di Antonella De Francesco

ANTONELLAComincia ad una festa di riconciliazione, durante il festino di Santa Rosalia , l’ultimo riuscito film di Marco Bellocchio dal titolo Il traditore . E davvero non poteva il registra trovare occasione più propizia per mostrarci fin da subito i volti e i nomi di chi nel prosieguo avrebbe firmato col sangue la storia della nostra Palermo per oltre un ventennio. Nomi eccellenti più o meno noti, capi mandamento e picciotti tra cui anche Don Masino Buscetta.

Che a riguardare adesso i numeri di tutti quegli omicidii che precedettero l’attentato di Falcone e Borsellino, viene da chiedersi : ma noi allora ancora ragazzi dove eravamo?  E soprattutto, dov’era lo Stato?

Il film narra, come è noto, la vita di Masino Buscetta, il primo pentito con la cui testimonianza venne intentato il maxi processo che portò alla sbarra 475 imputati, condannandoli a complessivi 2665 anni di reclusione e sferrando, per la prima volta, un durissimo colpo a Cosa Nostra e alla sua cupola.
Si perché se, come dice lo stesso Don Masino, la mafia non esiste, Cosa Nostra si e la storia e le vicissitudini personali non solo di Masino Buscetta. ma di tutti noi da allora fino ad ora, l’immobilità in cui ancora Palermo, malgrado le grandi potenzialità, resta imprigionata, gli arresti e il malaffare quotidiano della cronaca locale, lo dimostrano, anche se si spara meno.

2 TRADITORE

Il regista ricostruisce circa vent’anni di Storia di Sicilia e d’Italia in poco più di due ore, un tempo per sua stessa ammissione , troppo breve, che lo ha costretto a tagli e risoluzioni ridotte di molti aspetti di quel periodo e a tracciare appena il profilo di molte figure, concentrandosi sul Traditore.  O, si direbbe meglio dopo aver visto il film, sui “Traditori”, perché a ben guardare, lo stesso Buscetta era stato tradito prima di tradire, anzi lui aveva subito il tradimento più grande: quello degli amici, di chi aveva vissuto con lui sin da ragazzo e aveva conosciuto i suoi figli. E quella amicizia negata in aula da tutti gli imputati, Don Masino non può che spiegarla con una foto che li ritrae tutti, vicini e sorridenti, perché per il resto non è rimasto nulla se non la sua profonda amarezza e tanti lutti.

Un film di mafia che parla di “uomini” e restituisce a quelli che l’hanno avuta una loro dignità. Bellocchio mostra l’aspetto umano e disumano di tutti, uomini e belve, ribaltando il concetto mafioso di Onore, come principio inviolabile di coerenza alle scelte fatte nel bene e nel male e a se stessi. La scelta di Buscetta, che tanto ha cambiato le sorti della mafia, è costata cara anche a lui, che ha vissuto sempre nella paura di essere scoperto e ammazzato e nell’incubo di perdere la famiglia che gli era rimasta.

locandina

Ecco la cosa che mi ha colpito di più in questo bel film “necessario” per l’Italia e per noi siciliani, è che il regista, da non siciliano, abbia saputo guardare con la giusta distanza a tutti, senza caricaturizzarli, mostrandoli con una lucidità quasi documentaristica, che non lascia scampo a nessuno e non lascia dubbi – o forse ne lascia troppi – sulle sorti dell’Italia e sul ruolo che politici di spicco, rimasti impuniti, ebbero negli omicidi di quegli anni. Un film da vedere e far vedere ai giovani, per cercare di spiegare da dove veniamo e perché questa meravigliosa terra ancora paghi, in termini di sviluppo e di progresso, un prezzo altissimo, malgrado l’impegno e il coraggio di tanti, si, ma pur sempre troppo pochi.

Gli attori tutti bravissimi, Favino e Lo Cascio immensi!

Gaetano Perricone

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