Fonte: INGV Vulcani
di Boris Behncke
L’Etna è un vulcano da Guinness dei primati. Non solo è il vulcano più grande e più attivo d’Europa, ma è il secondo più attivo – in termini di “produttività” – del mondo, dopo il Kīlauea alle Hawai’i. L’Etna ha prodotto più episodi di fontana di lava (“parossismi”) che tutti gli altri vulcani del pianeta insieme, fra cui anche le fontane di lava più alte mai osservate al mondo (4 settembre 1999 e 3 dicembre 2015). Fra gli altri fatti che rendono l’Etna unico fra i vulcani della Terra, è da notare che oltre ai quattro crateri sommitali, questo vulcano vanta più di 300 crateri sui suoi fianchi, che sono stati costruiti durante numerose eruzioni avvenute non in sommità ma sui suoi versanti. La stessa presenza di quattro crateri sommitali è insolita, soprattutto se si considera che poco più di un secolo fa – fino al 1911 – in cima all’Etna esisteva un solo cratere, quello Centrale, che ora è occupato da due grandi crateri, la Voragine e la Bocca Nuova.
Negli ultimi anni la morfologia dell’area sommitale è diventata ancora più complessa per la formazione del Nuovo Cratere di Sud Est (Fig. 1). L’ultimo nato, “fratello minore” del Cratere di Sud-Est, nella parte sud-orientale dell’area sommitale del vulcano è certamente quello più affascinante fra tutti i crateri dell’Etna. La storia di questo cratere comincia sostanzialmente nel 2007 con l’apertura di una depressione di sprofondamento sul basso fianco orientale del Cratere di Sud-Est. Già tra il 4 e il 5 settembre 2007, questa bocca produce il suo primo episodio parossistico con alte fontane di lava e colonne di cenere e lapilli, con una durata eccezionale di 10 ore (tipicamente gli episodi parossistici dell’Etna durano meno di un’ora). Seguono due ulteriori parossismi, il 23-24 novembre 2007 e il 10 maggio 2008. L’eruzione laterale di maggio 2008 – luglio 2009 interrompe l’attività sommitale, ma già a novembre 2009 si apre una seconda depressione di sprofondamento sull’orlo di quella del 2007, che nel corso del 2010, durante una serie di collassi, si unisce alla prima in un unico, enorme cratere a pozzo (“pit crater”; Fig. 2a).
Alla fine di dicembre 2011, si notano nuovamente segni d’attività eruttiva al “pit crater” sul fianco orientale del Cratere di Sud-Est. Poco dopo, nella notte fra l’11 e il 12 gennaio 2011, comincia una serie di episodi parossistici che negli anni successivi porta alla rapida crescita di un nuovo cono accanto a quello del Cratere di Sud-Est, informalmente denominato “Nuovo Cratere di Sud-Est”. L’evoluzione di questa nuova struttura vulcanica, che sostanzialmente non è altro che un piccolo stratovulcano, è stata seguita da ricercatori dell’INGV-Osservatorio Etneo attraverso ripetuti rilevamenti di campagna, foto aeree e immagini satellitari, che hanno permesso di documentare molto dettagliatamente la crescita del nuovo cono.
L’attività del 2011-2017 è consistita in 60 episodi eruttivi, molti dei quali hanno mostrato una notevole intensità esplosiva (Fig. 3), spesso con sostenute fontane di lava che in alcuni casi hann superato 1000 m di altezza, e colonne eruttive alte diversi chilometri. Invece, altri episodi sono stati caratterizzati da un’attività stromboliana molto violenta, senza però mai passare a sostenute fontane di lava. L’evento più esplosivo di tutta la serie di episodi parossistici è stato quello del 23 novembre 2013, l’unico episodio che non ha prodotto significative colate di lava. Le colate laviche emesse durante gli altri parossismi hanno raggiunto lunghezze fra meno di 1 e 4.7 km, espandendosi verso sud, sud-est, est, e nord-est. Al momento (luglio 2018), il più recente periodo eruttivo del Nuovo Cratere di Sud-Est è quello avvenuto fra fine gennaio e fine aprile 2017, che ha costruito un piccolo cono sopra la “sella” che una volta separava il “vecchio” cono del Cratere di Sud-Est da quello nuovo (Fig. 2b).
Sono stati applicati diversi metodi per la mappatura dei campi lavici e delle variazioni morfologiche del cono stesso, con misure GPS sul terreno, usando foto aeree e le riprese delle telecamere di sorveglianza dell’INGV-Osservatorio Etneo. Dal 2017 si usano anche aeromobili a pilotaggio remoto o APR (comunemente conosciuti come droni). Altre misure si sono effettuate utilizzando dati satellitari, per determinare i tassi eruttivi durante l’attività eruttiva, e creare modelli digitali del terreno (DEM). I dati sono stati riportati su un sistema GIS per ricavarne i volumi dei prodotti eruttati e i tassi eruttivi di ognuno degli episodi eruttivi durante l’intervallo dal 2011 al 2017. Così è stato possibile di calcolare un volume di circa 50 milioni di metri cubi per il cono del Nuovo Cratere di Sud-Est, mentre il volume delle sue colate di lava gira intorno ai 150 milioni di metri cubi. L’altezza del cono è di circa 215 sopra la superficie prima della sua nascita.
Per apprezzare pienamente l’importanza dell’attività del Nuovo Cratere di Sud-Est e della sua crescita, bisogna però considerare che il cono è cresciuto – ovviamente – solo quando era in eruzione. L’attività si è estesa in 60 episodi su un periodo di più di 6 anni, però la grande maggioranza di questi episodi sono stati di brevissima durata, spesso di poche ore. Facendo la somma delle durate di tutti gli episodi che hanno contribuito alla crescita del cono, si arriva ad una durata complessiva di poche settimane: è dunque giustificato dire che il Nuovo Cratere di Sud-Est è cresciuto più rapidamente che qualsiasi vulcano mai osservato!
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