di Antonella De Francesco
Agli astemi e non che desiderano tornare al cinema dopo questo anno triste e socialmente arido, consiglio il film Un altro giro del regista danese Thomas Vinterberg, scritto come consuetudine con Tobias Lindholm, interpretato dai suoi attori feticcio, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe e, ovviamente, Mads Mikkelsen. (Selezione Ufficiale alla XV festa del Cinema di Roma 2020. Selezione Ufficiale al 73simo Festival di Cannes 2020. Candidato al Golden Globe 2021 come miglior film in lingua straniera).
Il film è stato da molti designato come quello che suggella la fine del lockdown e il ritorno alla vita, sebbene sia stato girato prima della diffusione del virus . Tutti ci saremo trovati almeno una volta davanti ad un bicchiere di vino o altro e dopo un paio di giri avremo beneficiato di quel senso di leggerezza che ci libera dalle paure, ci fa sentire più sicuri di noi, ci fa parlare in modo più schietto, ci fa scavare più a fondo in noi stessi . E questo piccolo miracolo può accadere anche in Danimarca, tra i nordici, dove c’è più freddo nei rapporti, dove le consuetudini ci isolano e ci cristallizzano nei ruoli sociali che rivestiamo, facendoci dimenticare chi siamo veramente e cosa desideriamo.
È un film sull’amicizia al maschile , sulla difficoltà degli uomini di aprirsi tra loro tanto quanto noi donne, a mettersi a nudo con le loro fragilità. Tra uomini non ci si chiede nulla, di rado ci si confronta sulle proprie vite, il più delle volte basta dirsi che va tutto bene.
Ma il vino, la vodka, le bollicine possono darci una mano, anche aiutandoci a piangere o spingendoci a ballare in modo sfrenato.
Ed è qui che abilmente il regista va oltre e si chiede che cosa accadrebbe se bevessimo un po’ tutti i giorni e in orario di lavoro?
Quali benefici ne riceveremmo ? In cosa si tradurrebbe quell’ebbrezza leggera prima di una lezione ai nostri alunni annoiati o di un allenamento in campo o dell’ennesima prova di un coro che canta bene ma senza metterci l’anima ?
Troverete le risposte in questo bel film che si rivela al tempo stesso geniale e poetico, trasgressivo e profondamente umano nel suo voler trovare in modo non convenzionale la chiave della felicità, del successo, un po’ di sana autostima, quel coraggio di affrontare le sfide della vita che ci è sempre mancato.
Smettiamola tutti di giudicare, di guardare agli altri sempre con quel piglio di superiorità “autoimmune”, che il più delle volte ci rende ciechi e non ci fa comprendere chi sono veramente gli altri . È tempo di essere noi stessi, di guardarci negli occhi davanti ad un buon bicchiere, di piangere e di ridere a crepapelle, di ritrovarci in pochi o in tanti, di rendere omaggio alla vita anche così.
Io solevo ogni tanto farmi un negroni col mio papà: era il nostro piccolo momento trasgressivo, ascoltando del buon jazz. Lui a quel punto mi raccontava episodi inediti della sua vita e io riscoprivo un po’ di più l’uomo che era. Ho visto il film ricordando lui che pure amava molto il cinema e gli amici di sempre e tutte le volte che ho bevuto un po’ di più, per allegria o per disperazione, per dimenticare o per ricordare meglio e tutte le volte che ha funzionato!
Questo in definitiva è un film non convenzionale di speranza, perché tutti ci meritiamo “ un altro giro “
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