“Quell’estate in mascherina, viaggio nell’Italia del 2020”. E’ questo il filo conduttore di una serie di fotografie scattate dal giornalista Giovanni Franco nei mesi durante i quali le restrizioni contro i contagi da Covid 19 sono state minori dopo il lockdown. Le immagini saranno esposte prossimamente a Messina in una mostra curata da Milena Romeo.

(Gaetano Perricone). I miei grandi e autorevoli colleghi Enzo D’Antona e Bianca Stancanelli, scrivendo di questo meraviglioso festival di scatti coloratissimi di Giovanni Franco, hanno parlato di felicità, allegria, momenti sereni e piacere di vivere. Tutto vero, concordo assolutamente. Per me sono una vera e propria carezza per il cuore e, certamente, un catalogo della speranza con la s minuscola, da guardare e riguardare, sorridendo, per ricordare cosa siamo stati nella scorsa estate – quando abbiamo sognato di tornare a vivere come sempre, ma abbiamo sbagliato sogno – e per immaginare come vorremmo tornare ad essere, non sappiamo quando. C’è tanta umana e desiderabilissima normalità nelle foto del mio carissimo amico Giovanni Franco, che ho visto nascere e crescere professionalmente nella mitica redazione de L’Ora e che oggi è un eccellente giornalista dell’ANSA, ma anche, gliel’ho detto tante volte, un bravissimo fotografo. Un po’ reporter, con la capacità dell’ottimo cronista che c’è in lui di catturare nei suoi scatti momenti piccoli, non solo grandi, di vita vera, anche con intelligente ironia; ma anche un bel po’ artista, perché le sue foto sono proprio belle e di autentica qualità. Sono molto contento di farvele conoscere, amici del Vulcanico, nella fotogallery avrete modo di rivedere tante scene che anche voi avete vissuto nell’estate in mascherina del 2020, la prima dell’era del Sars Cov-2. A Giovanni dico due cose: 1) grazie per avermi regalato la grande opportunità di pubblicare le sue opere e ad maiora; 2) ti aspettiamo sull’Etna, magica e illimitata fonte per i tuoi scatti, per tuffarti nella sua bellezza e raccontarla a tuo modo 

di Giovanni Franco

Il lockdown ci aveva spiazzati. Rimanere chiusi in casa ci sembrava innaturale in quei mesi dell’inizio dell’anno scorso. Ma era per combattere la guerra invisibile contro il Covid-19 che già mieteva vittime soprattutto nel nord. Era arrivata inaspettata la pandemia. Si cantava dai balconi e si appendevano sui balconi disegni con arcobaleni e la frase “ce la faremo”. Poi calarono i contagi e anche se in tanti ammonivano a essere più prudenti ci fu una sorta di liberi tutti. Un inno allo scampato pericolo.

Forse pensavamo di “avercela veramente fatta” in quell’estate del 2020. Così anche se indossando sporadicamente la mascherina ci era permesso di abbandonare il confinamento. Non davamo retta agli scienziati che sostenevano, a ragione, che l’altra ondata di incidenza nella popolazione del coronavirus sarebbe arrivata in autunno. In una sorta di liberazione collettiva dal nemico microscopico ma potentissimo si ricominciò a partire, andare in alberghi, ristoranti. Una boccata d’ossigeno per il turismo in antitesi proprio alle immagini dei malati che respiravano aiutati dalle macchine nelle sale di rianimazione dei giorni passati.

Fu “l’estate della felicità”, scrive Enzo d’Antona. “Un catalogo di momenti sereni, la cronaca del ritorno al semplice piacere di vivere dopo i mesi bui e spaventati del lockdown”, osserva Bianca Stancanelli. Con la mia macchina fotografica ho documentato alcuni momenti spensierati di quei giorni. Ne è venuto fuori un catalogo di persone colte in un tour in Italia nei loro momenti di relax o di viaggio. Tutti con la speranza che la vita normale stava per riprendere. Ma ai colori dei miei scatti si sostituirono invece quelli gialli, arancione e rossi che caratterizzarono i divieti nelle regioni in base all’indice Rt dei contagi e delle strutture sanitarie per curare i malati. Con la speranza ormai legata ai vaccini.

Giovanni Franco

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