di Gaetano Perricone
La storia della domenica è la storia, anzi la cronaca, di una grande conquista, che è stata anche una meravigliosa avventura: il percorso che ha portato all’iscrizione dell’Etna, il Mount Etna, la nostra magica Muntagna, nella lista dei siti naturali della World Heritage List, il Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Una conquista che vale oggi la pena raccontare nei dettagli, all’indomani del rilancio in grande stile della suggestiva proposta di trasformare il Parco Regionale dell’Etna, l’area protetta che circonda il più alto vulcano attivo d’Europa, in Parco Nazionale.
E’ una cronaca intensa e appassionata di una storia appassionante, durata circa due anni con un rigoroso rispetto delle procedure previste dall’Unesco, che ho vissuto in prima persona come componente dello staff del Parco che ha portato avanti l’iter e che ho raccontato al mondo passo dopo passo.
In tempi in cui si parla tanto, talvolta senza una adeguata conoscenza dei fatti, di questo fondamentale riconoscimento per l’Etna e il suo territorio, mi piace molto raccontarla a voi, amici del Vulcanico, questa gran bella storia, riprendendola quasi interamente dal testo che ho scritto per il volume celebrativo “Etna Vulcano del Mondo” (AA.VV., Villaggio Maori Edizioni, 2014), che vi invito a leggere perché è una preziosa e straordinaria testimonianza collettiva, da trasmettere alle future generazioni, dei componenti dello staff Unesco del Parco di un percorso professionale e umano di grandissimo spessore.
Storia di una grande conquista
21 giugno 2013, ore 11,45. Nell’antica sede del Parco dell’Etna, l’ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena a Nicolosi, arriva dalla lontanissima Cambogia, che viaggia con 5 ore avanti, la notizia più attesa: l’Etna, “a Muntagna”, entra a vele spiegate nella World Heritage List, la lista del Patrimonio dell’Unesco. Il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Phnom Penh, ha emesso con un consenso pieno ed entusiasta il suo verdetto sulla iscrizione del più alto vulcano attivo d’Europa. Si materializza un sogno.
Nel giorno del solstizio d’estate, dunque, l’Entra diventa finalmente Patrimonio dell’Umanità, si realizza un ambizioso progetto pensato vent’anni prima. E’ il quarto sito naturale italiano (dopo le Dolomiti, le Isole Eolie e il Monte San Giorgio) a fregiarsi dello straordinario riconoscimento.
Dal mio computer di (allora) responsabile dell’ufficio stampa del Parco, parte subito una brevissima nota, carica di emozioni, rivolta ai colleghi giornalisti: “Etna approvata !!!”, ci siamo, è il trionfo. E’ la prima, vuole esserlo, notizia in assoluto sul traguardo felicemente raggiunto. Ho voluto, abbiamo voluto essere i primi a informare il mondo: ci toccava, essendo stati noi a proporre all’inizio del 2011 e a portare avanti la candidatura della nostra cara “Muntagna”.Da questo momento, comincia uno straordinario, inarrestabile, per noi ubriacante diluvio mediatico.
Nella sede del Parco, la presidente Marisa Mazzaglia, felicissima, vuole subito brindare con tutto il personale: “Ce l’abbiamo fatta. La nostra gioia è enorme, è un risultato storico non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia. L’iscrizione dell’Etna nel Patrimonio Unesco è un marchio di valore planetario per il nostro territorio e una fantastica opportunità per le comunità locali. Una volta tanto un successo ottenuto nella periferia può fare gioire l’intero Paese. E’ un premio al grandissimo, serio e silenzioso lavoro svolto dallo staff del Parco e dai preziosi collaboratori esterni, che non mi stancherò mai di ringraziare per quello che hanno fatto”.
Il Parco dell’Etna non è presente con propri esponenti in Cambogia, alla riunione del Comitato, per una precisa scelta di sobrietà, legata alle difficoltà economiche generali per la crisi e alla limitatezza delle risorse dell’Ente. Dice ancora la presidente Marisa Mazzaglia: “Vogliamo ringraziare anche l’ambasciatore italiano presso l’Unesco Maurizio Enrico Serra e i collaboratori del Ministero dell’Ambiente, che ci rappresentano autorevolmente in questo momento. Condividiamo con loro la nostra gioia. La scelta responsabile di non andare in Cambogia non significa che, con la mente e con il cuore, non siamo là a raccogliere questo straordinario riconoscimento”.
Il vice primo ministro cambogiano Sok An, presidente della sessione del Comitato, si congratula con l’Italia per l’ iscrizione del vulcano siciliano nella Lista del Patrimonio Mondiale.
“I ricercatori sono affascinati dal Monte Etna da migliaia di anni – commenta a sua volta Tim Badman, direttore del programma del Patrimonio Mondiale IUCN – I suoi valori scientifici, culturali ed educativi sono di importanza globale. Speriamo che questo status prestigioso porti con sé una maggiore protezione del sito”.
L’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), agenzia incaricata di esaminare l’inserimento dei siti naturali nella World heritage list, aveva proposto l’iscrizione del Monte Etna insieme ad altri quattro luoghi di grande interesse in altre zone del mondo (l’area del Xinjanìg Tianshan in Cina; El Pinacate e il Gran deserto in Messico; il Mare Salato della Namibia; il Parco nazionale del Tajik, con le Montagne del Pamirs, in Tagikistan). Adesso fanno tutti parte del Patrimonio dell’Umanità.
La motivazione ufficiale. E’ straordinaria e ancora oggi, dopo tre anni e mezzo, emoziona parecchio leggerla: “Il sito “Mount Etna” comprende 19,237 ettari del Parco dell’Etna,. Con un’altezza di 3,335 m sul livello del mare, l’Etna è la montagna più elevata d’Italia al sud delle Alpi, la più alta dell’area centro-mediterranea e di qualsiasi isola mediterranea. Il sito candidato copre la zona più elevata dell’Etna che non è abitata. L’Etna è il vulcano più attivo al mondo in termini di frequenza eruttiva. È il vulcano più alto d’Europa e il più grande vulcano basaltico composito e copre un’area di 1,178 km2 sul livello del mare, raggiungendo un’altezza di oltre 3,300 m. Il vulcano è caratterizzato da un’attività vulcanica quasi incessante nei crateri sommitali e da frequenti colate laviche da crateri e fessure laterali. Quest’attività vulcanica è documentata da almeno 2700 anni. La documentazione scientifica relativa all’Etna risale al XVII secolo. Nel XIX secolo, famosi scienziati europei, quali Charles Lyell e Sartorius von Waltershausen, hanno condotto studi sistematici e la mappa di Waltershausen, della prima metà del XIX secolo rappresenta la prima mappa geologica di un vulcano di grandi dimensioni. Da quel momento l’Etna è diventato il vulcano più studiato e monitorato al mondo. È considerato un laboratorio naturale per vulcanologi, geofisici e altre discipline delle scienze della terra.
L’Etna allo stato attuale è il risultato di una complessa storia eruttiva che può farsi risalire a oltre 500.000 anni fa. L’attività vulcanica centrale nella regione etnea ha avuto inizio oltre 100.000 anni fa. Circa 57.000 anni fa un’intensa attività vulcanica ha dato origine al vulcano Ellittico alto oltre 3.600 m, mentre circa 15.000 anni fa, l’attività principalmente effusiva ha formato il più recente Mongibello, le cui 357 colate coprono l’88% dell’intera superficie dell’Etna. La più grande eruzione esplosiva del Mongibello si è verificata nel 122 AC, causando enormi danni alla città di Catania, città costiera che ha subito anche un’eruzione laterale a bassa quota nel 1669. La più recente mappa geologica dell’Etna indica 122 colate laviche nel periodo storico che va dal 122 AC ad oggi. Attualmente l’Etna conta quattro crateri sommitali e una dozzina di coni di cenere vulcanica. Tuttavia la caratteristica morfologica predominante dell’Etna è la Valle del Bove, una grande depressione sul versante orientale del vulcano creata da un fianco collassato migliaia di anni fa e che adesso rappresenta una finestra sulla storia del vulcano”.
Tutte le tappe del percorso. Torniamo molto indietro nel tempo. Ha origine lontane il significativo rapporto tra il Parco dell’Etna e la UICN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. Era il 1992, quinto anno di vita dell’allora giovanissima area protetta attorno al più alto vulcano attivo d’Europa: tra il 16 e il 19 ottobre il Parco ospitò nella sua sede a Nicolosi un importante convegno dei membri del Nord Africa e del Medio Oriente della più prestigiosa istituzione mondiale in materia di protezione della natura, esperti di 13 Paesi dell’area mediterranea.
Non si parlò ufficialmente di inserimento dell’Etna nel patrimonio mondiale dell’umanità, ma furono compiuti allora, in termini di concrete relazioni internazionali, i primi passi del complesso, ma affascinante percorso concluso con l’esaltante risultato dell’iscrizione del vulcano tra i siti naturali della World Heritage List. Ed è ancora incredibilmente attuale un passaggio contenuto nel messaggio di saluto agli illustri ospiti di Bino Li Calsi, il compianto presidente e padre nobile del Parco dell’Etna e del sistema dei Parchi italiani ed europei, che così descrive l’area protetta intorno all’Etna. “ … un Parco nel quale si può camminare tra i secoli della storia, come se il tempo fosse uno spazio. Un Parco che ha alcune somiglianze con altri Parchi, ma soprattutto grandi diversità per essere un vulcano attivo al centro del Mediterraneo, con alcuni aspetti che gli conferiscono una specificità universalmente riconosciuta … Nel nostro Parco, la storia degli elementi naturali e la storia dell’uomo si fondono e si confondono …”.
Per arrivare al successivo passaggio rilevante bisogna fare un salto nel tempo fino al 2000, quando si cominciò a parlare di candidatura dell’Etna e del suo territorio per la “World Heritage List” dei siti culturali. Organizzato dal Parco dell’Etna e dal Comune di Catania, si svolse dall’8 all’11 marzo a Catania un Seminario mondiale dell’Unesco per la definizione dei paesaggi culturali. Obiettivo del prestigioso meeting fu la presentazione e la discussione di problematiche e iniziative relative alle politiche di conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale e la individuazione delle caratteristiche per l’inserimento dei paesaggi culturali nel patrimonio Unesco. Parteciparono ai lavori 21 membri del Comitato mondiale, insieme a osservatori ed agli esperti indicati dall’organizzazione internazionale.
La candidatura dell’Etna rimase in standby per otto anni e, a parte alcune iniziative sporadiche e certamente un sotterraneo lavoro diplomatico di personaggi e istituzioni siciliane, su di essa calò il silenzio fino al rilancio in grande stile all’inizio del 2008. L’allora presidente della Provincia Regionale di Catania Raffaele Lombardo ebbe un incontro con Mounir Bouchenaki, direttore generale dell’ICCROM (il Centro Internazionale per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali), prefigurando alcune iniziative internazionali sull’Etna, per rafforzarne la candidatura nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Dopo una serie di incontri sul tema organizzati dai “club services”, in particolare del Club Unesco di Catania guidata dall’attiva, anche lei compianta Elisa Brischetto, dunque con il coinvolgimento e la pressione della società civile, si arriva al 2009, quando il Parco dell’Etna avvia l’iter per promuovere la candidatura del vulcano come patrimonio culturale dell’Unesco. E’ il 23 gennaio e la notizia viene annunciata da Ettore Foti, Commissario Straordinario del Parco dell’Etna, nel corso di una conferenza nel suggestivo scenario di Villa Manganelli a Zafferana Etnea, alla presenza di due autorevolissime personalità in ambito Unesco: ancora una volta Mounir Bouchenaki, Direttore Generale dell’ICCROM e Ray Bondin, Segretario dell’ICOMOS (il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei siti).
Proprio il vulcano e la sua candidatura a Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO fu il tema dominante della conferenza: l’inscindibilità delle sue componenti antropiche e naturalistiche, che ne fanno un paesaggio culturale unico, fu sottolineata dagli interventi dei due responsabili delle agenzie dell’UNESCO.
Il decisivo cambiamento di rotta e la forte accelerazione nel lungo iter della candidatura dell’Etna arriva nel 2010. Il Parco dell’Etna, la Sovrintendendenza ai Beni Culturali e ambientali di Catania, l’associazione Legambiente, la Fondazione Unesco Sicilia e l’Azienda Regionale Foreste Demaniali propongono un percorso comune per rilanciare e accelerare l’iter di inserimento dell’Etna e del suo territorio nella lista questa volta dei siti naturalistici del Patrimonio mondiale dell’Unesco, che avrebbe formidabili ricadute in termini di promozione e di fruizione turistica.
Viene sottolineata la paradossale situazione di un sito come l’Etna, simbolo dell’Italia nel mondo e straordinaria attrazione turistica per le sue peculiarità naturalistiche e culturali, ancora fuori dalla “World Heritage List” dell’Unesco.
Seguì quindi la proposta ufficiale del Parco dell’Etna al Ministero dell’Ambiente, l’inserimento del vulcano nella lista propositiva dei siti naturalistici Patrimonio dell’Umanità e, il 26 gennaio del 2011, l’iscrizione del sito “Monte Etna” nella suddetta Lista (la “tentative list”) da parte della Delegazione permanente italiana presso l’Unesco. Poi la fortissima accelerazione dell’iter di candidatura, con la rapida preparazione del “dossier di nomination” da parte dello staff interno del Parco dell’Etna, istituito appositamente dall’ente e l’accettazione della candidatura da parte del Centro del Patrimonio Mondiale di Parigi, all’inizio del 2012. E poi ancora la determinante visita ispettiva sul campo del valutatore tedesco dell’IUCN Bastian Bertzky all’inizio di ottobre del 2012, l’esame delle Commissioni internazionali di esperti preposte, fino all’annuncio ufficiale del 5 maggio scorso dell’allora ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, che volle personalmente comunicare la notizia della proposta ufficiale dell’IUCN per l’inserimento dell’Etna tra i siti naturali della World Heritage List. “E’ un traguardo significativo per l’Italia – fu il commento in una nota di Orlando, oggi ministro della Giustizia – Il riconoscimento Unesco, come è già avvenuto recentemente con le Dolomiti, è un’opportunità per il nostro Paese per coniugare la tutela dell’ambiente con la valorizzazione del territorio, investendo così nello sviluppo sostenibile, la strada che dobbiamo percorrere”.
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