Al "bunkerino", con Giuseppe Fici e Giovanni Paparcuri
Al “bunkerino”, con Giuseppe Fici e Giovanni Paparcuri

di Gaetano Perricone

” … Qualcuno mi sta facendo passare la voglia … la dignità non me la possono togliere”. Leggo queste parole, piene di rabbia e amarezza, sul diario feisbuc di Giovanni Paparcuri, ex autista del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici sopravvissuto alla strage di via Pipitone Federico del 29 luglio 1983 e oggi eccellente “custode” e guida del Museo Falcone e Borsellino in quelle che erano una volta le stanze dell’ex Ufficio del pool antimafia a Palermo, una persona speciale che ho avuto la fortuna di conoscere di recente e che ho imparato ad apprezzare profondamente per il suo coraggio, la sua dignità, la sua amabilità, il suo grandissimo e appassionato impegno nel fare conoscere più da vicino il lavoro e le passioni dei due grandi servitori dello Stato.

Leggo queste parole e, dopo avere incontrato per la seconda volta Paparcuri (c’eravamo conosciuti all’inizio di dicembre scorso a Catania, alla scuola “Agatino Malerba“, nell’ambito di una bellissima lezione di legalità) al cosiddetto “bunkerino” la mattina del 2 gennaio scorso al Palazzo di Giustizia di Palermo in occasione della prima visita guidata del 2018 alla quale ho avuto l’onore di partecipare, comprendo subito. E’ evidente che il suo preziosissimo e impagabile impegno  antimafia, il suo lavoro di divulgazione svolto con una passione che coinvolge e commuove, la sempre maggiore richiesta di visite al Museo, danno un grande fastidio, come tutte le cose serie e non solo di facciata che hanno un concreto valore nel percorso della legalità. E’ anche molto probabile che la sua popolarità, la sempre più massiccia presenza di visitatori al “bunkerino” da ogni parte di Italia e da tanti altri Paesi del mondo, stiano suscitando forti gelosie all’interno del “Palazzo dei Veleni” di Palermo.

BUNKERINO 7

Noi siamo fra quelli che speriamo fortemente che la voglia non gli passi mai e che questo grande testimone del tempo possa continuare, con l’entusiasmo e la determinazione con cui lo ha fatto finora, a  guidare tra i segreti del “bunkerino“, straordinario luogo della memoria, tantissime persone. Per me la visita di inizio anno al Palazzo di Giustizia di Palermo in quelli che furono i luoghi di lavoro dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che da quasi due anni sono diventati un visitatissimo Museo dedicato ai due  giudici assassinati da Cosa Nostra, è stata estremamente interessante e densa di emozioni. La nostra formidabile guida, che per me e credo anche per il resto del gruppo (gente di mezza Italia) rimarrà indimenticabile, è stato appunto Giovanni Paparcuri.

Con una passione coinvolgente, con abbondanza di dettagli, piccole e grandi storie poco note, aneddoti inediti e commoventi a testimonianza della sua dedizione e del suo legame con i due giudici, trasmettendoci anche le sue drammatiche emozioni  – e i ricordi di quella terribile mattinata palermitana del 29 luglio 1983 in cui persero la vita il giudice istruttore Rocco Chinnici, i carabinieri della scorta maresciallo Mario Trapassi e appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi, Giovanni  -, in una visita lunga oltre due ore Paparcuri ci ha portati a conoscere carte, documenti, fotografie, oggetti, strumenti di lavoro quanto mai significativi, legati alla storia dei due grandi magistrati, dal mandato di cattura dei boss arrestati prima del maxiprocesso agli appunti scritti a mano dal giudice Falcone, alle paperette che collezionava, a tante altre cose  che facevano parte del quotidiano lavoro dei due magistrati uccisi dalla mafia nei due spaventosi attentati del 1992 e che oggi, con la visita al “Museo Falcone-Borsellino“, abbiamo la possibilità di rivedere in quelle che furono le loro stanze al Palazzo di Giustizia.

E’ ancora lì, in quelle stanze, l’anima, l’intelligenza, lo straordinario impegno di questi due grandi personaggi che hanno dato la vita per noi, per una Sicilia e un mondo senza la ferocia, l’arroganza, la sopraffazione della mafia. E Giovanni Paparcuri riesce a raccontarla benissimo, a trasmetterne con la sua passione e la sua semplicità, la sua sensibilità,  i valori fondamentali.

E’ stata una esperienza speciale davvero speciale e piena di emozioni anche per un giornalista di vecchio mestiere, che ho potuto fare grazie a un uomo speciale, che ha deciso di dedicare la sua vita alla memoria e all’anima dei grandi eroi della lotta alla mafia. Ed è stata per me una ulteriore gratificazione condividerla con il mio amico di sempre Giuseppe Fici, valoroso magistrato antimafia.

Nella mia fotogallery, una serie di immagini e momenti importanti della visita al “bunkerino“, tra le cose più significative dei due giudici. Un grandissimo grazie di cuore e un altrettanto grande incoraggiamento a Giovanni Paparcuri. Non mollare Giovanni ! E ai lettori del Vulcanico dico: fate questa splendida visita, resterà dentro di voi come una esperienza straordinaria.

Gaetano Perricone

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