di Boris Behncke

Boris Behncke a 15 anni: “Mi sono trovato sotto le mani un organo da un mia compagna di classe e mi sono scatenato”

Chi mi conosce sa bene che già da bambino (per la precisione, da quando avevo 10 anni) avevo la passione per i vulcani. Per molti anni però era una passione piuttosto da collezionista – qualsiasi cosa che aveva scritto “vulcano” sopra entrava nei miei archivi. Solo quando mi sono iscritto all’Università di Bochum, nella Germania occidentale, questo mio hobby ha preso un carattere più pratico, e infine è diventato il mio lavoro quotidiano, sul vulcano più affascinante di questo pianeta, l’Etna.

Ma quando ho cominciato ad interessarmi di vulcani, ero già preso da un’altra passione: la musica. La ascoltavo, in chiave rock (ero cresciuto con i Beatles) e classica. Da quando avevo 6 anni suonavo il pianoforte, e spesso mi venivano in mente delle melodie, che presentavo alla mia insegnante di pianoforte, una personcina molto dolce e paziente. Lei mi incoraggiò fortemente a realizzare le mie piccole opere. Da ragazzino alternavo il sogno di diventare vulcanologo con quello di diventare una rock star. Scrivevo brani con titoli suggestivi come You Will Never Die (non morirai mai) e Take A Walk With Me (fai una passeggiata con me).

1983, “star photo” di Boris con chitarra e permanente

A 16 anni cominciai a suonare la chitarra, ed a fissare alcune delle mie idee musicali. Negli anni successivi suonavo spesso con amici alle feste, fra brani di gruppi famosi e quelli miei, che a qualcuno sembravano pure piacere. Il mio stile musicale preferito era il “progressive rock”, quello dei Genesis, Pink Floyd, Yes, Jethro Tull, Emerson, Lake & Palmer e dei Marillion. Tuttavia ero anche aperto al rock “semplice” e alla musica classica. Alcuni dei pezzi che ho composto in quel periodo, a 16-18 anni, sono diventati Your Body, Empty House, The Gates Of Happiness, Forgotten Memories

La giovanissima band “Morgreb” in cui Boris Behncke, ovviamente il secondo da destra, suonava nel 1984

Il culmine della mia “carriera” da giovane musicista, se si può chiamare così, fu il periodo 1983-1984, quando suonavo con una vera band – chitarra, basso, tastiere, batteria – senza però mai esibirci davanti ad un pubblico. Un problema maggiore era che non riuscivamo a trovare un cantante – avrei tanto voluto cantare io stesso, ma la mia voce non ha l’intensità necessaria. Alla fine decisi di abbandonare la musica per dedicarmi ai miei studi universitari e diventare vulcanologo. Un pezzo di quel periodo è Man With A Thousand Fears.

Le musiche però hanno continuato a venirmi in mente. Come succede? E’ un po’ come quando senti una musica alla radio che ti piace tanto e cerchi di memorizzarla: così, catturavo tutte le idee che mi venivano e le ripetevo nella mia mente, costruendo pezzettino dopo pezzettino. Alcuni di questi brani si sono formati nel corso di molti anni, anzi: decenni. Il brano Back In 1984 è nato nella mia testa nell’estate del 1984, e me lo sono tenuto là dentro fino al 2018, quando finalmente l’ho realizzato al computer grazie ad un programma per creare musiche con suoni piuttosto autentici.

Negli ultimi anni sono tornato a suonare strumenti veri, un po’ di basso, un po’ di tastiera, qualche nota di chitarra, senza però considerarmi molto bravo su questi strumenti. Soprattutto le nuove tecnologie applicabili al computer hanno aiutato a far diventare le mie musiche una realtà, disponibile all’ascolto di chi ne è interessata/o. Il primo pezzo che ho realizzato così, e a cui ci tenevo tantissimo, si chiama Salve Catania, composto nell’autunno del 1990, quando ero in visita a Catania per un periodo. Ovviamente non avevo ancora la dimestichezza su quel software per creare qualcosa di equilibrato, e la prima versione del brano era sostanzialmente inascoltabile.

Boris riscopre il pianoforte durante una vacanza in Francia nel 2012

Da gennaio 2017 elaboro i miei brani sul computer, cambiando software nell’estate del 2020 con risultati ben migliori. Sono pubblicati sul mio profilo Soundcloud, dove cerco anche di mettere immagini di titolo più o meno originali, in alcuni casi ci metto proprio l’anima, come per il brano Another Piece In The Jigsaw Puzzle.

Lo stile resta quello della mia gioventù, un rock progressivo con tanti momenti “bombastici” con “muri di suono”, cambiamenti di tempi, alternanze fra eccitazione e calma, spesso con una dose di influenze di musica classica. Le influenze spesso si sentono, qualche profumo dei Genesis, un cenno dei Rush, un’allusione ai Pink Floyd … ma cerco anche di andare fuori dagli schemi, ci sono brani un po’ più semplici, più “pop”, come Sheer Beauty. Un pezzo è piuttosto musica classica, Islands In The Wind, dedicato alle Isole Eolie, scritto nell’estate del 2002 quando spesso giravo le isole sulla magnifica goletta “Sigismondo”, e dove ho conosciuto Catherine, la donna che è diventata mia moglie, madre di nostra figlia Ida, e compagna di molte passeggiate sull’Etna. Quello fu per me un periodo di transizione, alcuni mesi prima si era rotto il mio primo matrimonio (ne parlo in Tears In Paradise), poi ci fu pure l’eruzione dell’Etna (2002 – Scassau a muntagna).

E l’Etna … ovviamente non può mancare, l’elemento vulcanico è fortemente presente in molti dei miei brani, sia come tema (Lava No Love (Don’t Like Volcano), Lake Of Fire), sia come ispirazione, che viene fuori in pezzi come Exploring e Earth Alive. Alla fine di Birth si sentono i boati dell’Etna, insieme al concerto mattutino di uccelli e le campane della chiesa madre del mio paese, Tremestieri Etneo … Alcuni brani li ho pensati in italiano – Salve Catania, il brano 10 giorni dopo San Valentino, che è dedicato ad un giovanissimo amico deceduto tragicamente alcuni anni fa, Arrancando (ancora non pubblicato), Aliscafo x Lipari (di cui a breve pubblicherò una versione nuova), Mea culpa (ancora non pubblicato) … e là tocchiamo il punto debole delle mie musiche: per molti dei miei brani sto scrivendo testi, cioè qualcosa che va cantato, ma la voce non c’è, tutte le mie musiche esistono finora solo in versione “karaoke”.

Se quindi qualcuno di voi che leggete trova piacere nelle mie musiche, e se la sente di aggiungere la sua voce, sia femminile che maschile, per cantare testi in italiano ed in inglese, fatevi subito avanti!

Tanta nuova ispirazione mi è stata data dalla spettacolare attività eruttiva dell’Etna nei primi mesi del 2021, che ha avuto un culmine molto intenso, mozzafiato ma a volte anche problematico, con la serie di “parossismi” fra il 16 febbraio e l’11 aprile. Questo mi ha stimolato a produrre questo nuovo “Grand Finale”, con le scene dell’attività da inizio gennaio fino a metà febbraio, che ha fatto da “preludio”, e poi di alcuni dei più potenti dei parossismi. Eccolo per voi !

Con il titolo: il grande vulcanologo Boris Behncke, tedesco di Catania, con tastiera e schermo, il suo “impianto”  attuale nella casa di Tremestieri Etneo.

 

 

 

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