
Il Soccorso Alpino siciliano era stato attivato con il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) per un escursionista che aveva riportato la frattura di una gamba cadendo all’interno di uno dei canaloni che scendono in Valle del Bove dalla cresta denominata Schiena dell’Asino, mentre era con alcuni compagni d’escursione.
La prima squadra, composta da tecnici del Soccorso Alpino e militari del SAGF, ha raggiunto l’area di intervento dopo una faticosa risalita a piedi dal versante etneo meridionale, orientandosi con difficoltà nella nebbia e nella bufera. Raggiunto con difficoltà il malcapitato, dopo aver prestato le prime cure e aver caricato l’uomo in una barella a spalla, ha risalito un ripido dislivello di circa 150 metri per riportare il ferito sulla cresta ed ha intrapreso le procedure per il trasporto a valle. Nel frattempo sono giunte sul posto le altre squadre del Soccorso Alpino, per aiutare nelle operazioni di trasporto per tentare di raggiungere la Strada Provinciale n. 92, che scende dal Rifugio Sapienza. Le condizioni climatiche sono nel frattempo drasticamente peggiorate, con un incremento
della velocità del vento, della nebbia e del turbinio della neve, mista a grandine e pioggia.
L’attenzione dei soccorritori è stata dedicata alle condizioni del traumatizzato trasportato in barella, mentre altri soccorritori prestavano aiuto ai compagni, alcuni dei quali in progressiva difficoltà per i gravi sforzi e per la situazione estrema del meteo. La progressione verso il punto di rientro è stata rallentata dall’oscurità e dalla necessità di procedere in conserva, a stretto contatto, per aiutarsi a vicenda. Nel frattempo è stato concordato con la Centrale Operativa del 118 di CT, in costante contatto, l’invio di ambulanze medicalizzate in zona di intervento.
Le operazioni di soccorso, iniziate intorno alle ore 11:30 si sono concluse per il ferito verso le ore 19:30, ora in cui ha raggiunto l’ambulanza. Alcune squadre del Soccorso Alpino e del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza – i tecnici che avevano effettuato la prima parte del recupero, fortemente provati dagli sforzi – stavano ancora tentando, a quell’ora, di raggiungere il luogo di rientro, procedendo nella bufera, nella completa oscurità. Tra questi Salvatore Laudani, che accusava un malore tale da impedirgli di proseguire. Alle ore 00:45 di lunedì 29 sulla Strada Provinciale n. 92, dove erano in sosta anche le ambulanze medicalizzate, rientravano tutte le squadre, che recavano con sé il tecnico volontario Salvatore Laudani disteso su di una barella, trasportata per l’ultimo tratto a bordo di un mezzo fuoristrada; Laudani veniva prontamente affidato alle cure dei sanitari che
ne constatavano, purtroppo, il decesso alle ore 1:00.
Il Soccorso Alpino e Speleologico italiano è profondamente colpito dal lutto e si stringe intorno alla famiglia di Salvatore Laudani, alla quale esprime il suo cordoglio più profondo.
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