di Santo Scalia

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C’è chi li chiama Macalubi, come Vito Amico nel Dizionario Topografico della Sicilia, del 1856, chi Maccalubi, con due “c”; Francesco Ferrara – nella sua opera Guida dei viaggiatori agli oggetti più interessanti a vedersi in Sicilia (1822) – parla invece di Macalubbi, con 2 “b”; altri, più di recente, chiamano l’area, ora divenuta Riserva Naturale, al femminile: Macalube, anche se la toponomastica pone la riserva in via Maccalube.

Altri ancora, senza impelagarsi in argomenti specifici della fonetica, senza dover trattare della consonante occlusiva velare sorda scempia oppure geminata, né pronunciarsi sul genere del termine, preferiscono più scientificamente definire tale fenomeno mud volcanoes o vulcani di fango.

Con una o due “c”, con una o due “b”, maschile o femminile che sia, tutti però concordano sulla derivazione araba del termine, da Maqlùb ( مقلوب ) che significa propriamente “ribaltamento“: ribaltamento del terreno, nel caso specifico.

Le manifestazioni di cui stiamo per trattare sono note sin dall’antichità, nella Sicilia meridionale, tra Girgenti (Agrigento) e Aragona. Tommaso Fazello, storico siciliano, nella sua opera Le due deche dell’Historia di Sicilia (pubblicata nel 1524) – che mai mi stancherò di citare – descriveva così il fenomeno: «Poco lontano da Agrigento, è un terreno, chiamato ancor hoggi secondo il nome Saracino Maiaruca, il quale in diversi luoghi, da’ sortivi d’acqua, getta fuori continuamente una terra ò un fango di color di cenere, dove in certi anni determinati, si vedono uscir dalle viscere della terra, con suono di terremoto, certi massi di fango d’incredibil grandezza».

Vito Maria Amico – storico, letterato e religioso catanese (1697-1762) – nel suo Dizionario topografico della Sicilia cita il Fazello, e così a sua volta descrive il luogo: «Majuruca. Territorio nella dizione di Girgenti, altrimenti detto Macalubi, descritto dal Fazello lib. 6, dec. 1, cap 1, non idoneo alla coltivazione, del circuito di mezzo miglio e di aspetto cinericio, dove molte fangose scaturigini mandano delle acque mescolate a cenere […]».

1 L’area indicata come Macalupe [sic], nella Carta Generale della Isola di Sicilia di G. E. Smyth del 1826

E nel 1864, in una guida inglese, A handbook for travellers in Sicily, troviamo un interessante suggerimento al viaggiatore: «About 3 m. [miles n.d.a.] from the high road

L’area indicata come Macalupe [sic], nella Carta Generale della Isola di Sicilia di G. E. Smyth del 1826
Qui sopra e accanto: l’area indicata come Macalupe [sic], nella Carta Generale della Isola di Sicilia di G. E. Smyth del 1826
[…] are the singular mud-volcanoes, called the Maccalube, which should be visited by all curious in natural phenomena».

Noi optiamo per utilizzare il termine Macalube – plurale femminile – in sintonia con quanto indicato della denominazione del Sito di importanza comunitaria Macalube di Aragona (SIC ITA040008).

Il fenomeno si manifesta con il risalire dalle profondità della terra di «fango di color di cenere», acqua e gas. Tale risalita genera delle pozze e, lì dove maggiore è la concentrazione di materiale fangoso, si creano dei conetti che somigliano mirabilmente a dei vulcani in miniatura, con relative esplosioni e colate, ma di fango.

Pozza gorgogliante
Nelle tre immagini: un vulcanello, vulcano in miniatura, una colata di fango e una pozza gorgogliante alle Macalube di Aragona (Foto S. Scalia)

Colata di fango

Vulcanello

Nella ricchissima Fotogallery a corredo di questo articolo è possibile visionare una completa panoramica dei vari aspetti delle Macalube, da me realizzata nel 2007; si possono così ammirare pozze, vulcanelli, e colate di fango come si presentavano prima che un ribaltamento del terreno ricoprisse completamente l’area con una spessa coltre fangosa.

Di norma infatti il fenomeno si manifesta in modo tranquillo; ma di tanto in tanto, e senza preavviso… avviene il ribaltamento! Uno di questi episodi avvenne, come ci racconta il Prof. Teobaldo Fischer (in La Penisola Italiana, Torino – 1902), nel 1777 : «Solo in certe epoche, separate fra loro da lunghi intervalli di tempo, il concorrere di diverse circostanze favorevoli provoca delle eruzioni memorabili, simili a quelle dei vulcani propriamente detti, accompagnate da fenomeni analoghi ai terremoti».

“Eruzioni memorabili” che non passano inosservate, e che rappresentano un grande pericolo per chi sventuratamente si trovasse troppo vicino all’area del fenomeno.

Il Fischer continua così la sua descrizione: «Tale fu per esempio l’eruzione del 1777 delle Maccalube, a 7 km. al nord di Girgenti, fra questa città ed Aragona. Nella località così chiamata un gruppo di vulcani di fango, attivo fin dalla più remota antichità, sta sopra una larga falda di argille facilmente spappolabili e leggermente salate, alta 270 m. Durante il parossismo suaccennato essi proiettarono in aria frammenti di arenarie e calcari eocenici, con detonazioni violente, rombi e fremiti del suolo, e produssero piogge di sabbia e fango».

Il più recente ribaltamento del terreno, in una drammatica foto dal sito web Agrigento Notizie
Il più recente ribaltamento del terreno, in una drammatica foto dal sito web Agrigento Notizie

E troppo vicino al fenomeno, purtroppo, il 27 settembre del 2014 si trovavano un padre con i suoi due bambini – Laura e Carmelo, di 7 e 9 anni – andati per una gita all’aria aperta in una riserva naturale nella quale era possibile ammirare lo strano ed affascinante fenomeno della natura costituito dai vulcanelli.

La tragica notizia riportata dal sito web ANSA.it
La tragica notizia riportata dal sito web ANSA.it

Come riportato da una delle fonti d’informazione (Ansa.it – Sicilia): «Era circa mezzogiorno quando un pezzo di terra, grande quanto un campo di calcio, si è “ribaltato” […]. La terra ha tremato, una colonna di fango, secondo alcuni testimoni alta 40 metri, si è sollevata prima di ricadere, seppellendo i due bimbi e trascinando con sé anche il padre […]». L’uomo riuscì a liberarsi dalla morsa del pesantissimo fango, ma non poté far nulla per aiutare e salvare i suoi bambini.

Le Macalube subito dopo il ribaltamento (foto dal sito web La Repubblica – Palermo)
Le Macalube subito dopo il ribaltamento (foto dal sito web La Repubblica – Palermo)

Il fenomeno del Maqlùb, il ribaltamento, prima di questo tragico evento pare si sia presentato altre 10 volte in trent’anni. Un impressionante video del ribaltamento si può visionare sul sito del quotidiano la Repubblica: il filmato fu ripreso da due turisti francesi che si trovavano a poche decine di metri al momento dell’esplosione.

In seguito al tragico evento l’area è stata posta sotto sequestro, e a tutt’oggi è vietato accedervi. Il sito si può raggiungere esclusivamente per scopi scientifici e di ricerca, previa autorizzazione rilasciata dalle autorità competenti e sotto il loro diretto controllo.

1 Avvisi e cartelli che informano sulla non fruibilità del sito
Avvisi e cartelli che informano sulla non fruibilità del sito

2 Avvisi e cartelli che informano sulla non fruibilità del sito

 

 

Non è nostro compito, né nostra intenzione, entrare in merito alle annose questioni che in casi come questo si presentano: era prevedibile il fenomeno? Ci sono state delle negligenze e delle responsabilità? Di questi argomenti, dopo la tragedia, per anni si sono occupati tribunali, consulenti, avvocati.

In Sicilia ci sono altri luoghi in cui il terreno, di  tanto in tanto, si ribalta: vicino alla città di Caltanissetta, presso il Villaggio Santa Barbara, nella mattinata dell’undici agosto 2008 un  movimento tellurico causò profonde fenditure nel terreno, smottamenti e danni alle vicine abitazioni; nel pomeriggio dello stesso giorno in una vicina area di vulcanelli, già nota per aver presentato fenomeni simili in passato (per ultimo nel 2002), un enorme getto di gas e fango si innalzò per alcune decine di metri, trascinando con sé una distesa di argilla che ricadendo ricoprì il terreno con un diametro di quasi 600 metri. La zona, anche se non coltivata in quanto sterile (viene chiamata infatti “terrapelata”, e questo dice tutto), ha nei suoi dintorni diverse abitazioni, pericolosamente vicine.

2 Effetti sismici sul terreno presso il Villaggio Santa Barbara – 8 agosto 2008 (Foto S. Scalia)1 Effetti sismici sul terreno presso il Villaggio Santa Barbara – 8 agosto 2008 (Foto S. Scalia)

3 Effetti sismici sul terreno presso il Villaggio Santa Barbara – 8 agosto 2008 (Foto S. Scalia)
Nella sequenza: effetti sismici sul terreno presso il Villaggio Santa Barbara – 8 agosto 2008 (Foto S. Scalia)

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’area etnea, fenomeni simili – anche se per fortuna meno pericolosi – si trovano in territorio di Paternò, dove vengono definiti salinelle e vengono associati a manifestazioni di vulcanesimo secondario. Di questo fenomeno naturale il nostro blog ha già diffusamente trattato.

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Prima di concludere voglio ricordare, facendo uso di un esplicativo schema prodotto da Legambiente (l’ente che aveva in gestione la riserva di Aragona), la spiegazione del fenomeno, dovuto alla risalita di gas naturali che attraversano strati argillosi e ricchi di acque.

Con il titolo: «Quando il lago dissecca, la crosta si fende…» (da Francesco Ferrara, 1822) – Foto S. Scalia

 

 

 

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