di Santo Scalia
Il blog ilVulcanico.it di recente ha pubblicato un articolo dal titolo Etna primadonna in Francia: una splendida monografia sulla prestigiosa rivista LAVE, (ilVulcanico.it del 7 ottobre scorso). Tra gli studiosi transalpini, in realtà, l’Etna ha sempre avuto un posto di riguardo: rovistando tra gli archivi digitali della Bibliothèque nationale de France (BnF) si trova, nel Département des manuscrits, una splendida illustrazione seicentesca che descrive un’eruzione dell’Etna. L’illustrazione, ricca di particolari, è a corredo di una lettera (datata 18 marzo 1636) e inviata dall’isola di Malta dal religioso Antoine Léal. In essa viene descritta l’eruzione del 1634, avvenuta nel versante meridionale del Vulcano.
Lettera ed illustrazione (o meglio, come indicato dalla BnF, «dessin colorié représentant l’Etna et ses environs») si trovano nella raccolta di manoscritti Melanges historiques et littéraires, volume costituito nel 1637 ed oggi di pubblico dominio.
Sul recto del foglio 172 si trova la lettera (consistente in due facciate) seguita dall’illustrazione su due pagine, che qui trovate all’inizio dell’allegata fotogallery.
L’autore scrive di un suo viaggio per mare, effettuato per conto di un cavaliere francese, nel Regno di Sicilia. Toccata Siracusa, il viaggio proseguì per Messina, Palermo, Trapani e Marsala. Fatto ritorno a Catania, incuriosito dall’attività eruttiva in corso, Antoine Léal si recò di persona ad osservare il fenomeno: «[…] Da lì salii sul monte Gibello per vedere questo fuoco spaventoso e questa nuova bocca d’inferno che sversa un fiume di braci della larghezza di almeno 500 passi. Questa nuova bocca s’aprì il 19 dicembre dell’anno 1634, ed il fuoco non aveva mai cessato di scorrere fino all’8 dicembre, giorno della Concezione di Nostra Signora, dell’anno 1635».
Vengono descritte inoltre la meraviglia e le sensazioni provate dall’osservatore: «[…] La materia che cola è come il metallo liquefatto che cola dalla fornace per fare un pezzo di fonte, molto rosso e molto ardente, che a poco a poco s’indurisce a misura di quanto s’allontana dalla sua origine. È una miscela di ferro, piombo, terra, sale e zolfo».
Infine Léal dà una descrizione delle bocche del vulcano:«[…] La bocca antica che i siciliani chiamano Cratere è sulla sommità della montagna. La bocca nuova è quella che V. R. vedrà nella detta pianta nel luogo in cui si trova scritto [“]Il piano del Sacrificio[”], vicino alla Torre del Filosofo – vale a dire Empedocle, che dimorava lassù, vicino alla contemplazione delle meraviglie del monte Etna e dell’abisso nel quale alla fine si gettò».
Oltre al testo è interessante notare i particolari del disegno e le relative didascalie (che si possono vedere nei dettagli sempre accedendo alla Fotogallery); vengono così indicate, nell’ordine, le note località Munti Negro, Serra Pizzuta, Salto del Cane, Piano del Sacrificio, Turri del Filosofo, Munti della Gorna, Munti Elici, Munti di San Nicolò, Munti della Serra; ed i paesi Misteri Bianco, Li Nicolosi, Pidara, Tre Castagni, Tri Mistera.
Una considerazione a parte merita il riferimento al Piano del Sacrificio: l’area dalla quale è scaturita la colata del 1634 oggi è denominata Serra del Salifizio; probabilmente l’autore avrà frainteso la denominazione salifizio con sacrificio, essendo salifizio il termine dialettale siciliano usato per indicare lo scorpione. Un’attenzione particolare è data nel disegno alla raffigurazione degli unici personaggi umani presenti: inginocchiati, intenti a pregare, rivolti ad un altare realizzato di fronte alla lava che avanza.
Infine Catania, così come anche nell’affresco di Giacinto Platania (che si trova, lo ricordiamo, nella Sacrestia della Cattedrale), è raffigurata con il possente campanile della Cattedrale, poi distrutto dal terremoto del 1693.
Per chi volesse avere il piacere di consultare il manoscritto (inserito nel citato volume Melanges historiques et littéraires) direttamente alla fonte, questo è il link alla pagina specifica del sito della Biblioteca Nazionale di Francia.
La lettera in questione si può leggere a questo indirizzo, mentre il disegno è accessibile direttamente seguendo questo collegamento.
(Gaetano Perricone). Non posso, ancora una volta, non ringraziare di cuore il grande Santo Scalia per questa ennesima “chicca”, che impreziosisce il Vulcanico e offre ai suoi lettori un documento non solo quanto mai interessante (meravigliosi i particolari dell’illustrazione, con i nomi dell’epoca dei luoghi e dei comuni etnei), ma straordinariamente affascinante. A me piace moltissimo, spero altrettanto agli amici del nostro blog appassionati dell’Etna e della sua storia. Grazie, caro Santo Scalia.
Con il titolo: la bellissima illustrazione di Leal che descrive l’eruzione dell’Etna
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