di Giuseppe Riggio 

Giuseppe Riggio con Gaetano Perricone

Un mini libro per aggiornare l’opera stampata diciassette anni fa. Questa l’originale decisione assunta da Gaetano Perricone, che di questo blog è l’infaticabile ispiratore, nel momento in cui è tornato a scrivere di Etna. Anzi della “sua” Etna, perchè questo era il senso e la motivazione del volume uscito nel 2004: raccontare la scoperta, in età anagraficamente e professionalmente matura, del vulcano e l’inizio di quella che si può definire la sua seconda vita.

La svolta avvenne infatti nel gennaio del 1998 quando Perricone, dopo lunghi anni in prima linea nella redazione palermitana del giornale L’Ora, diventò responsabile dell’ufficio stampa del Parco dell’Etna. Non un posto qualunque dunque, nel quale si trovò a dover raccontare agli altri la bellezza e l’originalità di una terra che fino a qualche giorno prima non era la sua. L’operazione, dal punto di vista umano e culturale, gli riuscì talmente bene da ritrovarsi a scrivere, qualche anno dopo, un libro che gli venne spontaneo definire “una elegia d’amore”. Una sorta di dichiarazione di incondizionata appartenenza sentimentale al vulcano, che nel frattempo si è anche trasformata in scelta di vita e di radicamento etneo.

Ispirato dalle recenti attività pirotecniche che hanno reso l’Etna ancora una volta protagonista del web, Gaetano Perricone ha deciso di aggiungere un nuovo capitolo a quella ormai lontana “La mia Etna” del 2004 e lo ha fatto mandando in libreria un mini-libro (La mia Etna. Diciassette anni dopo. Patrimonio dell’Umanità, pagine 22, euro 6, Giuseppe Maimone Editore) che può essere acquistato anche in abbinamento con l’opera originaria al prezzo speciale di 12 euro. In questo nuovo scritto Perricone sente il bisogno – quasi fosse un instant book- di dare conto delle sensazioni percepite durante le spettacolari attività vulcaniche avvenute negli scorsi mesi. Quando l’Etna creava quasi giornalmente enormi fontane di lava e gigantesche emissioni di cenere, ma senza che vi fossero praticamente presenze turistiche alle sue pendici a causa della pandemia. Con le guide che salivano in solitudine ad ammirare la forza della natura, mentre qualche intraprendente appassionato inondava il web di foto e video impressionanti.

Per altro verso l’autore manifesta la necessità di aggiornare il lettore su incontri e fatti cruciali avvenuti sul vulcano da quel lontano inizio secolo quando uscì il primo volume, a cominciare dall’iscrizione dell’Etna tra i siti ritenuti dall’UnescoPatrimonio dell’Umanità”. Un prestigioso riconoscimento arrivato il 21 giugno del 2013, cui l’autore del volume diede un supporto diretto appunto quale responsabile della comunicazione del Parco. Di quei giorni Perricone ricorda le faticose giornate della squadra che si dedicò per mesi ad allestire tutta la imponente documentazione richiesta dall’Unesco. Ma ama anche ricordare una lontana dichiarazioni del primo commissario, poi divenuto presidente, dell’Ente Parco, Bino Li Calsi, che già nel 1992 lasciava presagire quello che sarebbe avvenuto molti anni dopo: “Nel nostro Parco, la storia degli elementi naturali e la storia dell’uomo si fondono e si confondono…”.

Insomma i due libri, organicamente connessi tra di loro, non fanno altro dimostrare quanto un incontro può cambiare la vita. In particolare quanto può essere sconvolgente sperimentare un territorio vivente come quello Etneo, che da semplice sede di lavoro è diventato “il luogo” insostituibile per il nostro Gaetano Perricone.

(Gaetano Perricone). Grazie dal profondo del cuore a Giuseppe Riggio, grandissimo conoscitore e narratore dell’Etna e amico di vecchia data, per queste splendide parole dedicate al mio ultimo librino, che ne colgono magnificamente il senso, le motivazioni, il messaggio, soprattutto la continuità piena con il volume del 2004, di cui è di fatto un capitolo aggiuntivo. Grazie ancora di più per avermi regalato questa intensa e appassionata recensione sul mio blog per tutti voi che mi onorate di seguirmi costantemente. Naturalmente spero che Giuseppe vi abbia incuriosito al punto giusto, insieme ad altri colleghi giornalisti che mi già hanno onorato con i loro splendidi commenti,  ad acquistarlo (nelle librerie e in tutte le piattaforme online) e a trovargli un piccolo spazio tra i vostri libri.

Con il titolo la foto nella copertina del libro “La mia Etna. Diciassette anni dopo”: fontana di lava prodotta dal Cratere di Sud Est, 16 febbraio 2021 (la suggestiva foto è di Vincenzo Greco, che ringrazio moltissimo per avercela concessa) 

Giuseppe Riggio

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