di Santo Scalia
Il milleseicentosessantanove è uno di quegli anni che in Sicilia non si scorderanno mai. Così come il 1693, anche il 1669 è legato al ricordo di una catastrofe, immane.
A rendere indimenticabile quest’anno ci ha pensato l’Etna, che si produsse in quella che è considerata l’eruzione delle eruzioni, l’eruzione dei record, almeno per quanto riguarda gli ultimi quattro secoli: quella del 1669, infatti, è quella che ha emesso la maggior quantità di lava, che ha raggiunto la massima lunghezza mai attestata per una colata etnea (circa 17 Km.), che ha avuto il più alto tasso di emissione, che ha distrutto tanti casali e paesi – oltre ad aver danneggiato la città di Catania.
Solo per durata non si è trattato di un evento senza paragoni, essendo l’effusione iniziata l’11 marzo (tre giorni prima erano iniziati i fenomeni sismici) e finita l’11 luglio (durò quindi esattamente 122 giorni, ovvero 4 mesi).
Due pregevolissime illustrazioni di quest’eruzione si trovano nell’area etnea, entrambe del pittore acese Giacinto Platania, che dell’evento fu osservatore attento: la più conosciuta di tutte è custodita nella Sacrestia della Cattedrale di Catania; di un’altra, presso la chiesa di Santa Maria la Scala, ilVulcanico.it ha già trattato.
Altre illustrazioni furono stampate anche al di là delle Alpi, in Francia. Una di queste, la stampa Plan du Mont Etna Communément dit Mont Gibel en l’Isle de Scicille et de l’incendie arrivé par un tremblement de terre le 8me Mars dernier 1669…, pubblicata nello stesso anno a Parigi, presso la vedova Moncornet, in Rue St. Jacque, in appena 41 x 53 cm ci mostra il drammatico quadro dell’eruzione in corso.
La didascalia apposta al di sotto dell’incisione riporta le seguenti indicazioni: «Cette Bouche s’est ouuerte au Mont Gibel le 8.me de mars, et le feu qui en sort se repant en coulant de la hauteur de quatre pieds, et brulant tout ce qu’il rencontre sur ce Terrain, lequel / contient huit mille de long, et trois de large. La Matiere de ce feu est comme bitumeuse, et estant froide elle deuient comme lescume de Mer; Le feu étant arriué à 3 mille de la, et auançant tous les iours de / mille auroit consommé la Ville de Catagne, si Ceux de la ville n’eurent eu recours aux Reliques de S.te Agathe, lesquelles étans portées en procession, l’on uit miraculeusem.t le Feu se retirer du costé de la Mer. / Quelques Iours s’estans es coulez pendant lesquels l’on entendoit des sous la Ville de Catagne comme deux Armées qui se battoient, Le Feu reprit son Cours du costé de la Ville, et brusla plus de 20 Villages enfin arriua à / la Ville de Catagne, qui est la troisieme de Scicille, dans laquelle l’on contoit plus de 40000 ames. Il y a eu quelq; Galeres de Scicille lesquelles sont uenuës et ont emportez cequ’ils ont peu des Reliques, des Cloches, et des Canons, et ceux / qui ont peu échapper de cet Incendie et de la Cruauté des Bandis lesquels rauissoient tout ceque ces pauures Gens pouuoient remporter de leur bien. / A Paris chés la Vefue Moncornet rue s.t Iaque auéc privilege du Roy.»
In italiano, vale a dire: «Questa bocca si è aperta sul Monte Gibello l’8 di marzo, ed il fuoco che ne esce si spande colando dall’/altezza di quattro piedi, e bruciando tutto quello che incontra su questo territorio, il quale / comprende otto miglia di lunghezza e tre di larghezza. La materia di questo fuoco è come bituminosa, ed essendo fredda diviene come la schiuma di mare. Arrivato a tre miglia di là, avanzando tutti i giorni di un miglio il fuoco avrebbe consumato la città di Catania, se quelli della città non fossero ricorsi alle reliquie di Sant’Agata, le quali portate in processione, si vide miracolosamente il fuoco ritirarsi dalla parte del mare. / Passati alcuni giorni in cui si era sentito da sotto la città di Catania come due armate che si battessero, il fuoco riprese il suo corso dalla parte della città, bruciò più di venti villaggi ed infine arrivò alla città di Catania, che è la terza di Sicilia, nella quale si contavano più di 40000 anime. Vi furono alcune Galere di Sicilia che vennero e portarono via quel che poterono delle reliquie, delle campane, dei cannoni, e quelli / che poterono sfuggire a questo incendio ed alla crudeltà dei banditi, i quali rapivano tutto quel che queste povere persone potevano portar via dei propri beni.
A Parigi presso la Vedova Moncornet – rue s. Jacque – con privilegio del Re. »
Sbalorditiva è la quantità e la qualità delle informazioni che essa riporta: la città di Catania [Catagne], anche se minacciata da molto vicino, non è stata ancora danneggiata.
Intanto una decina di imbarcazioni, tra piccole barche e grosse galere, stanno davanti alla costa in attesa di imbarcare la popolazione che si riversa sulla spiaggia uscendo dalla Porta dei Canali.
Da una delle porte occidentali (Porta del Sale, Porta di Sardo?) si dipana una processione con in testa quasi sicuramente il Sacro Velo di Sant’Agata (la Grimpa, come la chiamano i catanesi).
Sullo sfondo, come sempre, la mole del Vulcano fiammeggiante e che emette volute di fumo e cenere, mentre proprio a ridosso dei paesi il nuovo cratere, «Mons nouveaux formés par le Feu», lancia in aria grossi massi infuocati ed emette numerose colate di lava dalla sua «Bouche du Feu».
Infine una curiosità: certamente per una incomprensione dell’incisore, o di chi gli ha riportato i dettagli dei luoghi, il casale di San Giovanni di Galermo diviene… S.t Iean de Palerme (San Giovanni di Palermo)!
Ancora presso la Bibliothèque Nationale de France, nella sezione Estampes et photographie, si trova un disegno di autore sconosciuto che raffigura il teatro dell’eruzione, più o meno qual era qualche giorno prima della distruzione di Misterbianco (29 marzo). La riproduzione qui presentata è tratta dal volume Catania (a cura di Maurice Aymard e Giuseppe Giarrizzo, pubblicato nel 2007 da Domenico Sanfilippo).
Anche in questo caso notevole è la dovizia dei particolari raffigurati: i vari casali distrutti, quelli ancora integri, le varie ramificazioni delle colate laviche e Catania, dominata dalla massiccia mole del campanile della Cattedrale, che rovinerà insieme a tutta la città solo ventiquattro anni dopo. Cosa notevole, in questo disegno sono raffigurate oltre ai ben noti Monti della Ruina anche le bocche e la piccola colata che si generò in prossimità del Monte della Nocilla.
Altre stampe furono prodotte, in Francia, in Germania, in Inghilterra. Forse, ne parleremo in un’altra occasione.
Con il titolo: la stampa custodita presso la Bibliothèque Nationale de France
Commenti recenti