di Adolfo Fantaccini (Ansa)
L‘Inghilterra piange Gordon Banks, uno dei più grandi portieri della storia del calcio, che se n’è andato a 81 anni. Aveva parato tutto, o quasi, ha fermato anche l’immenso Pelé, entrando nella storia con una parata che i telecronisti-urlatori contemporanei definirebbero “pazzesca”. Alla fine però si è dovuto arrendere dopo una battaglia contro il cancro.
Icona di classe e stile assoluti, potente e reattivo, con quel suo incedere leggermente ingobbito, quasi a voler scrutare le parabole degli avversari, passò alla storia quasi più per la parata sul colpo di testa di Pelé, ai Mondiali in Messico 1970, che per il titolo di campione del mondo conquistato a Wembley, in casa, fra i pali dell’Inghilterra dei mitici Bobby, Moore e Charlton. Era il 1966, i Beatles – da quel magico pomeriggio della finale vinta ai supplementari sulla Germania Ovest (grazie anche al gol-fantasma di Hurst) – stavano per pubblicare Revolver, il primo album con qualche contaminazione di Rock Psichedelico, il mondo si preparava a radicali cambiamenti. E, mentre in Inghilterra ci si divertiva e calcisticamente si gioiva per la Rimet, l’Italia si leccava le ferite per l’eliminazione dal Mondiale a opera della NordCorea.
Colonna del Chesterfield, del Leicester, dello Stoke, ma soprattutto della Nazionale, Banks entrò nella leggenda una domenica d’inizio giugno (il 7) del 1970, nello stadio Jalisco, a Guadalajara. Le squadre, quel giorno, scendono in campo a mezzogiorno, in una giornata torrida. Gli inglesi sono campioni del mondo in carica, i brasiliani grandi favoriti Passa un quarto d’ora e Jairzinho – che poi deciderà il match – vola sulla destra, beffa il terzino Cooper, arriva sulla linea di fondo e crossa il pallone verso il secondo palo, dov’è piazzato Pelé: O Rey va in elevazione e colpisce di testa, con una violenza inaudita, a colpo sicuro, ricade a terra e grida al gol, ma senza fare i conti con Banks che, spostandosi da sinistra verso destra, vola e smanaccia il pallone con un intervento felino. La sfera viene alzata sopra la traversa, malgrado l’intervento avvenga quasi a filo d’erba.
E’ la parata del secolo. Pelé va a stringere la mano a Banks e c’è chi racconta di avergli sentito mormorare: “Impossibile, era impossibile, come ha fatto?”. Quella fu l’ultima partita di Banks in un Mondiale, perché nei successivi quarti non poté scendere in campo a causa di un infortunio. Lo sostituì Peter Bonetti che incassò 3 gol dalla Germania Ovest in rimonta, dopo lo 0-2 iniziale degli inglesi. Di Banks resta il ricordo del titolo mondiale, di quella magìa, di tante parate con uno stile inimitabile. Acrobatico e scattante fra i pali, abile nelle uscite, la malasorte si accanì contro di lui, impedendogli nel 1972 di proseguire la carriera e negandogli la vista da un occhio. Riuscì a collezionare 73 partite in Nazionale quando ancora l’attività non era frenetica come adesso e il calcio odorava di erba verde.
“Il ricordo di molte persone è legato alla parata che fece sul mio colpo di testa nel 1970 e io so perché. Quella parata è stata la più bella alla quale ho assistito in migliaia di partite giocate. Un calciatore sa come ha colpito il pallone, l’ho colpito esattamente come speravo, l’ho indirizzato esattamente dove volevo finisse. Ed ero pronto a festeggiare il gol”. Così Pelé omaggia Gordon Banks, rievocando proprio quella parata che proiettò il portiere inglese nella storia del calcio. Era il 7 giugno 1970 e si giocava Brasile-Inghilterra a Guadalajara, valida per la Coppa Rimet. “Poi quest’uomo, Banks, è apparso davanti ai miei occhi, come una specie di fantasma in blu. È venuto dal nulla e ha fatto qualcosa che non ritenevo possibile – prosegue Pelé, in un ricordo della parata del secolo (scorso) pubblicato su Instagram con tanto di foto -. Ha deviato il mio colpo di testa e non so come ci sia riuscito. Non potevo credere a quello che vedevo. Anche adesso, quando lo riguardo, non posso crederci. Non posso credere a come si è mosso, da un palo all’altro, così in fretta. Ho segnato tanti gol nella mia vita, ma molte persone, quando mi incontrano, chiedono sempre di quella parata fenomenale”. “Il mio ricordo di Gordon è legato alla sua amicizia – aggiunge Edson Arantes do Nascimento -. Era un uomo gentile e affettuoso, che ha dato tanto alla gente. Sono contento che abbia parato quel mio colpo di testa, perché quell’episodio è stato l’inizio di un’amicizia della quale farò sempre tesoro. Ogni volta che ci incontravamo era sempre come se non ci fossimo mai separati”. “Oggi ho una grande tristezza nel cuore e invio le condoglianze alla famiglia di cui era così orgoglioso – conclude il post di Pelé -. Riposa in pace, amico mio. Sì, eri un portiere magico, per me eri anche molto di più: una bella persona”. (ANSA).
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