(Gaetano Perricone). Non riesco ad avere pace. L’ho scritto sul mio profilo feisbuc poco fa: sono non solo tristissimo, ma profondamente indignato e “col cuore a pezzi per i ‘cittadini’, bambini e adulti, uccisi dalla natura incazzata e dalla criminale gestione del territorio”.
Ieri sera erano una famiglia in festa. Ridevano, mangiavano, ballavano si divertivano i Giordano, trascorrevano felicemente insieme il loro sabato sera gioioso nella loro villetta al confine tra Altavilla Milicia e Casteldaccia, alla periferia di Palermo. Luoghi che conosco molto bene, a cui sono molto affezionato perché da quelle parti c’era la splendida villa dei miei nonni materni, dove ho trascorso nella mia infanzia e adolescenza giorni meravigliosi e indimenticabili.
Ridevano e scherzavano i Giordano. Poi, di colpo, non hanno riso più. La vita è finita in pochi attimi per 9 di loro, “a due passi da dove molti trascorrono le vacanze estive, travolti dal fiume Milicia che di solito è poco più di un rigagnolo maleodorante ! E dire che alla prima lezione di idraulica ci hanno insegnato che i fiumi non dimenticano mai il loro corso e che pertanto i vecchi alvei, anche se apparentemente asciutti, vanno rispettati e assolutamente mantenuti inedificabili!”, ha commentato, sgomenta, la mia cara amica palermitana Antonella De Francesco, che è un bravo ingegnere. In tre si sono salvati, uno appollaiato sopra un albero, altri due perché erano usciti per comprare i dolci da mangiare insieme. Come dico sempre, è il Dottor Destino a scompaginare a suo piacimento il libro della nostra vita …
Non racconto altro, il web e i telegiornali sono pieni di quest’atroce cronaca, anche se non riescono ahimè ad allontanare il fascino perverso, l’attrazione quasi fatale delle “tensioni nella maggioranza” delle quali, francamente, in questo sconvolgente momento non me ne strafotte proprio nulla. Ho invece letto ho condiviso subito sulla mia bacheca feisbuc l’illuminante post di appena 6 giorni fa, il 29 ottobre, del mio amico Salvatore Caffo, grande geologo prima che vulcanologo, dove è indicata l’unica strada da percorrere per fronteggiare quella che è la vera emergenza da fronteggiare, la priorità assoluta oggi per l’Italia, al di là di ogni contratto di governo e di tutte le sempre più penose chiacchiere stupide e le permalose polemicuccie da curtigghio di potere, da cui veniamo continuamente investiti.
E sono anche andato a riprendere alcuni stralci, pieni di parole ancora più importanti e incisive, quasi profetiche, scritte da Caffo su questo blog il 24 ottobre del 2016, poco più di due anni fa, in un bellissimo articolo sulla nuova Carta Geologica della Sicilia (http://ilvulcanico.it/dalla-carta-geologica-della-sicilia-alla-prevenzione-pianificazione/). Non aggiungo altro, vi invito a leggere con attenzione queste fondamentali riflessioni, che ci aiutano a capitare e a meditare. Perché, lo ripeto, per questo nostro povero Paese, non parlo solo della Sicilia, violentato dal maltempo e dalla superficiale, incosciente e criminale gestione del territorio, questa è la vera, urgentissima, drammatica priorità.
di Salvo Caffo
“DECOSTRUIRE dovrebbe essere lo slogan e l’azione dei Piani Regolatori Generali di molti comuni.
Eliminare infrastrutture obsolete e coperture di cemento che rendono impermeabili i terreni, creare, laddove non presenti, aree libere che possano contenere le inevitabili esondazioni dei fiumi, pulire gli alvei dei torrenti da tronchi, rami, rocce, ghiaia e fango che alterano il normale deflusso delle acque durante forti temporali, eliminare strozzature o peggio strade costruite su alvei fluviali che sistematicamente si “riattivano” durante le forti piogge, piantare alberi che oltre tutti i benefici noti smorzano con le loro chiome l’energia meccanica delle gocce d’acqua, sono solo alcune delle cose ormai improcrastinabili che si devono fare per limitare i danni nelle nostre fragili città!”
“Il 7% del territorio nazionale italiano ossia 21.100 chilometri quadrati è occupato da strade, parcheggi, capannoni, centri commerciali e case e secondo l’ISPRA si tratta di una valutazione sottostimata. Lombardia, Veneto e Campania, vantano i primati negativi nazionali, registrando percentuali di impermeabilizzazione del terreno da cementificazione fino al 13%. Il 20% di questo si concentra nelle aree metropolitane, ma ben l’80% minaccia il resto del territorio.
Riusciremo a smettere di cementificare e condonare opere che impediscono al terreno e alle parti rocciose di poter drenare le acque meteoriche? Riusciremo a manutenere gli alvei dei fiumi delle aree montuose sempre più spopolate? Avremo il coraggio di abbattere e in generale di decostruire infrastrutture inutili e dannose all’ambiente? Riusciremo in un Paese con enormi problemi geologici a far trovare l’adeguata e naturale collocazione ai tecnici dalle particolari competenze geologiche?
Lo strumento di base per la conoscenza fisica del territorio che costituisce il presupposto fondamentale per qualsiasi intervento finalizzato alla difesa del suolo, alla pianificazione territoriale e alla previsione e prevenzione dei rischi naturali, nonché alla progettazione di opere ed infrastrutture, la carta geologica, ci potrebbe aiutare a dare risposte positive alle nostre domande. Le attività di rilevamento e gli studi di dettaglio (stratigrafici, strutturali, petrografici, ecc.) permettono di raccogliere una mole di dati che, attraverso una sintesi ragionata, vengono poi rappresentati in carta con appositi colori, simboli e segni grafici. Insieme alla legenda, agli schemi a corredo e, nel caso della cartografia ufficiale, alle note illustrative, una carta geologica offre un quadro generale della geologia dell’area, fornendo informazioni relative alla Litologia (composizione, tessitura, struttura), contenuto fossilifero e mineralogico, età, genesi e modalità di messa in posto delle rocce. rapporti geometrici (stratigrafici e tettonici) dei corpi rocciosi; evoluzione dinamica indotta, nel tempo e nello spazio, dagli agenti endogeni ed esogeni e dall’attività antropica … ecc.”
Le foto della tragedia dall’Ansa (web).
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