di Adolfo Fantaccini

Come lui nessuno mai. Ne è passato di tempo da quel piovosissimo 14 maggio 2000, giorno in cui la ‘sua’ Juventus naufragò nelle sabbie mobili dello stadio Curi, al cospetto del Perugia, e a Carlo Ancelotti venne affibbiato il poco edificante appellativo di eterno secondo.

Da allora, l’allievo di Arrigo Sacchi ha preso la rincorsa, fino al Grande Slam degli scudetti: col titolo vinto in Spagna ieri, sulla panchina del Real Madrid, ‘Re Carlo V‘ è divenuto il primo allenatore ad avere vinto i campionati dei cinque più importanti del calcio continentale: nell’ordine, Italia, Inghilterra, Francia, Germania e, adesso, Spagna.

Dal passato remoto al presente che, per ‘Carletto’, ha i colori della vittoria. Successi straordinari e senza confine, indiscutibili, come il suo calcio avvolgente, che trae origine dalle teorie ‘Sacchiane‘: l‘Arrigo da Fusignano fu suo allenatore al Milan e poi lo guidò nei primi passi da tecnico. Oggi che Ancelotti è diventato l’unico titolare di una panchina ad avere vinto almeno un titolo in tutti e cinque i maggiori campionati di tutta Europa, nessuno ricorda più il diluvio di Perugia, Calori, né tantomeno l’arbitro Collina, che aspettò tanto e poi fece giocare al Curi quel Perugia-Juventus, che sarebbe risultato decisivo ai fini dello scudetto (della Lazio).

Ancelotti è salito sull’Olimpo delle leggende della panchina perché, dopo avere guidato al titolo il Milan (2003/04) dei Kaka‘ e degli Shevchenko, il Chelsea (2009/10), il Paris Saint-Germain (2012/13) e il Bayern Monaco (2016/17), è salito sul tetto della Liga con quattro giornate d’anticipo: oggi si gode il proprio successo spagnolo, la terra dove ha già vinto la ‘decima’ Champions proprio con i ‘Blancos‘.

Da oggi è già nel clima della serata da tregenda che lo attende contro il Manchester City di Pep Guardiola: in palio un posto nella finale di Parigi. “Sono molto emozionato, la stagione è stata spettacolare, molto regolare e coerente. Devo ringraziare i giocatori per il lavoro svolto e l’atteggiamento. Oggi dobbiamo solo festeggiare e non parlare”, le parole di Ancelotti dopo la conquista della Liga, in un Bernabeu più ‘blancos’ che mai. “Mi piace quello che faccio, ne sono fiero. Voglio continuare a vincere titoli con il Real Madrid. E dico ai tifosi che mercoledì, contro il Manchester City in Champions, servirà questa atmosfera”, ha aggiunto.

Con il titolo vinto ieri, Ancelotti ha superato l’austriaco Ernst Happel, cui è dedicato lo stadio  Prater di Vienna, il portoghese José Mourinho e Giovanni Trapattoni: tutti e tre tecnici vincenti in quattro nazioni differenti, mentre al primo posto in senso assoluto c’è il croato giramondo Tomislav Ivic (con un passato in Italia sulla panchina dell’Avellino, in Serie A), che è stato campione in sei nazioni differenti. La differenza fra Ancelotti e il collega croato è sostanziale e sta nel prestigio dei campionati, perché Ivic ha vinto nella ex Jugoslavia, in Olanda, in Belgio, in Grecia, in Portogallo e in Francia, Carletto si è imposto in realtà di tutt’altro profilo. Da ieri nessuno è come lui.

Adolfo Fantaccini

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