(Adnkronos) Palermo, 23 marzo – Il decreto immigrazione del Viminale che intende velocizzare i tempi delle richieste di asilo e annullare l’appello in caso di diniego “è un colpo di mano” perché sopprimere il ricorso in appello “significa fare saltare un grado di giudizio, quindi levare diritti. E la cosa più grave è che tutto questo è passato sotto silenzio”.
Le dichiarazioni tra virgolette sono di Giorgio Bisagna, avvocato esperto da tanti anni di immigrazione e delle questioni giuridiche collegate al fenomeno, presidente di “Adduma”, Avvocati Dei Diritti Umani di Palermo. Un forte allarme su una palese e grave violazione di diritti umani, come ci spiega più dettagliatamente nell’articolo a seguire Bisagna, al quale abbiamo chiesto di sintetizzare il suo significativo intervento nell’ambito del convegno svoltosi a Palermo, a Palazzo delle Aquile. Lo ringraziamo per l’immediata disponibilità.
di Giorgio Bisagna
Ho iniziato il mio intervento, nell’ambito del convegno organizzato dai Giovani Democratici di Palermo, avente a tema l’Europa, la generazione Erasmus e l’immigrazione, con una breve premessa sull’Europa, sino a qualche anno fa aperta al suo interno e sempre più chiusa verso l’esterno – Fortezza Europa – e come, oggi, cominci anche a chiudersi anche al suo interno, a causa dell’emergenza terrorismo, per entrare poi nello specifico. Non sempre si può dare la “colpa all’Europa” per quello che accade in tema di accoglienza ed integrazione dei migranti. In particolare ho parlato del Decreto Legge 13 del 17 febbraio 2017, recante “disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale“.
Ebbene, questo decreto è passato pressoché inosservato all’opinione pubblica, e non avrebbe dovuto, perché presenta dei contenuti estremamente allarmanti, sotto il profilo del rispetto del diritto di difesa dei rifugiati. Il testo prevede infatti che, nei procedimenti giudiziari relativi al riconoscimento della protezione internazionale, salti il grado d’appello. La competenza resterebbe quindi in capo ad un solo giudice , che peraltro, deciderebbe in camera di consiglio – senza cioè l’intervento delle parti e dei loro difensori!! – salvi casi particolari e comunque rimessi alla decisione del Giudice. Salta quindi non solo un grado di giudizio, ma anche uno dei principi cardine del diritto di difesa, la possibilità di essere sentiti in contraddittorio.
Come presunto “correttivo” viene prevista la obbligatorietà della video registrazione dell’audizione del richiedente asilo in fase di esame, da parte della Commissione per il Riconoscimento della Protezione Internazionale, della domanda di protezione. Ovviamente il vulnus alla tutela dei diritti umani di soggetti vulnerabili come i richiedenti asilo appare evidente anche ai non addetti ai lavori. Meno diritto di difesa, vuol dire, in concreto meno diritto di vedere riconosciute le proprie aspettative. Ed oggi vale per i rifugiati. Domani per tutti.
La splendida foto con il titolo è di Antonio Parrinello, autore di immagini straordinarie sugli immigrati
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