di Antonella De Francesco
È tratto da una storia vera il film intitolato Florence, in cui il regista inglese Stephen Frears racconta la vita di Florence Foster Jenkins, una ricca mecenate americana, vissuta a metà degli anni quaranta e nota per la sua smodata passione per il canto.
Magistralmente interpretata da Meryl Streep , accompagnata dall’impeccabile Hugh Grant nelle vesti del marito, in una cornice di ambienti raffinati che pare mutuata dai film di Woody Allen, potrebbe sembrare ai meno accorti , un film sulla “piaggeria“, specie all’inizio , quando tutti e in particolare il marito si fanno in quattro per assecondare l’esibizionismo di questa donna dalla grande passione per il canto, ma di nessun talento, che si esibisce davanti ad un pubblico compiacente fatto di amici o di gente che in qualche modo ne ricava benefici.
Ma via via che la commedia va avanti, ci si innamora della grande purezza di questa donna ingenua e perbene che canta a squarciagola, buttandosi nelle cose, inconsapevole delle sue mediocri qualità e ignara della cattiveria del mondo che la circonda. La passione vera e sincera la prende al punto da farle perdere il nesso con la realtà e la salva da qualunque dolore, perfino quello di una malattia contratta da giovane che l’ha privata di una vita sentimentale normale e della possibilità di avere dei figli, oltre ad averle arrecato danni fisici evidenti.
A ben guardare, quindi, quella che sembrava piaggeria è in realtà “devozione” . Devozione del marito verso la moglie , protezione, sostegno alla compagna di una vita nella realizzazione delle sue ambizioni e dei suoi desideri. Nella coppia Florence è al sicuro, lì trova la forza per portare avanti e realizzare i suoi progetti. E poco importa che il marito abbia una doppia vita, perché di fatto lui riesce a renderla felice, a compiacerla e a restarle accanto con dolcezza fino alla fine.
Perché, in fondo, di questo abbiamo bisogno tutti: di dolcezza, di un po’ di approvazione laddove il resto del mondo è pronto a digrignare i denti, di qualcuno che ci capisca e ci incoraggi, di quel tanto che ci serva a dimenticare un po’ noi stessi e i nostri limiti invalicabili e ci faccia sentire unici e insuperabili. Sono quelle che mi piace definire come forme diverse e diversificate di amore. Nel volto ingrassato di Meryl Streep troverete tutte le espressioni della vita e non è escluso che, sul finire, vi scapperà anche un po’ di commozione.
Direi che è il film giusto per queste feste, spensierato e a tratti amaro, oltre che pieno di bei versi e brani musicali commoventi. Da vedere.
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