Il Vulcanico vi propone un affascinante documentario, muto con didascalie e in bianco e nero, che racconta l’eruzione dell’Etna del 1928, che distrusse quasi per intero la città di Mascali, una delle eruzioni-simbolo e certamente tra le più ricordate della storia del Vulcano Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Ecco la descrizione delle sequenze del Giornale Luce A0221 del novembre 1928: un uomo accanto al cratere dell’Etna fumante ; il fumo bianco si solleva dal cratere nero ; l’avanzata della lava ; le masse rocciose fumanti ; la lava raffreddata, ancora fumante, preme contro le pareti delle case ; i contadini evacuano le case ; uomini salvano le tegole del tetto ; il paesaggio avvolto dal fumo ; il crollo della parete di un edificio ; cumuli di lava solidificata fumante ; scorcio del paese semidistrutto dall’eruzione ; da una terrazza alcuni cineoperatori riprendono l’eruzione del vulcano ; un carretto trainato da un cavallo, carico di valige, trasporta un grosso recipiente – alla guida c’è un bambino, in fondo al carro un uomo e una terza persona nel grande catino ; un uomo piccona lo stipite della porta di casa, un altro le travi del tetto ; il crollo di un muraglione ; la terra fumante accanto alle macerie ; i binari della stazione ferroviaria di Mascali ; persone lungo il binario attendono l’arrivo del treno ; il treno sul binario, scendono alcuni passeggeri ; l’esodo di alcuni uomini che trainando carretti carichi di valige si avviano verso il treno ; il treno si allontana ; immagini della campagna ; la stazione viene distrutta dalla caduta di rocce vulcaniche ; il passaggio a livello della stazione di Mascali viene divelto ; i binari vengono smontati e caricati su un carro merci ; l’edificio della stazione crolla pezzo dopo pezzo ; i detriti dell’edificio, completamente distrutto ; il crollo di un altro edificio ; contadini esuli accanto alle macerie delle case.

Archivio Storico Luce http://www.archivioluce.com

Per ricostruire questa importante eruzione, che durò 18 giorni con una imponente emissione di lava, ci rifacciamo alla ottima chiara e sintetica descrizione dell’amico vulcanologo Salvo Caffo, dal sito www.cataniaperte.it

In soli diciotto giorni furono emessi circa 43 milioni di metri cubi di lave che avrebbero ricoperto circa 800 ettari di terreni coltivati, distrutto parzialmente la ferrovia Circumetnea e distrutto l’abitato di Mascali nel versante orientale del vulcano.

Nel pomeriggio del 2 novembre 1928, un’enorme colonna di cenere e vapori si levò dal cratere S.T. di Nord-Est mentre nell’alta Valle del Leone (2700 m. s.l.m.) si ebbe modo di osservare nonostante la distanza, alcune spettacolari fontane di lava.

In prossimità di Monte delle Concazze, una serie di scosse sismiche furono il preludio all’apertura di fratture eruttive da cui si dipartì una piccola colata lavica associata a significative esplosioni freatiche; la lava molto fluida, solidificò tanto rapidamente che alcuni pini larici investiti durante il cammino, continuarono a vegetare regolarmente nei mesi successivi.

Giorno 3 novembre da un’enorme nube di scorie, ceneri e lapilli accompagnata da un tremendo boato incominciarono a ricadere blocchi di notevoli dimensioni in prossimità del primo osservatorio vulcanologico posto nel versante meridionale dell’Etna; contemporaneamente a Piano delle Donne e Ripa della Naca si aprirono delle fratture eruttive da cui ebbero origine pericolose fuoriuscite di lava che incanalatasi nel letto del torrente Pietrafucile puntò decisamente in direzione dei paesi costieri.

Alle ore 19.00 del giorno 6 novembre 1928, giorno in cui la Chiesa festeggia san Leonardo (patrono di Mascali) e ironia della sorte, la municipalità avrebbe dovuto inaugurare il monumento marmoreo ai Caduti in guerra, la lava travolse la prima casa dell’abitato di Mascali che, in vista dell’imminente disastro era stato evacuato. In sole dodici ore, la colata avanzando lungo un fronte di circa 300 metri, seppellì 550 abitazioni (quasi tutto il settecentesco paese di Mascali) risparmiando solamente un gruppo di case ed una chiesa nel lato settentrionale del paese.

La lava proseguì il suo percorso sino a lambire le case di Carrabba dove, il 16 novembre 1928 a poco più di un chilometro dal mare, il fronte lavico si arrestò. Giorno 20 novembre 1928 l’eruzione terminò”.

 

 

Gaetano Perricone

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