di Gaetano Perricone

 

Non ho conosciuto personalmente Maurizio Zamparini: ero già venuto a lavorare e poi anche vivere alle pendici dell’Etna quando il ricco e potente imprenditore friulano acquistò la società del Palermo il 21 luglio 2002 da Franco Sensi per tenerne in pugno la proprietà fino al 1 dicembre 2018, quando la cedette a un gruppo finanziario inglese. Sedici anni e mezzo, di cui 15 da presidente, che a memoria di qualsiasi innamorato dei colori rosanero sono stati complessivamente i più gloriosi, in termini di risultati e di spettacolo calcistico, di una storia lunga 122 anni, cominciata il 1 novembre 1900.

Dunque ho vissuto l’era zampariniana del Palermo da appassionato di pallone, del bel calcio e naturalmente da tifoso della squadra della mia città e non da cronista rosanero, com’è invece successo per presidenti, dirigenti e giocatori di un lungo periodo precedente, a partire dal carissimo presidentissimo Renzo Barbera. Un punto di vista diverso dai precedenti, che mi ha consentito di godermi in pieno questo meraviglioso e non so se ripetibile periodo – finito molto male per colpe di Zamparini e non solo, di gentaglia e personaggi improbabili che lo circondavano e in parte anche di una città che lo ha amato ma non adeguatamente sostenuto – non chiedendomi chi fosse o chi non fosse il patron, non preoccupandomi particolarmente del suo pessimo carattere, irruento, irascibile e instabile, imprevedibile sempre o dei continui curtigghi intorno al suo forte e ingombrante personaggio, ma guardando solo a tutto quello che ha fatto di bello e di grande, anzi di grandissimo, per il nostro Palermo, facendoci scrollare di dosso l’atavico complesso di inferiorità nei riguardi degli squadroni del calcio italiano e sentire per un bel po’ di tempo alla loro altezza, capaci di vincere contro la Juventus, l’Inter, il Milan. Capaci di giocare nelle Coppe europee, che per un lunghissimo tempo della storia rosanero furono un miraggio.

Ma io non sono qui a raccontare di vittorie e sconfitte, di alti e bassi, crisi e rilanci, dei favolosi giocatori portati sul campo dello stadio Barbera, dei 51 allenatori esonerati e di tanto altro: lo stanno facendo bene in queste ore i miei colleghi di giornali, siti, tv, impegnati in un diluvio mediatico di ricostruzioni dell’era zampariniana, insieme al popolo rosanero che gli sta tributando sui social un enorme e giusto riconoscimento e ringraziamento, dimenticando le cose terribili che sono state dette e scritte contro di lui quando lasciò la presidenza del Palermo e rimase travolto da una tempesta giudiziaria fino agli arresti domiciliari e al fallimento societario.

Di Maurizio Zamparini, che ha amato molto Palermo non soltanto come presidente della squadra di calcio, nel mio cuore di vecchio tifoso rosanero buongustaio del pallone resteranno per sempre le super vittorie contro le grandi; il ritorno in Serie A dopo 32 anni, il quinto post e la Champions League sfiorata; la Coppa Uefa; Guidolin e Delio Rossi; Sirigu, Barzagli, Kjaer, Zaccardo, Grosso, Balzaretti, Corini, Simplicio, Zauli, Barone, Cavani, Amauri, Pastore, il bambino Dybala, il mitico Luca Toni, Belotti, Josep Ilicic, Nestorovsky, Miccoli, giocatori formidabili – qui nella fotigallery – che hanno fatto la fortuna del club rosanero e di tanti altri. Un presidente ricco e competente di pallone,  lui lo era sicuramente e aveva un gran fiuto per i talenti, anche molto di più dei vari direttori sportivi e allenatori di cui si è circondato nel tempo, li portò a indossare la maglia del Palermo regalandoci gol, prodezze, successi meravigliosi.

Maurizio Zamparini con l’allenatore Francesco Guidolin, che stimò moltissimo

Ecco, io lo ricorderò e gli vorrò bene per sempre così: come un mago vulcanico e un po’ iracondo che ha tirato fuori dal suo cilindro le cose più belle che il popolo palermitano del calcio abbia mai visto, che nessuno gli fece mai vedere, che mai avrebbe immaginato di vedere. Le sue magie ci hanno regalato giornate uniche e indimenticabili di gioia sportiva, momento esaltanti e bei sogni, insieme all’orgoglio di sentirci finalmente grandi almeno nel calcio. Tutto il resto, francamente, non m’interessa e mai mi ha interessato molto.

Per tutto questo mi ha causato grande tristezza apprendere stamattina della morte dell’ottantenne Maurizio Zamparini nell’ospedale di Cotignola, nel Ravennate, a causa di complicazioni al colon vissute in un momento di insuperabile dolore e depressione per la scomparsa a Londra nell’ottobre scorso del figlio 23enne Armandino. Per questo mi sono sentito di dedicargli questo piccolo e sentito omaggio sul mio blog. Con il patron friulano, amato molto e odiato altrettanto, se ne va un pezzetto bello e piacevole della mia vita. Grazie e ancora grazie, presidente Zamparini, dal cuore.

Gaetano Perricone

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